domenica 20 ottobre 2013

SHRDLU: Etienne Cherdlu, Lorem Ipsum.

Lingua scritta.

Intervista al professore emerito Etienne Cherdlu, docente di linguistica presso Type-Casting University di Lisp.*

"Che cosa è una lingua scritta, professore?"

Una lingua scritta è la rappresentazione – su qualsiasi supporto utile –  di un linguaggio parlato, effettuata per mezzo di un sistema scrittorio.
La lingua scritta è un’ invenzione convenzionale, che deve essere insegnata ai bambini, in quanto non è un fatto naturale.
Un fenomeno naturale è – invece – che essi apprendano la lingua parlata (verbale o dei segni) per semplice esposizione/frequentazione del mondo degli adulti,  senza uno specifico insegnamento.
Da questo deriva che un linguaggio scritto esiste solo come un completamento di una particolare lingua parlata: non esiste un linguaggio naturale che sia solamente scritto. D’altro canto è vero che esistono linguaggi antichi (lingue ‘morte’) ormai non più in uso e quindi non più ‘parlati’ dei quali restano ormai solamente le tracce scritte.

"Quando nasce la lingua scritta?"

Contrariamente a quanto molti siano portati a pensare, la lingua scritta nasce – è vero – con un certo grado di avanzamento culturale di un dato gruppo umano,  ma esso richiede alcune condizioni particolari, che non hanno realmente a che fare con lo stato di sviluppo o di arretratezza.
Per essere più precisi, non si può negare che una data Civiltà non sia stata avanzata e colta solamente perché non ha prodotto un linguaggio scritto. Ad esempio: la Civiltà della Valle dell’Indo non produsse mai una scrittura, eppure era una civiltà estremamente avanzata.
Semplicemente,  si pensa che la Civiltà dell’Indo (o civiltà di Harappa) respinse l’uso della lingua scritta. Si pensa questo in quanto è una delle più probabili ipotesi: è un fatto storico e noto che Harappa fu in contatto per secoli con la Mesopotamia, che possedeva un codice scrittorio.  Non è possibile che esponenti elitari di Harappa non abbiano visto e conosciuto detto codice.

"Che cosa si pensa che accadde?" 

Si presume che Harappa fosse un Paese non solo multietnico, ma anche e soprattutto  multilingue, per cui non era affatto possibile, né tantomeno utile, utilizzare un sistema scrittorio unico: per questo motivo principale – si pensa – Harappa rifiutò un sistema di scrittura. (E. dopo di quella, anche la Civiltà del Gange si comportò ugualmente).
Nessuno però, si azzarda a considerare Harappa una civiltà grezza o primitiva solamente sulla base della mancanza di una lingua scritta.

"Questo tipo di ragionamento è applicabile a tutte le società umane?"

Certamente sì.

"Anche quella Proto-Sarda (riferendosi con questo termine al periodo di edificazione dei Nuraghi)?"

Non c’è alcun dubbio: la società proto sarda detta ‘Nuragica’ fu molto avanzata, per l’epoca. Le varie civiltà che le fecero seguito – nella Tirrenia Antica (Etruschi, Latini etc.) – le sono debitrici di moltissima parte del proprio bagaglio culturale. Però non ritenne utile adottare un codice scrittorio: e non lo fece. Senza che questo la condanni ad essere un cultura di secondo livello: anzi, quella Nuragica fu la Prima Grande Civiltà del Mediterraneo Occidentale. Senza scrittura.
Per l’epoca che stiamo esaminando, non c’era affatto bisogno di una scrittura per essere una grande ed avanzata cultura. Specialmente nel ‘West’, che era corso da navi di provenienza differente, con occupanti che parlavano (e taluni scrivevano) lingue così differenti: quale mai adottare?
Si  deve inoltre considerare che la lingua scritta è solamente una rappresentazione del corrispondente linguaggio parlato e che le due forme si modificano nel tempo, a velocità differente. La lingua parlata è molto più veloce nelle sue trasformazioni, rispetto al codice scrittorio che la rappresenta. In certi casi si può giungere ad una situazione che è definita ‘diglossia, quando esiste una difformità troppo grande tra parlato e scritto; oppure quando esistono dialetti troppo differenti e disuguali, all’interno della medesima lingua.

"Un esempio di ambedue?"

- In inglese, ad esempio, esistono molte e grandi differenze tra  lo scritto ed il parlato. Tanto che gli alunni di lingua Inglese devono appositamente applicarsi nello studio dello ‘Spelling’, (che non è affatto la ‘sillabazione’ a noi nota per 'andare a capo': si tratta invece di conoscere – lettera per lettera – la grafia delle parole, che spesso in Inglese sono omofone, ma scritte in modo affatto differente. Come Knight, cavaliere e Night notte. Oppure sono scritte in modo simile e pronunciate diversamente, come Tough (pron.: 'taf', duro, coriaceo) e Duogh (pron.: 'dou', farina). 

- L’altro tipo di diglossia è rappresentato – per esempio in Italia – dai vari dialetti:  alcuni di essi risultano del tutto incomprensibili per persone provenienti da regioni distanti. E questo accade anche  in Sardegna, dove non si riesce affatto ad ottenere una soddisfacente ‘Lingua Sarda Comune’ (scritta e parlata) che veda d'accordo tutti i sardo- parlanti della regione...

"E allora, professore, ci sa fornire la ragione per cui alcuni Sardi si sentono offesi dal fatto che la scienza ufficiale ad oggi neghi l'esistenza di una lingua proto-sarda scritta?"

Questo dovrebbe chiederlo a loro. Probabilmente, ci sono motivi di malposto orgoglio identitario e di profonda insoddisfazione per il proprio presente, forse talvolta mescolati ad altro, in cui - però - non desidero dilungarmi. Nelle loro file - comunque - non figurano né scienza, né cultura.





*Etienne Cherdlu è un personaggio di "The secret integration" di T. Pynchon. Il nome del personaggio è tratto da: Etaoin Shrdlu. Naturalmente, nessuno dei due esiste (anche se qualche sciardariano è propenso a credere che le linotypes siano state inventate dai sciardana). 
Si tratta delle dodici lettere approssimativamente più usate in Inglese: per tale motivo, costituivano le prime due file verticali delle tastiere Linotype. Il nome Shrdlu fu usato nel 1972 da Terry Winograd nel linguaggio di programmazione Lisp. E' anche stato usato per indicare che una frase era da scartare perché errata, tra grafici, programmatori etc  equesto lo avvicina alla frase storpiata (derivata da un brano di Cicerone) 'lorem ipsum'.