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Finalmente qualcuno l’ha posta, la domanda da cento milioni, e si tratta addirittura di due allievi dello stesso Netzer, Joseph Patrich e Benjamin Arubas della Hebrew University di Gerusalemme.
Hanno presentato i loro dubbi a un convegno giovedì scorso, e subito Roi Porat, l’erede diretto di Netzer, ha risposto ricordando anche la modestia di molte scelte di Erode, in linea dunque con le dimensioni ridotte del mausoleo.
La diatriba non finirà qui ma oramai la porta è aperta al dubbio: certo, quel mausoleo è interessante e importante, se non altro per il luogo dove si trova, ma non giustifica la sicurezza con cui è stato bollato la tomba del grande re.
Netzer ha cercato quella tomba per tutta la vita e non stupisce che, di fronte al mausoleo, abbia gridato “eureka!“. Ma tra l’entusiasmo e il rigore c’è una gran differenza: una bella suggestione, per quanto bella, non può di punto in bianco diventare scienza. E già in un convegno previsto per il mese prossimo, nota l’articolo di Haaretz da cui abbiamo tratto queste informazioni, la “tomba di Erode” è citata tra virgolette. E’ diventata “la cosiddetta tomba di Erode”. Per amor di verità.