La formula etrusca MLAX MLAKAS
Articolo di
Massimo
Pittau
Nella
rivista «OEBALUS - Studi sulla Campania
nell'Antichità» (4, 2009, pgg.
365-385), Massimo Poetto e Giulio Mauro Facchetti hanno pubblicato una nuova
importante iscrizione etrusca scalfita su un pregevole aryballos
portaunguenti, di tipo etrusco-corinzio, ascrivibile
alla seconda metà del VII secolo a. C. Siccome la scrittura
dell'iscrizione è molto curata e in più la sua struttura linguistica mi
sembrava troppo “lineare”, confesso che in un primo momento dubitai della
genuinità dell'iscrizione ed espressi questo mio dubbio al collega Poetto. Più
tardi ho cambiato idea, tanto è vero che l'ho inserita e tradotta nella recente
II edizione digitale del mio Dizionario della Lingua Etrusca (sigla DETR)
(Ipazia Books 2014, Amazon).
A causa
dei ritardi di carattere editoriale che ormai da tempo affliggono la rivista
“Studi Etruschi”, mi era sfuggito che della citata iscrizione aveva dato
notizia Giovanni Colonna e insieme era intervenuto per correggere in qualche
punto i due editori dell'iscrizione nella rassegna REE, MMVIII (2011)
172, pgg. 417-418.
Io oggi
intervengo in primo luogo per segnalare ed eliminare alcuni errori commessi dai
tre citati colleghi, in secondo luogo per presentare una mia proposta di
traduzione dell'iscrizione.
Innanzi
tutto preciso ai tre colleghi che io ho sempre considerato almeno
"strana" e "peregrina" la interpretazione della formula mlaχ
mlakas
come «buono per cosa buona, «cosa buona per un buono», «bello per la bella». Su
questa formula invece esisteva da tempo una consolidata comunis opinio (ad
esempio di A. Trombetti, C. Battisti, M. Runes, K. Olzscha, F. Slotty, M.
Pallottino), secondo cui essa in realtà è una "formula di offerta".
Il Pallottino negli "Studi Etruschi" (1931, 1996) aveva scritto
ripetutamente e pure testualmente: «Il concetto di donazione ex voto (mlaχ)
nell'ambito funerario è ormai acquisito con certezza».
In
realtà, a mio giudizio, la formula mlaχ mlakas propriamente significa
«donando un dono, facendo un regalo, facendo un omaggio, donando un ex voto,
facendo un voto» e poi anche «sciogliendo un voto», «mantenendo una promessa».
Questi significati, strettamente connessi fra loro, sono chiaramente confermati
da due differenti e importanti circostanze: I) Come aveva già segnalato Massimo
Pallottino, nel suo manuale «Etruscologia» (VII edizione IV ristampa, 1995, pg.
512), i due vocaboli in quanto tali si dimostrano chiaramente connessi, sul
piano fonetico e semantico, agli altri vocaboli etruschi mulac, mulaχ (variante
di mlac, mlaχ) (LL
III 2, 3; VIII 11) e ai
verbi mulu (AT 3.1; Cr 3.16, 18, 19; Fa 3.2; OA 3.2) «dato, donato»
(participio passivo); mulune, muluvene
«diede, donò; ha dato, donato» (in perfetto forte), muluvaneke, muluveneke, muluvenice, muluvanice, ecc. (in
perfetto debole); tutto al contrario nessuno ha mai indicato una corrispondenza
fonetica e semantica dei due vocaboli della nostra formula con qualche altro vocabolo
della lingua etrusca oppure di altre lingue. II) I due vocaboli coi loro
precisi e distinti significati si adattano alla perfezione al significato
generale di tutte le iscrizioni in cui compaiono, sia uniti sia disgiunti.
Già
A. J. Pfiffig aveva confrontato la formula mlaχ
mlakas
con quelle lat. donum donans,
votum vovens, votum solvens (con l'accusativo dell'oggetto interno proprio
come nella formula etrusca).
Da parte mia quindici anni fa ero intervenuto con
uno scritto per dimostrare appunto che questo significato si adatta alla
perfezione in tutti i numerosi casi in cui compare la formula, unita o a membri
disgiunti, invece il significato di «buono per cosa buona, «cosa buona per un
buono», «bello per la bella» si adatta solamente in pochi casi, mentre non si
adatta per nulla in numerosi altri (M. Pittau, Tabula Cortonensis Lamine di
Pirgi e altri testi etruschi tradotti e commentati, Sassari 2000, capo 8).
Nell'Appendice qui di seguito presento di nuovo la serie di tutti i casi finora
conosciuti.
Procedo
adesso a presentare e rettificare la traduzione che il Poetto e il Facchetti
hanno prospettato per i casi similari da loro esaminati:
Cr 2.9 (675-650 a.C.)
mi titelas ϑi[na]{mla}m[l]aχ mlakas
‘io (sono) il (vas) aquarium di Titela, una (cosa)
buona/bella per una buona/bella(persona)’ / ‘io (sono) il bel (vas) aquarium
della bella Titela.
Io
invece traduco:
«io
(sono l’) olla di Titellia facendo un voto».
Cr
2.33 (650-625 a.C.)
mi squlias ϑina mlaχ mlakas
‘io (sono) il (vas) aquarium di Squlia, una (cosa)
buona/bella per una buona/bella(persona)’ / ‘io (sono) il bel (vas) aquarium
della bella Squlia’
Io invece traduco:
«io
(sono l’) olla di Squillia facendo un voto»
.
Cr
2.36 (650-625 a.C.)
mi velelias ϑina mlaχ mlakas
‘io (sono) il (vas) aquarium di Velelia, una (cosa)
buona/bella per una buona/bella (persona)’ / ‘io (sono) il bel (vas) aquarium
della bella Velelia’
Io
invece traduco:
«io
(sono l’) olla di Velelia facendo un voto».
Cr
2.27 (VII sec. a.C.)
mi mlaχ mlakas pruχum
‘io (sono) una buona/bella brocca per una buona/bella (persona)’
Io
invece traduco:
«io
(sono una) brocca facendo un voto».
In
queste quattro iscrizioni, che sono di struttura linguistica uguale, incise su
olle tutte rinvenute a Caere, ritengo che si tratti di offerte fatte in un
santuario, per cui traduco la formula mlaχ mlakas «facendo un voto».
Ve 3.30 (VI sec. a.C.) (su vaso)
mini ϑanirsiie turice
hvuluves mi mlaχ mlakas
‘mi ha donato Θanirsiie Hvuluves; io (sono) una (cosa) buona/bella per una
buona/bella (persona).
Io
invece leggo (coi NRIE, TLE) e traduco:
mi mla[χ]
mlakas / mini Θanirsiie
turice Hvuluves
«io
(sto) facendo un regalo / *Tanirsio
mi ha donato a Fulvio».
Cr
6.2 (625-600 a.C.) (su vaso)
mini zinace aranϑ arunzina mlaχu mlacasi
‘mi ha plasmato Aranϑ Arunzina; una
(cos(ett)a) buona/bella per una buona/bella (persona)’.
Io
invece traduco:
«mi
ha fatto Arunte *Arunsinio donato (d)a chi sta facendo un regalo».
Infine
ecco la nuova iscrizione:
mi
mlaχ mlakas larϑus elaivana araϑia
numasianas
‘io (sono) una (cosa) buona/bella per il buon Larϑu: il (vaso) oleario di Araϑ Numasiana’ / ‘io (sono) il buon/bel (vaso) oleario di Araϑ Numasiana per il buon
Larϑu
invece il Colonna traduce:
«io (sono) bello per la bella Larϑu,
l'unguentario di Ara(n)ϑ Numasianas» ossia “donato da A. N.”.
Io invece traduco:
«io,
facendo un regalo, (sono) l'unguentario di Lartone
ad Arantia Numasiana».
Detto
e premesso ciò, mi sembra del tutto evidente che tutte le traduzioni
prospettate dai tre miei colleghi sono veramente "peregrine" e pure
notate da spunti umoristici, mentre solamente quella mia è del tutto
"normale" e comprensibile e non dà adito ad alcuna obiezione di
rilievo.
In
secondo luogo faccio osservare ai tre colleghi che è immensamente più
verosimile che sia un uomo a regalare un pregevole unguentario a una donna,
piuttosto che una donna a un uomo oppure una donna a un'altra donna. E infatti
è chiaro, a mio giudizio, che il donatore è Lartone, mentre la donataria
è Arantia Numasiana.
Sul
piano strettamente linguistico il Colonna ha manipolato troppo i fonemi per
tentare di dimostrare che Larϑu(-s) non è
l'accrescitivo-vezzeggiativo del prenome maschile Larϑ,
cioè Lartone, ma è un prenome femminile.
Per
concludere tengo a segnalare e sottolineare che il Colonna ha chiuso il suo
intervento scrivendo: «Tutta la questione dovrà essere meglio approfondita»;
dunque egli non era del tutto convinto di quanto aveva scritto. Mi sembra che
il presente mio intervento costituisca per l'appunto l'effetto di un migliore
approfondimento della questione.
Appendice
Liber III 2, 3; VIII 11
mulac,
mulaχ «dono, regalo, dono votivo,
offerta votiva, ex voto, voto, promessa», cioè variante di mlac, mlaχ.
Liber V
22
mlaχe probabilmente «offri!», imperativo singolare.
Fa 2.3 –
7:3 (su balsamario o unguentario)
mlakas Se La aska mi eleivana «(sta) regalando Se(tre) La(...) - io (sono) un vaso oleario».
Fa 6.1, X.2 – 7:2 (su vaso)
mlaχuta, mlaχ[u]ta (mlaχu-ta) «il donato, l'ex voto, il dono
votivo», letteralmente «quello donato» (TLE
762).
Ve 3.36
– 6: (su vaso)
mi m[l]aχ mlakaś M «io M(arco) (sto) facendo un
regalo oppure facendo o sciogliendo un voto».
Cr 2.115 – 5: (su anfora attica)
mi Arnϑ Vestraces mlaχas «io Arunte Vestricio donando oppure
facendo o sciogliendo un voto» (TLE 66).
Cr 3.19
– 6:p (su cantaro)
mi mulu mlac mi zav[ena] «io cantaro donato in regalo oppure
in voto io» (TLE 61).
Cr 4.10
– 5: (su lamina plumbea)
mlaciϑa forse «offerente, colei che dona oppure scioglie un voto» (?) (TLE
878). Cfr. latniϑa, lautniϑa.
Cr 6.2 –
7:4 (su vaso)
mini zinace Aranϑ Arunzina mlaχu mlacasi «mi
ha fatto Arunte *Arunsinio donato (d)a chi sta facendo un regalo».
Ta 1.164
– 3/1: (su parete di sepolcro)
Spitus
Larϑ
Larϑal
svalce LXIII huśur maχ
acnanas arce maniim mlace farϑne faluϑras «Lart Spitio (figlio) di Lart,
visse 63 (anni) lasciando cinque figli, fece il monumento sepolcrale, votò (una
figlia) vergine ai Celesti» (TLE 887). Dunque probabilmente
Spitio votò una sua figlia vergine al sodalizio delle Vestali.
AV 4.1 –
5:m (lamina di Magliano) mlaϑce probabilmente «votai, offrii,
affidai in voto; ho votato, offerto, affidato in voto» (in perfetto debole).
AS 7.1 –
4/3 (su base di statua)
menake cana Clivinia trecte Veluś Larϑurniś Leprnal mlacaś Mani «ha donato la statua *Clivinia in
memoria di Vel *Larturnio (figlio) di Leporinia votando(la) al (suo) Mane»
(Clivinia sarà stata la vedova di Vel *Larturnio) (TLE 730).
OA 3.1 –
7:m (su oinochoe) mi mulu Ave[lesi m]laχ mlakasi «io donata da Aulo che sta facendo un regalo oppure
facendo o sciogliendo un voto».
Pi S.1 –
5:1, pg. 355
Mlacuχ
probabilmente
«Grazia», giovane rapita da Ercole,
secondo un mito sconosciuto, da connettere con mlac «dono, regalo,
omaggio».
ThLE²;
StEtr LXIV pg. 204
mi śunϑeruza
Śpuriaś mlakaś «io (sono la) piccola pisside di
Spuria donando(la)» (VII sec.).