giovedì 28 febbraio 2013

Leone di Cerveteri



On line il 28/02/2013

Ecco il leone di Cerveteri 
guardiano delle tombe



Le «voci» del territorio erano diventate allarmanti. I tombaroli a caccia di tesori etruschi l’avevano presa di mira da tempo, e i tentativi di scavi clandestini erano troppo evidenti. Ed è così che la Soprintendenza per l’Etruria meridionale guidata da Alfonsina Russo Tagliente ha deciso di avviare una campagna di scavo nell’altopiano della Tegola dipinta, un’area all’interno della famosissima necropoli della Banditaccia a Cerveteri. 



STATUE E TESSUTI 

Appena in tempo, perché l’operazione ha sventato il rischio di perdere per sempre un capolavoro di arte etrusca. L’equipe diretta da Rita Cosentino ha infatti riportato alla luce il «Leone di Cerveteri», come lo chiamano oggi gli studiosi, una scultura in peperino del VI secolo a.C. conservata in stato integrale. Uno scavo che non si è esaurito con il ritrovamento della splendida statua arcaica, perché il personale della Soprintendenza ha riportato alla luce a pochi metri di distanza anche una nuova straordinaria tomba «a camera» databile al IV-III secolo a.C. che custodisce una ventina di scheletri nelle sepolture, di cui solo sette ben conservati (tutti sotto studio del Dipartimento di Biologia dell’Università Tor Vergata), con ricchi corredi funerari tra ceramiche e bronzi. 

Ma ad aver sorpreso gli archeologi è stato il letto funerario di una donna adulta, riconosciuta come la sepoltura principale, dove sono stati rinvenuti per la prima volta resti di cestini in vimini con tracce di tessuti: «Sono i cesti simbolo per eccellenza della donna e dell’universo femminile, dove nell’uso quotidiano veniva riposta la lana grezza per essere filata e lavorata - racconta la Soprintendente per l’Etruria meridionale Alfonsina Russo Tagliente - Ed è in questa deposizione che sono riaffiorati frammenti di lana e lino, reperti che ci offrono un contributo storico per approfondire gli usi e i costumi dell’epoca». 

La sepoltura rimanda alla «Signora» di Cerveteri, principessa e «domina» da interpretare come figura di prestigio del clan familiare sepolto nella tomba che apparteneva all’elite aristocratica della città e che cominciava a convivere con l’espansione di Roma. Ma ricostruiamo i fatti. «Dopo l’allarme per i tentativi clandestini, abbiamo deciso di scavare tutta la fascia di tufo intorno al famoso Tumulo III della Tegola dipinta, il più grande della necropoli della Banditaccia», ricorda Rita Cosentino. 

Lo stupore è stato grande quando gli archeologi si sono visti spalancare una scalinata monumentale che scendeva nel sottosuolo per sette metri, per incontrare la facciata della tomba in blocchi di tufo. L’interno rivela una camera rettangolare con una sequenza di sepolture, dove si riconosce una cella con i loculi più importanti riferiti ai capifamiglia. 



CIPPI E BARE SIGILLATE

E le sorprese non sono finite: «Abbiamo trovato dieci cippi con iscrizioni che stiamo studiando, ma che probabilmente recano i nomi dei componenti della famiglia», racconta la Russo. Spicca poi il «cold case» della tomba: «Un individuo presenta il letto funerario chiuso con la calce - osserva la Russo - Una modalità inedita, forse è morto di malattia e l’hanno voluto sigillare». Il corredo funerario, poi, appariva raccolto in una fossa scavata al centro della camera. Al di fuori, le indagini hanno recuperato un altare per riti funerari legati al clan gentilizio, che ha svelato, ai suoi piedi, il leone: «E’ il primo leone intero che troviamo a Cerveteri, ce n’è un altro, ma senza testa», avverte la Cosentino. E’ perfetto. Accovacciato, la muscolatura in tensione, le zampe ben delineate, è il guardiano del tumulo della Tegola dipinta. 




Da un articolo di Laura Larcan.

Martedì 26 Febbraio 2013 - 07:30
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 27 Febbraio - 23:46