Uno dei primi dischi decrittatori |
TAVOLETTA D'ARGILLA CIFRATA (1500 a.C.) |
Se ipotetici extraterrestri giungessero sulla Terra, essi
potrebbero non giudicare il nostro linguaggio come il più evoluto, tra quelli
usati da organismi locali: quello delle balene, ad esempio, lo è di più… Non
c’è, infatti, una corrispondenza biunivoca tra complessità del linguaggio ed
evoluzione.
Ma non è detto che comunicherebbero a mezzo di un sistema
sonoro.
Anche i sistemi gestuali e visivi non sarebbero certamente
facili da usare, perché postura, atteggiamenti del corpo ed espressioni
facciali non possiedono un significato universale in tutte le specie. Sorridere comporta mostrare i denti ed è
interpretato come un atteggiamento aggressivo da un canide e come
un’espressione di paura da una scimmia: potrebbe possedere un significato del
tutto differente ed inimmaginabile per un organismo extraterrestre.
L’incomunicabilità produrrebbe certamente i suoi danni, a
fronte di qualsiasi attività potenzialmente dannosa per noi: pensiamo
all’inutile reazione delle formiche di un formicaio, mentre una squadra
d’operai passa sopra al formicaio con uno strato d’asfalto per costruire una
strada.
MODERNO TESTO CIFRATO |
Da qui si evince come la grande e fondamentale necessità di
riuscire a decifrare gli altri linguaggi – antichi, moderni e anche solo
ipotetici – abbia prodotto una vera e propria nuova scienza di crittanalisi e decifrazione di codici e linguaggi, agguerrita ed evoluta, disposta ad utilizzare tutti i mezzi
tecnologici a partire dai supercomputer. Già i termini stessi che essa usa (permutazione casuale, algoritmo funzionalmente equivalente, entropia di Shannon , key, plaintext e cypher text) lasciano comprendere che non si tratti di materia per tutti.
Ormai siamo in grado di studiare le lingue a seconda della
loro complessità. L’indice di complessità si può dedurre in base ad un sistema
che evidenzia quanti elementi in ciascuna frase siano in rapporto tra loro.
Questo non traduce direttamente la lingua indagata nella lingua del
ricercatore, ma è possibile avvicinarsi ad una possibile individuazione del
codice sottostante alla lingua in esame, a mezzo d’altri approfondimenti: per
esempio, un’analisi delle frequenze delle vocali e delle consonanti. Si tratta di
un sistema già noto da molti anni nella cosiddetta ‘crittanalisi’: la
decifrazione di cifrari, o testi cifrati ha fatto passi da gigante in tutte le
guerre, partendo da quelle più antiche. Si conoscono le differenti frequenze delle singole lettere nelle varie
lingue e già il semplice studio può indicare in quale lingua sia scritto un
testo cifrato:
Italiano
|
Inglese
|
||
E
|
11,79
|
E
|
12,31
|
A
|
11,74
|
T
|
9,59
|
I
|
11,28
|
A
|
8,05
|
O
|
9,83
|
O
|
7,94
|
N
|
6,88
|
N
|
7,19
|
Come si vede bene, già poche lettere possono essere sufficienti
a differenziare tra Inglese ed Italiano: in ogni caso, se un determinato
simbolo si avvicinerà al 12%, sarà molto probabilmente una ‘E’. Ma esistono
sistemi rapidi e ancora più sofisticati, che permettono risultati più precisi.
Esistono ormai numerosi sistemi che permettono di capire se – di fronte a
quello che sembra un testo linguistico – ci si sta confrontando realmente con
un linguaggio scritto, oppure solamente con una simbologia complessa, di valore
esclusivamente estetico-misterico
e non letterario.
Naturalmente, le nuove metodiche si aggiungono a tutte
quelle tradizionalmente adottate fino ad oggi: il metodo combinatorio sostituì a suo tempo il metodo
etimologico perché quest’ultimo conduceva
ad un circolo vizioso non scientifico ed era incapace di produrre le prove
delle asserzioni che permetteva di formulare. Ma anche i risultati del metodo
combinatorio (che consta di tre fasi: archeologico-antiquaria,
formale-strutturale e analisi di contenuto e contesto) vanno considerati non
come una verità assoluta, bensì come lo stato attuale delle conoscenze,
destinato eventualmente ad essere modificato.
Ecco perché mi fa sghignazzare l’idea che quattro buzzurri
appena arrivati e senz'arte né parte si radunino in birreria per decifrare – masticando un panino
col crudo – una lingua inesistente, con il metodo delle parole incrociate.