sabato 30 novembre 2013

Listincu e arxidda

Indinur Andrea Ghiani, postando ieri questi links:

mi ha fatto tornare in mente un mio articolo:

OLIO DI LENTISCO

8 Ottobre 2009




L’olio di lentisco e il formaggio axridda

Sull’altopiano che domina la vallata del fiume Flumendosa c’è Escalaplano, un paese in cui resistono   tradizioni antiche grazie all’impegno del Gruppo Folk San Salvatore che, oltre ai balli e ai costumi tradizionali, si occupa anche di conservare e tramandare alcune eccellenza dell’enogastronomia locale.
L’olio di lentisco, ottenuto da un arbusto della macchia mediterranea, e il formaggio axridda, specialità caseario ricoperta d’argilla, sono due prodotti unici e a loro è dedicata l’omonima sagra di fine maggio.
Tradizioni e usanze che parlano di un’economia agropastorale ancora attiva in questo angolo di Sardegna.
Vittorio Cotza, il presidente del Gruppo Folk San Salvatore, intervistato per Comuni-Italiani.it
 
Una fase dell’estrazione dell’olio di lentisco


Può spiegare a chi non è della zona cos’è il lentisco e l’olio che se ne ricava?
Il lentisco è la pianta del Pistacia Lentiscus, tipicamente mediterranea, e nel nostro dialetto si chiama sa grezza. L’olio è un derivato dai semi della pianta raccolti nel periodo invernale, al momento della maturazione, quando da rossi diventano neri.
Per l’estrazione dell’olio ancora si utilizza un procedimento manuale e antichissimo: la lavorazione coi piedi delle bacche.
Quali sono le fasi di questa lavorazione?

Il procedimento ci è stato insegnato dagli anziani di Escalaplano.
Dopo la raccolta c’è la fase della pulitura e del lavaggio; poi si riscalda una certa quantità d’acqua in cui si immergono le bacche. Dopo averle lasciate a mollo, si mettono in alcuni sacchi di juta, per fare in modo che esca l’acqua in eccesso, dopodiché avviene la spremitura con i piedi. Il liquido finisce tutto in un recipiente dove l’olio, essendo più leggero, si separa dall’acqua.
Qui entrano in gioco le donne che, con il mestolo, tolgono la schiuma e fanno continui travasi, fino ad arrivare alla rifinitura ottenuta filtrando il tutto con panni di lino.
Perché l’olio di lentisco possa essere usato in gastronomia, deve essere portato a una certa temperatura,  operazione che nel nostro dialetto viene chiamata spumaddura. Questa è necessaria per far uscire la componente acida (”purgare” l’olio) che, trattandosi di un noto astringente, può dar fastidioso.
Oltre a questo, quali ne sono gli usi e le proprietà terapeutiche?

Anticamente era chiamato “l’olio dei poveri” dal momento che il lentisco era più facile da reperire per le persone meno abbienti, a differenza delle olive. Nella zona di Escalaplano le piante di olivo, infatti, sono arrivati solo nel Novecento, quando si è iniziato a praticare gli innesti. Prima c’era solo l’olivastro.
Questo prodotto è usato ancor oggi anche come medicinale, soprattutto per guarire le ferite degli animali, avendo proprietà disinfettanti. La nostra è una zona agropastorale e tale utilizzo discende dai pastori che lo usavano per curare il bestiame.
Nel campo gastronomico si usa per condire le minestre, le insalate e anche per preparare un buon sugo di pomodoro. Mia madre lo usava anche per friggere, particolarmente per cuocere le frittelle d’uovo salate. Inoltre, è un ingrediente speciale per aromatizzare un tipo di pane tradizionale, il su pistoccu.
Questo si ottiene tagliando a metà delle piccole pagnotte che, dopo averle private della mollica, si fanno cuocere per una seconda volta. Su pistoccu è un pane secco che non ha problemi di conservazione, tanto che era il pane dei pastori che, solitamente, stavano lontani da casa per molto tempo.
E cosa ci racconta invece sul famoso formaggio axridda?

L’olio di lentisco è un ingrediente fondamentale per ottenere questo formaggio molto antico. Una volta pronto il formaggio fresco di pecora, per non farlo asciugare più di tanto, per proteggerlo dalle muffe e dagli acari, si unge con un po’ di olio di lentisco. Dopo viene ripulito e asciugato e, sulla superficie, applicata l’argilla. Con questo procedimento il formaggio non trasuda e i grassi sono trattenuti all’interno.
Dopo molte nostre ricerche, abbiamo scoperto che un formaggio simile si trova soltanto in un altro paese della Grecia.
Quando è nata la vostra associazione e perché?

Il Gruppo Folk San Salvatore è un’associazione culturale nata per recuperare alcune tradizioni locali. Anche quella dell’olio di lentisco era a rischio, essendo oggi in paese poche persone anziane che ancora lo fanno.
Ma, dal momento che le persone anziane sono sempre meno e l’utilizzo dell’olio d’oliva è più comodo e diffuso, le probabilità che questo prodotto scompaia sono molte alte. Noi abbiamo cercato di conservarlo e gli abbiamo dedicato una sagra. Lo scopo è quello di diffonderlo sempre più e promuovere iniziative imprenditoriali e artigianali. L’olio potrebbe, per esempio, esser commercializzato anche in cosmetica (creme, massaggi e shampoo sono già in produzione). Noi per il momento lo vendiamo solo per investire i soldi nelle attività culturali e sociali del paese.
In che periodo c’è la sagra?

La “Sagra del formaggio axridda, dell’olio di lentisco e dei prodotti tipici” si tiene l’ultima domenica di maggio. La facciamo da 14 anni, ma le ricerche sull’olio sono iniziate molto prima.
Prima di iniziare la produzione, infatti, abbiamo fatto degli studi sulle ricette originali e abbiamo cercato anche degli strumenti antichi. Per esempio per la lavorazione coi piedi si usava un tronco cavo di legno; uno di questi apparteneva a una signora che ha deciso di lasciarlo all’associazione. Questo tronco avrà più di cento anni e lo esponiamo al pubblico solo durante la sagra.

Riferimenti:
Gruppo Folk San Salvatore
Info email: gfolkescalaplano@tiscali.it