Molti sono stati gli errori d'interpretazione che ci hanno condizionato nella nostra ricostruzione moderna del passato.
Alcuni sono ormai talmente radicati che il semplice negarli può sembrare blasfemo.
Quando pensiamo ad un gigantesco dinosauro, con una lunga coda e una testa piccola in cima ad un lungo collo, pensiamo sempre ad un brontosauro.
Molto bene: dal punto di vista scientifico il brontosauro, molto semplicemente, non esiste. Non nel senso che è ormai estinto: proprio non c'è mai stato.
La storia che portò alla ribalta un dinosauro immaginario ed inesistente, è una lunga storia: cominciò circa 130 anni fa. Il periodo è noto - tra gli addetti ai lavori della Paleontologia americana - come "the Bone Wars" (la guerra delle ossa). Si trattò di un'acerrima competizione scientifica personale tra due paleontologi: O. C. Marsh di Yale e Edward Drinker di Philadelphia.
La profonda antipatia che correva tra i due, unita alle loro altissime ambizioni scientifiche, li condusse a cercare di superarsi continuamente, pubblicando sempre nuovi nomi di dinosauri per superare il rivale. Pare che questa competizione comprendesse anche comportamenti non propriamente rispettosi dell'Etica scientifica.
La profonda antipatia che correva tra i due, unita alle loro altissime ambizioni scientifiche, li condusse a cercare di superarsi continuamente, pubblicando sempre nuovi nomi di dinosauri per superare il rivale. Pare che questa competizione comprendesse anche comportamenti non propriamente rispettosi dell'Etica scientifica.
Fu nella temperatura rovente di questo scontro che Marsh scoprì nel 1877 lo scheletro parziale di un dinosauro erbivoro con lungo collo e lunga coda, che chiamò Apatosauro. Era mancante della testa, perciò - quando ne pubblicò la ricostruzione, nel 1883 - usò la testa di un altro dinosauro per completarlo: probabilmente un Camarasauro.
Due anni dopo, i suoi collettori di fossili gli spedirono un altro scheletro, che egli pensò appartenesse ad un altro dinosauro diverso, e che denominò Brontosauro.
Ma non si trattava di un differente dinosauro: si trattava di un altro Apatosauro (questa volta completo della testa), proprio come quello che Marsh si era affrettato ad assemblare in modo non scientifico.
L'errore fu individuato già nel 1903 da altri scienziati.
Ma ormai il Brontosauro aveva preso vita e correva nell'immaginario comune, nei film, nei libri e nella fantasia dei bambini.
Ma ormai il Brontosauro aveva preso vita e correva nell'immaginario comune, nei film, nei libri e nella fantasia dei bambini.
Il Museo di Pittsburgh addirittura espose, ancora nel 1932, l'Apatosauro con il cranio sbagliato. L'apatia della Comunità Scientifica e la scarsità di resti completi e ben conservati di crani di Apatosauro permisero la permanenza del falso immaginifico nel Museo per 50 anni ancora.
Il Brontosauro finalmente incontrò la propria fine nel 1970, quando due ricercatori del Museo Carnegie revisionarono l'annosa controversia ormai appianata e ne cancellarono definitivamente gli errori.
Nel 1979, finalmente, lo scheletro fu correttamente completato con un teschio di Apatosauro.
Nel 1979, finalmente, lo scheletro fu correttamente completato con un teschio di Apatosauro.
Ma - naturalmente - il nome "Brontosauro" è rimasto: era nato in un periodo in cui l'accesa disputa aveva risvegliato l'interesse del vasto pubblico. In più, è un nome molto più affascinante: significa "Lucertola del tuono" e quindi è un nome altisonante ed evocativo di chissà quale epopea gloriosa. Apatosauro, invece, significa solamente "Lucertola ingannevole": possiede un altro impatto sulla fantasia, molto più noioso...
(Come si vede, tutto il mondo è paese: queste cose non succedono solo in Sardegna a proposito dei Popoli del Mare, di Atlantide e di tutto il resto!).
Source: NPR [December 09, 2012]
Source: NPR [December 09, 2012]