martedì 25 marzo 2014

Definizione di Nuraghe.




Nuraghe Losa (Abbasanta).
I 'conci' basali sono ciclopici e di taglio naturale. Quelli man mano più elevati tendono ad essere sempre più regolari ('isodomi') e piccoli.
[Credit: Sardegna Digital Library]

Per quanto a lungo io abbia cercato, non ho mai trovato una completa ed esauriente definizione: non ce n'è  sull'Internet, non se ne trovano sugli opuscoli, né sui libri. Anche perché tutti - dopo una brevissima descrizione (spesso sommaria) si lanciano su interpretazioni soggettive e seguono i percorsi erratici della fantasia o quelli strumentali dell'Identità.
E allora ne ho stilata una io.

Definizione di Nuraghe.

Il Nuraghe è una monumentale costruzione preistorica sarda, di dimensioni e forme variabili, edificata senza leganti, con pietre di varie dimensioni (talvolta enormi) e variamente lavorate (a volte di taglio naturale, altre volte regolari), più frequentemente a forma di tronco di cono e bene evidente nel paesaggio ancora oggi, malgrado i crolli parziali cui tutti i nuraghi sono stati soggetti. Si tratta di una costruzione distintiva (seppur non esattamente unica) della Sardegna, caratterizzata, nel suo schema più semplice da due elementi: una torre ed scala elicoidale che conduce al piano superiore.

Esempio di costruzione 'a secco' non sarda: un cubburo siciliano.

Caciara Abruzzese (a secco)

Forme.

Esistono due forme differenti e predominanti:

(1)  La maggior parte dei nuraghi restanti presenta uno sviluppo verticale, con forma a Torre Singola e pareti inclinate che le conferiscono la caratteristica forma a tronco di cono, base circolare, spesso muro senza leganti ('a secco'), costruito con tecnica detta “a sacco”(*), una camera centrale circolare, voltata ad ogiva (“tholos”) [Nuraghe a Tholos] e che presentano una scala per accedere al piano superiore. Del medesimo tipo esistono varianti con più stanze a “tholos” sovrapposte in una singola torre a due, o anche tre piani. Alcuni esempi, infine sono a più torri variamente collegate a formare un’unica mastodontica costruzione (Nuraghi Complessi, o Polilobati, in genere edificati in più tempi). Questo gruppo presenta caratteristiche generali piuttosto uniformi – pur nella vasta gamma di variazioni – e discrete difficoltà costruttive.

(2)  Una piccola percentuale (circa il 10%) è invece costituita da Nuraghi a Corridoio [o a bastione], che rispondono a canoni edilizi meno uniformi e rigidi (pianta ellissoidale, interni di varia forma, estensione e sviluppo, copertura a trilite oppure navicolare), presentando minore sviluppo verticale, in genere meno appariscenti dei primi, pur raggiungendo anch’essi in taluni casi proporzioni enormi. Per la loro forma, apparentemente più “primitiva” erano precedentemente definiti “protonuraghi” o addirittura “pseudonuraghi”.

Esempio di muro a SACCO (ma non a SECCO: è infatti presente un legante).
(*) Nella "tecnica a sacco" coesistono sostanzialmente tre elementi costitutivi, distinti e riconoscibili, nella costruzione:

a) Un "paramento murario" esterno (rivolto verso i possibili “nemici”), costituito da blocchi di notevoli dimensioni, di taglio naturale, reciprocamente disposti ad incastro reciproco in modo vantaggioso per la robustezza e la statica (richiede ottima percezione tridimensionale dello spazio, da parte dei costruttori!).
b) Un muro interno (rivolto verso la parte “amica” dell'area), composto di massi (conci) di minore proporzione, ma pur sempre discretamente voluminosi, edificato con principi sovrapponibili a quelli esterni.

c) La parte intermedia tra strato esterno ed interno (che insieme, idealmente, costituiscono le due pareti del “sacco” contentivo) è composta d’abbondantissimo pietrame medio-piccolo e pietrisco minuto, in modo da realizzare un composto “auto-costipante” (la cui compattezza aumenta anche solo con la gravità, oppure con il calpestio, ad esempio, probabilmente effettuato durante la costruzione stessa), che sarebbe errato - pertanto - considerare come un elemento di riempimento solamente passivo: esso - anzi - partecipava moltissimo alla robustezza ed alla stabilità del manufatto finito.


Muro 'a Sacco' (Velia)


Date.

La più antica data d’edificazione dimostrata sembra, per ora, essere il 1.800 a.C. (Bronzo Medio o Bonnanaro B), anche se qualche studio controverso porterebbe indietro la prima edificazione sino al 2.800 a.C. (Nuraghe Noeddos, Trump, 1990: in pieno Eneolitico ed anteriore al “Monte Claro”). Si tratta di un argomento “sensibile e controverso”.

Ma il Consenso Comune divide - più prudentemente - il Nuragico in tre periodi:

1)    Nuragico I (1600-1300),
2)    Nuragico II (1300-1150),
3)    Nuragico III (1150-850).

Si presume che la maggior parte di essi sia stata costruita tra  (1) e  (2).  In ogni caso, il Nuraghe è comunque più antico delle altre costruzioni in qualche modo analoghe comparse, in epoche differenti, nel Mediterraneo (includendo in questo novero le Tholoi micenee, i Talayots delle Baleari, le Motillas spagnole ed i Brochs scozzesi). Solo le Torri Corse sono in qualche modo correlate e coeve al Nuraghe. Le costruzioni israeliane di El-Ahwat sono posteriori e più rozze dei nuraghi e non possiedono alcun rapporto con essi.

Tempi di costruzione.

Si pensava che i tempi fossero lunghi: G. S. Webster calcolò che fossero necessari da 4 a 6 anni (per un gruppo di 10 uomini, che lavorassero da 2 a 4 mesi all’anno, e raccogliesse circa 3.000 conci in 3600 ore di lavoro).

Ma non sono affatto così lunghi: un costruttore autodidatta, in pensione, ha impiegato 90 giorni – da solo – a edificare un nuraghe veramente piccolo e alquanto difettoso, dentro Ghilarza: ma va detto che si è servito di un trasportatore per avere il materiale già pre tagliato sul posto, il che ha indubbiamente molto sveltito il lavoro.

Più recentemente, è stato calcolato che, per una squadra di 16 / 20 uomini,  sono necessari 182 / 200 giorni di lavoro per edificare un piccolo nuraghe composto da 5083 conci, con una giornata lavorativa di 8 ore, per un nuraghe alto 13 m con 11 m di diametro alla base, una tholos interna alta 6m con un diametro di 4,5 m ed una scala lunga 25m con una pendenza di circa 30°.

Numero.

Sono attualmente poco meno di 7.000, ma si sa per certo che inizialmente sono stati più numerosi, dal momento che si ha notizia di molti nuraghi che in epoca antica (°) e recente (^) sono stati usati come cave di materiale edilizio per costruire argini di fiumi, strade, muri e capanne.  Il risultato è che i nuraghi oggi sono meno numerosi o più danneggiati là dove le attività umane furono più intense.

(°) Ad esempio, il cosiddetto “villaggio nuragico” sito intorno al Nuraghe di Barumini è posteriore ad esso ed è stato edificato cannibalizzando il nuraghe stesso.
(^) Il nuraghe Murié, sito presso Orosei, fu quasi completamente demolito impiegando i suoi conci negli argini del fiume Cedrino.

Distribuzione.

Alcuni ipotizzano – senza prove – che i Nuraghi fossero uniformemente distribuiti in tutto il territorio dell’isola. Più probabilmente essi occuparono, estendendole,  proprio le medesime zone che le precedenti Culture Sarde avevano scelto come le più adatte allo stanziamento umano. La scelta cadeva quindi sulle zone alluvionali, sul terreno più facilmente coltivabile con le tecniche conosciute al tempo e più “profondo” (il terreno di tale qualità è scarso in Sardegna e distribuito lungo l’alveo dei fiumi maggiori, negli ‘alluvi’). Esistono altre teorie, secondo le quali la distribuzione dei nuraghi seguirebbe altri criteri: astronomici, militari, di controllo del territorio (vedi di seguito). Ma siamo – oramai – nel campo delle speculazioni.


Uso e funzioni.

È questo un punto molto controverso, in quanto – in assenza d’elementi dirimenti la questione con assoluta certezza – esiste spazio per la formulazione di differenti ipotesi, nessuna certa.

[a] Ipotesi militari. Tra le molte sfumature differenti, prevale ora quella della difesa passiva del territorio: il nuraghe, cioè, con la propria imponenza, incuterebbe timore ai possibili nemici, intesi in questo caso più come facenti parte di un altro clan sull’isola e quindi non molto numerosi, non bene organizzati. E’ evidente che un vero esercito bene organizzato e numeroso non sarebbe ostacolato dai nuraghi: passerebbe indenne tra di essi, razziando e distruggendo tutto, a dimostrazione del fatto che  come struttura bellica, il nuraghe è poca cosa. Secondo alcuni, la disposizione d’alcuni nuraghi è intorno ad alcune zone minerarie, per interdirne l’utilizzo ad altri.

[b] Ipotesi religiose. Nelle varie versioni, si tratterebbe di un edificio con valenze religiose, da quella tombale (più antica) a quella templare (più recente), insieme o separate ed eventualmente combinate con [c]. La “nicchia d’ingresso” (garitta di guardia per [a]) sarebbe dedicata alla deposizione della persona (santo o eroe) al quale il nuraghe stesso era dedicato.

[c] Ipotesi astronomiche. I nuraghi sarebbero stati costruiti da una popolazione che conosceva bene l’astonomia ed i movimenti dei corpi celesti. Sarebbero orientati secondo costellazioni precise, o fasi lunari e/o solari particolari; persino alcune aperture nella loro struttura sarebbero state prodotte ad arte per sfruttarne volutamente l’effetto, con l’ingresso della luce in determinati momenti.  Lo scopo sarebbe in parte come in [b] ed in parte il riconoscimento di date importanti per l’agricoltura.

[d] Ipotesi multifunzionali. Nelle varie versioni, si tratterebbe di costruzioni con più funzioni identificative e rappresentative del benessere e dello stato sociale di ciascuna comunità di sardi, in una società divisa dall’orografia dell’isola, ma esprimente un’identità culturale di fondo. Intorno al nuraghe, si sarebbero svolte le attività utili e aggregative sociali d’ogni tipo: da quelle più quotidiane ed abituali a quelle periodiche e saltuarie od eccezionali. Secondo questa ipotesi, il nuraghe poteva servire come 

- “status symbol” (indicatore della ricchezza, con implicazioni anche di [a] per difesa passiva e deterrente), 
- come punto di osservazione per i residenti e punto di riferimento per i visitatori che venissero da lontano (“punto cospicuo”), 
- ma anche come “punto fisso” di trasmissione e ricezione dei segnali [a],
- come deposito redistributivo delle risorse in una società già discretamente stratificata e differenziata nei ruoli (“granaio”), non più allo stato di tribù, ma più vicina alla situazione di Chefferie (pre-Stato).

[e] Ipotesi abitative (d’elite?). Chi sostiene questa ipotesi parte dalla considerazione che, così come appaiono adesso, i nuraghi sono oggi poveri resti spogli di ciò che invece erano all’inizio. E’ lecito pensare che – durante il loro uso – fossero invece coibentati con vari materiali (sughero, strame e fango, pellicce: esattamente come le capanne nuragiche: quelle sì, vere abitazioni), partiti da soppalchi e tramezzi in legno (verticalmente ed orizzontalmente) e completati da terrazzature lignee, corde, stuoie, tappeti, arredati da suppellettili, lampade e tessuti, oltre che da oggetti d’uso e forse anche intonacati e dipinti. Tutto ciò – insieme alla presenza documentata di alcune vene d’acqua talvolta accessibili ancora oggi all’interno di alcuni nuraghi – avrebbe influito positivamente anche sull’abitabilità, oggi scarsa, in verità, di tali strutture.