giovedì 6 marzo 2014

'Dibattito'?



Archeologia, dibattito sulla scrittura nuragica  Zucca: «Fino ad ora non c’è nessuna prova certa» 


SASSARI. Che fossero guerrieri sembra certo, che praticassero agricoltura e pastorizia pure, forse studiavano perfino i movimenti celesti, ma sulla conoscenza della scrittura, per l’epoca nuragica, non esiste, allo stato attuale delle conoscenze, alcun riscontro oggettivo.
Farà discutere l’intervento dell’archeologo Raimondo Zucca pubblicato nell’ultimo numero del “Bollettino di studi sardi”, presentato nel dipartimento di Lettere dell’Università di Sassari. Nella lunga e dettagliata comunicazione, che apre l’ultima uscita della prestigiosa rivista, diretta da Giovanni Lupinu e Paolo Maninchedda, Momo Zucca, direttore della scuola di specializzazione in beni archeologici “Nesiotikà”, tirando le fila di un lungo e appassionato dibattito e incrociando i dati delle ricerche effettuate negli ultimi decenni, dice di essere convinto che i segni rilevati su alcuni manufatti, databili a cavallo tra il IX e VII secolo avanti Cristo, portati alla luce nell’isola, siano, in realtà, segni scrittori da attribuire a importazioni di origine cipriota.
«Ipotesi supportate da documentazione -spiega Zucca - in base alla quale ritengo più logico propendere per l’inesistenza della scrittura nuragica». Questione che, secondo l’archeologo, deve essere inquadrata nella seconda metà del II millennio avanti Cristo, periodo in cui si sviluppa la cosiddetta Cultura dei sardi. Epoca nella quale, anche in Sardegna, come in Italia, nella penisola iberica e a Cartagine, si rileva una ricca disseminazione di segni scrittori specialmente su vasi e brocchette a scogli. «Ma -tiene a precisare Momo Zucca - un conto è dire che si tratta di scrittura, altro è attribuirla con certezza ai nuragici». Naturalmente l’archeologo non esclude che «utilizzando alfabeti greci e fenici i sardi possano avere tramandato scritti, ma su questo versante non esiste, attualmente, alcuna evidenza, né possiamo escludere che in futuro se ne possano trovare». Posizioni che sembrano concludere una lunga stagione di polemiche fiorite, anche negli ultimi anni, su siti e blog specializzati, soprattutto dopo la pubblicazione della ricerca “Sardoa Grammata” dell’oristanese Gigi Sanna, per anni stimato insegnante di greco e latino al liceo classico. «A Sanna - prosegue Momo Zucca - va il merito di avere portato l’attenzione su alcuni reperti, ma credo di poter affermare che, in base ai riscontri, si tratti di segni di scrittura non sarda su oggetti d’importazione cipriota».
Il caso delle iscrizioni sulla tavoletta di Tzirocottu, manufatto in bronzo rinvenuto nell’Oristanese, di probabile origine bizantina, secondo la valutazione di Zucca, «potrebbe essere opera recente di abili falsari». Che i ciprioti fossero i più stretti partner commerciali dei sardi, nel 1200 avanti Cristo, è attestato anche dalle ricerche condotte dall’archeologa Fulvia Lo Schiavo sul finire degli anni Settanta del secolo scorso.
In quest’ottica emerge, dunque, per dirla con Attilio Mastino, rettore dell’Università Sassari, nonché esperto epigrafista, «il quadro di una Sardegna aperta al Mediterraneo, in particolare all’Iberia e all’Oriente, caratterizzata dalla presenza di reperti di cui, pur senza escludere niente, occorre chiarire contesto e circostanze di ritrovamento per avere ogni informazione utile alla ricostruzione di un’epoca rilevante per la storia dell’isola».

da un articolo su
LA NUOVA SARDEGNA

28 marzo 2013

Esattamente un anno fa, il quotidiano sardo 'La NUOVA SARDEGNA' pubblicava questo articolo sulla versione Internet del giornale (è ancora lì, consultabile).
Immediatamente, alcuni portavoce di un curioso Movimento di Pensiero rispondevano sulla stessa pagina elettronica, infuriati perché il dibattito non c'era stato in realtà: e come si permetteva mai il giornalista di parlarne di dibattito?
Essi approfittavano per reclamare che anzi desideravano questo dibattito, lo esigevano addirittura! Perché hanno delle assolute verità da rivelare al mondo intero e tutto il diritto/dovere di farlo.
Hanno ragione: il dibattito non c'è mai stato.
Hanno anche torto: non hanno alcunché da rivelare al mondo. 
Il motivo del mancato dibattito potrebbe essere stato il semplice fatto che, se ci si mette a discutere con un cretino, chi assiste al litigio potrebbe non capire chi è veramente il cretino.
Ma non si sa con certezza...

Naturalmente, in un anno tutto è cambiato:  c'è, infatti, oggi, chi scrive interi 'saggi' che dimostrerebbero in modo 'inconfutabile' l'esistenza della scrittura Nuragica.

Per la verità, non sono molti 'autori', anzi, sono pochissimi: a dirla tutta si tratta di una sola persona.

Che porta prove fantasiosamente prodotte a partire da 'reperti' spesso fuori contesto, talvolta molto o poco sospetti di falso, che lo hanno visto persino comparire in tribunale... (L'epigrafia, fatta davvero, è anche un lavoro pericoloso, si sa...).

Che è in palese polemica con gli studiosi esponenti ufficiali dell'Archeologia e della Filologia (i quali sono - obiettivamente - dei veri energumeni arroganti, è cosa nota).

Sarà forse per questo motivo che non scrive per riviste scientifiche (quelle definite 'Peer Reviewed', cioé quelle per cui l'articolo è valutato preventivamente da esperti che eventualmente lo scartano): quelle sono - evidentemente - per gente poco seria, priva d'arte e di conoscenza. Altre riviste qualificate, in qualche modo? Neppure: sono peggio delle riviste per parrucchieri. Dove scrive, allora? Ma sull'Internet, perbacco! (Non c'è alcun controllo, lì: lo dimostra il fatto che anche qui si stanno scrivendo queste fesserie!)

Sarà per questo motivo che procede autocitandosi nella monotona bibliografia sempre uguale e sempre  autoreferenziale, polemica e fantasiosa, basata su inconsistenze scientifiche.

Il fenomeno, però, è antropologicamente molto interessante, un vero caso da studiare, da molti punti di vista. 
Invece di consumarsi come una candela, nel breve tempo di autocombustione concessogli dalla Fisica (esiste una fisica, sì!), questo curioso 'Movimento di Pensiero' ha invece raggrumato intorno a sé un coagulo composito, quella che parrebbe essere una multicolore e varia 'Corte dei Miracoli'.  In breve tempo, stimati professionisti, cittadini riservati e schivi, attempati signori prima moderati e pieni di contegno sembrano essersi trasformati completamente, per diventare vendicatori delle ingiustizie perpetrate dalla Scienza ufficiale. Sembrerebbe - a prima vista, ma ci si può sbagliare - un gruppo formato di aspiranti scrittori senza editori, di storici autodidatti illusionisti e disillusi, incantatori di serpenti bevitori di birre di famiglia, saltimbanchi sciancati senza scrittura, delusi arrabbiati visionari, chiassoni incompresi in pensione, indipendentisti in cerca di lavoro, autolesionisti in riserva e scultori fai da te a tempo perso.
cercano visibilità in ogni modo possibile, prediligendo però la polemica ad oltranza con il mondo accademico, eletta a metodo del Movimento. Si danno molto daffare, producendo shakespearianamente molto rumore per nulla: "much ado about nothing".
Il loro motto potrebbe essere 'Facite Ammuino', se si trattasse di un Club Campano, oppure "Ballate 'a Taranta" se originasse dalla Puglia, tanto sembrano punti dalla stessa...
Ma siamo in Sardegna: quindi è sembrato più adatto ispirarsi al "Ballu Tundu".