sabato 17 agosto 2013

30 secondi

Non riesci ancora a crederci: i tamburi rullano, il boia ti assicura il 'collare' della ghigliottina, il sacerdote mormora l'ultimo viatico e poi... zac! Tu vedi chiaramente che tutto ti rotola intorno, tra schizzi purpurei e l'urlo forte e sgomento della folla che ti guarda con fascino ed orrore. Poi senti che colpisci la cesta che deve accogliere la tua testa (fa un po' male). Infine, una vivida luce bianca, poi più nulla. Sei morto.

Cosa succede al nostro cervello quando moriamo? Una domanda che ci insegue da sempre, soprattutto quando qualcuno torna in vita dopo la morte e racconta di una luce bianca. Ora alcuni scienziati hanno scoperto che non è l'inizio del viaggio verso l'aldilà, ma semplicemente è il nostro cervello che non muore.
A scoprirlo sono stati i ricercatori dell'università del Michigan, che affermano che il cervello sopravvive circa 30 secondi dopo un arresto cardiaco. Non solo, ma il cervello viene stimolato in maniera particolarmente forte e da qui deriverebbe quella luce bianca che chi sopravvive a un infarto racconta appena risvegliato.
I ricercatori hanno indotto alcuni topi all'infarto e, nel frattempo, ne hanno monitorato l'attività cerebrale. E nei primi 30 secondi dopo l'arresto cardiaco l'encefalogramma delle cavie ha mostrato un'attività cerebrale con una diffusa sovratensione. Cioè una reazione viva, tipica di un cervello eccitato, nonostante il sangue smetta di fluire verso la testa.
“In effetti i segnali elettrici ci indicano che il cervello ha un'attività elettrica ben organizzata durante la fase iniziale di morte clinica. Questo ci suggerisce che nello stato di pre-morte esiste quindi un livello di coscienza che normalmente si trova in una condizione di veglia” ha spiegato uno dei ricercatori sulle pagine della rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.
“Questo studio ci dice che la riduzione di ossigeno o di ossigeno e glucosio durante l'arresto cardiaco è in grado di stimolare l'attività cerebrale che è una caratteristica dell'elaborazione cosciente. Esso offre anche il primo quadro scientifico per le molte esperienze di pre-morte riportate da pazienti sopravvissuti all'arresto cardiaco” sottolinea un altro degli scienziati del Michigan. Insomma, anche se solo per pochi secondi, il nostro cervello sopravvive alla morte clinica e questo spiega, anche, perché una vittima di infarto che viene soccorsa immediatamente ha maggiori possibilità di sopravvivere senza danni cerebrali. Perché nonostante sia, di fatto, morta il suo cervello continua a lavorare e a sopravvivere per 30”.