dal Messaggero Sardo On Line
La Commissione Autonomia del Consiglio regionale ha approvato una proposta di legge
nazionale per modificare lo Statuto perché l’ Isola possa diventare territorio extradoganale
di Gherardo Gherardini
Stavolta l’enfasi non è
fuori luogo perché definire “storica”, per la nostra Isola, la data del 10
ottobre è quanto mai appropriato. La notizia, che ha avuto ampia risonanza
sulla stampa e nelle televisioni locali, merita infatti tutta l’attenzione che
le è stata dedicata: si tratta dell’approvazione, da par te della commissione
Autonomia e Riforme del Consiglio regionale, della proposta di legge nazionale che
prevede l’istituzione della Zona franca integrale in Sardegna. Un’approvazione con
i voti del Centrodestra e del PSd’Az, l’astensione del Pd e il voto contrario
di
Mario
Diana (Sgd). La normativa approvata (concordata con i rappresentanti dei
Comitati per la Zona franca della Sardegna: Maria Rosaria Randaccio, Francesco
Scifo e Andrea Impera) prevede una nuova formulazione dell’art. 12 dello
Statuto, che dovrebbe diventare come segue: “Il territorio della Regione
autonoma della Sardegna è posto fuori dalla linea doganale e costituisce zona
franca interclusa dal mare circostante: i punti di entrata e di uscita sono
individuati nei porti e aeroporti della Sardegna. La zona franca della Sardegna
è disciplinata dalle leggi fiscali dello Stato italiano e dell’Unione europea
che si applicano ai territori extradoganali…”. Vale a dire Livigno, Campione d’Italia,
le acque nazionali del lago di Lugano, Gorizia, Savona d’Isonzo, e,
soprattutto, la Valle d’Aosta.
Inizia
così il percorso che, dopo 65 anni di attesa, fra partenze false, clamorosi
fallimenti e contrasti di ogni tipo sul modello da attuare, cancella
definitivamente i “punti franchi” previsti dallo Statuto del 1948 (peraltro mai
messi a regime) e punta alla costituzione di un’isola “extradoganale”. Dopo il
via libera della Commissione consiliare, è arrivato anche il parere favorevole
del Consiglio delle Autonomie locali, riunitosi a Oristano il 19 ottobre.
Le
prossime tappe: il provvedimento tornerà quanto prima in Commissione per la definitiva
approvazione, per poi approdare nell’aula del Consiglio regionale per la
discussione e il voto finale.
La
nuova legge dovrà quindi essere trasmessa al Parlamento, che a sua volta dovrà approvarla
sia alla Camera che al Senato.
Infine,
spetterà al Governo nazionale spedire il provvedimento a Bruxelles e chiedere agli
altri Stati dell’Ue l’inserimento della “Sardegna extradoganale” nel Codice
doganale comunitario, da cui finora è stata esclusa.
Quali
i vantaggi di questa scelta? “La zona franca è una giusta compensazione per gli
svantaggi derivanti all’insularità ed è una componente essenziale per far
ripartire l’economia”, ha osservato il presidente della Regione, Ugo
Cappellacci. “Questa legge – ha detto Ignazio Artizzu, presidente della
Commissione – attribuisce alla Sardegna la sovranità doganale e fiscale. Il che
vuol dire che la Regione avrà la facoltà di ridurre il carico fiscale per le
imprese e, attraverso la leva delle accise, i prezzi per i consumatori”.
Proviamo
a fare qualche esempio: se la nostra isola diventasse a tutti gli effetti una zona
franca integrale, le imprese pagherebbero meno tasse, le merci sarebbero
liberate dal peso di dazi, imposte indirette (vedi Iva) e accise, i sardi
potrebbero risparmiare (circa la metà del prezzo attuale) sul pieno di benzina
o gasolio e acquistare i-phone, televisori, cioccolata, abbigliamento e molti altri
prodotti “di largo consumo” a prezzi stracciati.
Quanto
ai tempi, difficile fare previsioni, ma c’è chi ipotizza la metà del 2014, per sfruttare
al massimo il potere di persuasione che avrà l’Italia col suo semestre di
presidenza dell’Unione europea. Più facile sostenere, invece, la necessità di
un fronte comune, soprattutto su piano politico, come quello che ha
caratterizzato gli ultimi tempi
sotto
la spinta della fortissima mobilitazione autogovernata dei Comitati popolari
per la Zona franca integrale.
Una
necessità evidenziata dallo stesso Cappellacci, secondo il quale “questa è una battaglia
che non appartiene a uno schieramento politico o a un altro, ma a tutto il
popolo sardo. Anche l’Europa è dalla nostra parte e sosterrà quella che è stata
e dovrà continuare a essere una coraggiosa battaglia di popolo, che vuole
vedere finalmente azzerato il peso dell’insularità”. Grande soddisfazione è stata
espressa anche da Lucio Artizzu (che ha lasciato FLI per tornare al Pdl),
che
chiede “ai parlamentari sardi, nessuno escluso, di attivarsi subito affinché la
legge sia approvata al più presto dal Parlamento.
Noi
vigileremo – ha dichiarato – e sia chiaro che siamo pronti a fare le barricate”.
Molti gli esponenti della politica regionale che hanno voluto commentare l’avvenimento:
da Efisio Arbau (La Base, “occorre mettere pressione sul Governo”) a Pietro Pittalis
(Pdl, “è un primo risultato epocale”), da Michele Cossa (Riformatori, “può
essere
l’inizio
della rinascita dei sardi e delle imprese”) a Giampaolo Diana (Pd, “ci siamo astenuti
in Commissione, ma siamo pronti a votare la legge, a condizione che il
presidente Cappellacci spieghi, dati alla mano, i benefici e i costi della zona
franca”), da Antonio Peru (Pdl, “l’isola non chiede vantaggi, ma parità di
trattamento e condizioni”) a Edoardo Tocco (“grande soddisfazione, speriamo che
la mancanza di una guida autorevole all’Autorità portuale non rappresenti un
ostacolo”).
Il vento dell’ottimismo, insomma, soffia sulle speranze dei sardi.
Unica
voce fuori dal coro quella di Mauro Pili, deputato sardo fondatore del
movimento “Unidos”, secondo il quale “chi dice che la Zona franca possa
generare nuovi investimenti dice una stupidaggine, perché lo sgravio fiscale da
solo non è sufficiente ad abbattere i costi dei trasporti e dell’energia”.
Gherardo
Gherardini