L’uomo è un animale sociale.
Il lupo, anche.
Questo significa che sanno (e gradiscono) stare insieme ad
altri individui, lavorare in gruppo, lanciarsi segnali a vicenda, organizzarsi
in una gerarchia finalizzata.
L’uomo ‘incontrò’ (non per caso) il lupo svariate migliaia
d’anni fa (15.000?), comunque prima di inventare l’agricoltura.
Perché prima?
Perché – con ogni probabilità – gli fu utilissimo fin dall’inizio, essendo il
lupo un molto migliore cacciatore dell’uomo… Il lupo permise probabilmente
all’uomo di liberarsi della condizione di mangiatore di carogne cacciate ed
uccise dagli altri animali.
I due animali si ‘riconobbero’: erano entrambi capaci di
calda ed intensa affettività, erano ambedue capaci di dimostrarla con
atteggiamenti, espressioni facciali e versi vari, ciascuno a modo suo.
I primi lupacchiotti che l’uomo ebbe in proprio potere, (si
trattò certamente di una nidiata di cuccioli, dato che gli adulti erano troppo
pericolosi), svilupparono per imprinting un gratificante atteggiamento fedele ed affettuoso
verso i propri padroni, che a loro volta lo ricambiarono. Fu l’inizio di un
lungo e proficuo sodalizio, che perdura tuttora e che ha meritato il termine di
‘migliore amico’.
Qualsiasi proprietario di cane – oggi – afferma di sapere
riconoscere le espressioni del proprio cane.
I cani infatti sorridono, tengono il muso, mostrano con
evidenza ciò che provano: sorpresa o delusione, paura o aggressività, o
tristezza: i cani sono tutto l’opposto che impenetrabili o imperscrutabili.
Il padrone non ‘parla’ la lingua del cane, ma ne interpreta
svariati ‘segni’, che si è abituato a riconoscere.
Il cane, da parte sua, fa la stessa cosa: pone grande attenzione nell'interpretare – in
alcuni casi benissimo – le movenze ed i toni del padrone ed anticipa spesso in
modo incredibilmente preciso e divertente ciò che egli sta per fare.
Questi fatti sono di dominio pubblico.
Ma esiste un’intera serie di segnali che il cane possiede ed
usa, e che molto probabilmente permisero al lupo di coordinare il lavoro del
branco e di avere alla fine la meglio su terribili animali predatori
competitori (ad esempio il masodontico Titanis Walleri del Pliocene, o ‘uccello
del terrore’, che non era un animale gregario).
Si tratta di segnali che l’uomo non può raccogliere ad occhio
nudo, ma che probabilmente permettevano un’immediata (e quel che più conta,
silenziosa) intesa all’interno del branco.
Se ne occupò già Darwin[1].
Più recentemente, altri ricercatori (italiani) hanno stabilito che lo
scodinzolio della coda è più orientato a destra in vista del padrone, mentre è
più spostato a sinistra in situazioni di rifiuto o d’ansia, oppure
nell’incontrare una persona per la prima volta[2].
Un giapponese – Miho Nagasawa, Università di Azabu – lo ha
riconfermato in un recentissimo studio[3],
nel quale ha esaminato 14 cani di tipo diverso, filmandoli con telecamere superveloci
e precise, in varie condizioni.
Nel vedere il proprio padrone, il cane manifesta la propria
gioia battendo le ciglia dell’occhio sinistro, mentre di fronte ad un estraneo
sposta all’indietro l’orecchio sinistro.
Sicuramente, c’è molto altro ancora. E – in fin dei conti –
è uno studio in evoluzione su un fenomeno antico ed in continua evoluzione.
C’è – da ambedue le
parti – la necessità quotidiana di capirsi meglio, per esprimere meglio il
proprio amore. Reciproco.
[1]
“L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali”
[2] Ciò è dovuto
alle differenze tra emisfero cerebrale destro e sinistro anche nel cane, che
determinano una lateralità sia
nella risposta, sia nella percezione degli stimoli.
[3] “Dogs show
left facial lateralization upon reunion with their owners”- Behavioural
Processes.
[0] La frase del titolo è di Groucho Marx.
[0] La frase del titolo è di Groucho Marx.