giovedì 27 novembre 2014

Archeosardista





Conoscenti ed amici mi hanno riportato che, ad un convegno  in onore di Lilliu tenutosi a Villanovaforru, un archeologo (Rubens D'Oriano, per la precisione) (1) ha definito 'archeosardisti' tutti coloro che mescolano all'Archeologia ed alla Storia della Sardegna altri e vari argomenti. (2) 

Tali argomenti con l'Archeologia non c'entrano alcunché e invece pertengono alla politica: in particolare al problema identitario sardo, da alcuni sardi fortemente sentito come un elemento irrinunciabile.

Mi sembra che la sua definizione sia razionalmente giustificata perfettamente calzante. 

Si noti che essa non esprime affatto avversità verso l'identità sarda (talvolta definita come 'sardità'), né verso la politica in genere e neppure contro l'appartenenza a questa o quella sfumatura partitica.

In realtà, "archeosardismo" non è affatto - come falsamente dichiara a gran voce -  un movimento identitario, bensì ne è l'esatto opposto: è lo stravolgimento profondo delle radici culturali di un gruppo etnico antico e particolarissimo e degno d'ogni rispetto.


In più di un'occasione, D'Oriano ha affermato:"Avrei piacere di chiedere a queste persone dieci aggettivi, ma basterebbero anche cinque, che definiscano la "sardità"!
Sarebbe anche ora, ormai, che qualcuno facesse entrare in quelle teste granitiche (alla sarda!) che la libertà di ognuno finisce dove comincia quella del prossimo, sia che si parli di libertà in se stessa che in altre forme, ivi incluse la libertà di lavorare senza intromissioni dei tracotanti signor-so-tutto-io, sia la libertà-diritto degli ammalati di essere curati da gente competente".

Questa definizione (archeosardista) esprime invece tutta la necessità d'indipendenza e libertà dell'Archeologia da pastoie polemiche estranee al mondo dell'Archeologia sarda, della Storia sarda e della Scienza in genere.  E' un grido d'allarme in difesa del rispetto per Verità e Cultura. Va raccolto.

Credo si dovrebbe tutti raccogliere l'invito di Rubens D'Oriano, quindi: accademici e no, tutti. 

- La Stampa sarda ed i vari mezzi di comunicazione sardi dovrebbero occuparsene responsabilmente e commentare di conseguenza: sono o non sono un servizio pubblico, con dovere d'informazione corretta? (invece di ignorare, o addirittura incoraggiare, questa deriva culturale identitaria: la Nuova Sardegna ha appena definito 'biberon nuragico' una terracotta Punica). (3)

- Gli archeologi (e gli altri intellettuali veri dell'isola) avrebbero l'obbligo intellettuale e morale di prendere tutti una ferma e chiara posizione al riguardo, per molti motivi.
Intanto, non è giusto lasciare soli coloro che s'oppongono agli archeosardisti. Questi ultimi applicano infatti una continua  e miserabile pressione di derisione (non solo a mezzo l'Internet, ma anche talvolta con vere rappresaglie personali). 
Qualche irresponsabile si è persino preoccupato (e vantato, con il plauso degli archeosardisti) di stilare veri e propri elenchi di proscrizione, nelle quali tali improbi sono trattati come veri criminali... Quali saranno i prossimi passi che prenderanno? Passeranno di porta in porta a punire personalmente i reprobi?

Una presa di posizione ufficiale e responsabile è ormai dovuta, quindi.

Da quel poco che mi è stato riferito, R. D'Oriano individua chiaramente (e correttamente, a mio vedere!) un serio pericolo nelle iniziative spurie e non scientifiche degli 'archeosardisti'. 
Questi ultimi, naturalmente, minimizzano ed anzi applicano all'ottimo e coraggioso D'Oriano la solita manfrina fatta di sarcasmo, lazzi, frizzi, insulti e commenti diffamatori, distorsione di frasi decontestualizzate e di concetti interpretati con l'usuale strabismo intellettivo. 

Questo non è il comportamento di gente di scienza o di cultura.

E' piuttosto il comportamento scorretto di chi non possiede argomenti razionali, non ha conoscenze scientifiche, non ha la forza dell'intelletto e pertanto utilizza lo scherno di gruppo, la baja sguaiata, le pernacchie popolari del gruppo contro un singolo 

E' un comportamento infame. Da parte di chi cerca d'apparire forte, mentre in realtà è debole, intellettualmente insignificante. Fare chiasso e ripetere all'infinito le medesime false teorie è l'unico modo a loro conosciuto per farsi notare: abbellirle con favole gradite ai Sardi, agli Indipendentisti e agli scontenti depressi è l'unico modo da essi reperito per farsi ascoltare.

Fa male vedere quanto in basso sia rotolata certa parte deteriore della altrimenti dignitosissima Sardegna. Credendo d'elevarsi chissà dove, alcuni sono invece caduti nella pareidolia più puerile, nell'onolatria più retriva, nell' identitarietà che tende alla discriminazione,(4) nella trappola del più anticulturale squadrismo. E dicono - invece! - di combatterlo. 
Peccato. 

La Sardegna non merita queste persone: ha un patrimonio culturale e turistico da difendere davvero e con urgenza, non può perdere tempo dietro alla vanità e all'interesse privato di alcuni suoi figli malfatati. 
La Sardegna ha certamente istanze pratiche più pressanti ed importanti.

Per il momento, la loro violenza è stata (quasi) unicamente verbale, ma non credo affatto sia il caso di attendere passivamente una escalation della loro aggressività.

Non si può, non si deve essere consenzienti. L'inattività - di fronte a questo fenomeno pericoloso - è già consenso colpevole.

Io mi allineo con Rubens D'Oriano, contro gli archeosardisti e la loro incultura.

 (1) Archeologo Direttore Coordinatore della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Sardegna.

 (2) Si tratta di un intrico di cose: ricerca di finanziamenti pubblici, aumento delle vendite di libri, fama e promozione personale (da monetizzare), ricerca di elettori, pura e semplice vanità fine a se stessa, talvolta meschini piccoli interessi commerciali. Ad ognuno il suo.

(3) http://lanuovasardegna.gelocal.it/regione/2014/11/26/news/archeologia-ritrovato-un-biberon-nuragico-1.10382414.

(4) Addirittura, in alcuni Blog di quel gruppo, si giustificava il raro genoma di Otzi con antiche scorribande Shardana nelle Alpi, invece che con il moderno ripopolamento Corso e Gallurese a partire da gente dell'Appennino e della Toscana.