giovedì 7 novembre 2013

INFORMAZIONE?



Il giornalista Ezio Mauro, Direttore del quotidiano “La Repubblica”, c’informa oggi, in un articolo a sua firma, che la salma di Erik Priebke (*) – alla fine – è stata inumata in Italia.
In un posto segreto.

Per dare maggiore credibilità alla ‘notizia’, egli ci fornisce una grande quantità di dettagli: la tomba sarebbe segnata solo da una croce di legno, priva di date e di nome, sita all’interno di un carcere, protetta da inferriate, chiavistelli e illuminata da riflettori.
Pertanto – ci rassicura – si trova al riparo sia da atti vandalici di protesta, sia da cerimonie di rievocazione di nostalgici.

Per Mauro, si tratterebbe “insieme, di una sepoltura dignitosa quale è quella che un Paese Civile deve garantire anche al proprio peggiore nemico e della dimostrazione dell’esistenza perdurante di un conflitto irriducibile”.
L'atto della sepoltura sarebbe stato muto, in un cimitero dimenticato da anni, (per l’occasione sarebbe stato risistemato dai detenuti del carcere stesso) tenendo all’oscuro del fatto sia i detenuti, sia i guardiani, sia il sindaco della cittadina, sia gli abitanti, sia il Presidente della Regione.

Non avevamo bisogno di questa notizia.
Non è neppure una notizia: è una ‘non-notizia’. Qualcuno dovrebbe segnalare al giornalista la differenza enorme tra informazione di pubblica utilità e fastidiosa vanità giornalistica.

Se l’Italiano comune (non mi permetto di parlare per parte dei parenti dei perseguitati e degli uccisi, ma non è possibile ignorare che tutta questa maldestra vicenda riapre colpevolmente vecchie orribili ferite) non si sentisse già abbastanza offeso  dall’avere pagato per tanti anni di tasca propria i turni di guardia  h24 per sorvegliare il vecchio nazista mai pentito, ebbene: detto Italiano – credo – non sarà affatto d’accordo con lo spreco di luce inutile dei riflettori sulla tomba.

A parte il fatto che i detenuti saranno anche criminali e rinchiusi, ma non sono certamente stupidi e sanno fare 2+2 in qualsiasi latitudine: sanno persino leggere i giornali.  Per questo motivo, se ciò che Mauro ha scritto fosse vero (mi auguro di no), egli avrebbe praticamente decretato con il proprio articolo la fuga di notizie circa il punto preciso della sepoltura. Che sarebbe foriero di nuovi guai futuri.

Un vero giornale dovrebbe – piuttosto – dare notizie utili al lettore, insieme ad informazioni possibilmente quanto più aggiornate e precise, che possano realmente essere d’indicazione e di supporto nella faticosa vita quotidiana e futura.
Questo dire e non dire,  invece, adducendo i dettagli e ponendo la firma del Direttore (che certamente non si è sottoposto di persona ad un appostamento di giorni e giorni, per potere alla fine seguire il feretro fino alla sua eventuale destinazione ‘segreta’) è oltremodo inutile a tutti, offensivo e potenzialmente dannoso.

Confesso che io già non partivo con una buona opinione del giornale “La Repubblica”, di cui mi pregio non essere un lettore. Oggi confermo che – dopo questo – se fossi un pesce morto da dieci giorni, disdegnerei di farmi avvolgere in un foglio con quel nome.

(*) Vice comandante della Gestapo di Roma occupata, fu tra gli organizzatori ed anche esecutore materiale dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. È morto ultracentenario a Roma, dove si trovava agli arresti domiciliari in un appartamento di Via di Boccea (messogli a disposizione dal suo avvocato difensore). La cittadina di Albano Laziale era stata messa sottosopra dalle violentissime proteste scatenatesi contro il tentativo di funerale organizzatovi dai Padri Lefebvriani. In seguito a ciò, la salma era stata trasferita all’aeroporto militare di Pratica di Mare ed il suo successivo destino messo sotto segreto.