giovedì 7 novembre 2013

Sardegna zona franca?


dal Messaggero Sardo On Line
La Commissione Autonomia del Consiglio regionale ha approvato una proposta di legge 
nazionale per modificare lo Statuto perché l’ Isola possa diventare territorio extradoganale



di Gherardo Gherardini

Stavolta l’enfasi non è fuori luogo perché definire “storica”, per la nostra Isola, la data del 10 ottobre è quanto mai appropriato. La notizia, che ha avuto ampia risonanza sulla stampa e nelle televisioni locali, merita infatti tutta l’attenzione che le è stata dedicata: si tratta dell’approvazione, da par te della commissione Autonomia e Riforme del Consiglio regionale, della proposta di legge nazionale che prevede l’istituzione della Zona franca integrale in Sardegna. Un’approvazione con i voti del Centrodestra e del PSd’Az, l’astensione del Pd e il voto contrario di
Mario Diana (Sgd). La normativa approvata (concordata con i rappresentanti dei Comitati per la Zona franca della Sardegna: Maria Rosaria Randaccio, Francesco Scifo e Andrea Impera) prevede una nuova formulazione dell’art. 12 dello Statuto, che dovrebbe diventare come segue: “Il territorio della Regione autonoma della Sardegna è posto fuori dalla linea doganale e costituisce zona franca interclusa dal mare circostante: i punti di entrata e di uscita sono individuati nei porti e aeroporti della Sardegna. La zona franca della Sardegna è disciplinata dalle leggi fiscali dello Stato italiano e dell’Unione europea che si applicano ai territori extradoganali…”. Vale a dire Livigno, Campione d’Italia, le acque nazionali del lago di Lugano, Gorizia, Savona d’Isonzo, e, soprattutto, la Valle d’Aosta.
Inizia così il percorso che, dopo 65 anni di attesa, fra partenze false, clamorosi fallimenti e contrasti di ogni tipo sul modello da attuare, cancella definitivamente i “punti franchi” previsti dallo Statuto del 1948 (peraltro mai messi a regime) e punta alla costituzione di un’isola “extradoganale”. Dopo il via libera della Commissione consiliare, è arrivato anche il parere favorevole del Consiglio delle Autonomie locali, riunitosi a Oristano il 19 ottobre.
Le prossime tappe: il provvedimento tornerà quanto prima in Commissione per la definitiva approvazione, per poi approdare nell’aula del Consiglio regionale per la discussione e il voto finale.
La nuova legge dovrà quindi essere trasmessa al Parlamento, che a sua volta dovrà approvarla sia alla Camera che al Senato.
Infine, spetterà al Governo nazionale spedire il provvedimento a Bruxelles e chiedere agli altri Stati dell’Ue l’inserimento della “Sardegna extradoganale” nel Codice doganale comunitario, da cui finora è stata esclusa.
Quali i vantaggi di questa scelta? “La zona franca è una giusta compensazione per gli svantaggi derivanti all’insularità ed è una componente essenziale per far ripartire l’economia”, ha osservato il presidente della Regione, Ugo Cappellacci. “Questa legge – ha detto Ignazio Artizzu, presidente della Commissione – attribuisce alla Sardegna la sovranità doganale e fiscale. Il che vuol dire che la Regione avrà la facoltà di ridurre il carico fiscale per le imprese e, attraverso la leva delle accise, i prezzi per i consumatori”.
Proviamo a fare qualche esempio: se la nostra isola diventasse a tutti gli effetti una zona franca integrale, le imprese pagherebbero meno tasse, le merci sarebbero liberate dal peso di dazi, imposte indirette (vedi Iva) e accise, i sardi potrebbero risparmiare (circa la metà del prezzo attuale) sul pieno di benzina o gasolio e acquistare i-phone, televisori, cioccolata, abbigliamento e molti altri prodotti “di largo consumo” a prezzi stracciati.

Quanto ai tempi, difficile fare previsioni, ma c’è chi ipotizza la metà del 2014, per sfruttare al massimo il potere di persuasione che avrà l’Italia col suo semestre di presidenza dell’Unione europea. Più facile sostenere, invece, la necessità di un fronte comune, soprattutto su piano politico, come quello che ha caratterizzato gli ultimi tempi
sotto la spinta della fortissima mobilitazione autogovernata dei Comitati popolari per la Zona franca integrale.
Una necessità evidenziata dallo stesso Cappellacci, secondo il quale “questa è una battaglia che non appartiene a uno schieramento politico o a un altro, ma a tutto il popolo sardo. Anche l’Europa è dalla nostra parte e sosterrà quella che è stata e dovrà continuare a essere una coraggiosa battaglia di popolo, che vuole vedere finalmente azzerato il peso dell’insularità”. Grande soddisfazione è stata espressa anche da Lucio Artizzu (che ha lasciato FLI per tornare al Pdl),
che chiede “ai parlamentari sardi, nessuno escluso, di attivarsi subito affinché la legge sia approvata al più presto dal Parlamento.
Noi vigileremo – ha dichiarato – e sia chiaro che siamo pronti a fare le barricate”. Molti gli esponenti della politica regionale che hanno voluto commentare l’avvenimento: da Efisio Arbau (La Base, “occorre mettere pressione sul Governo”) a Pietro Pittalis (Pdl, “è un primo risultato epocale”), da Michele Cossa (Riformatori, “può essere
l’inizio della rinascita dei sardi e delle imprese”) a Giampaolo Diana (Pd, “ci siamo astenuti in Commissione, ma siamo pronti a votare la legge, a condizione che il presidente Cappellacci spieghi, dati alla mano, i benefici e i costi della zona franca”), da Antonio Peru (Pdl, “l’isola non chiede vantaggi, ma parità di trattamento e condizioni”) a Edoardo Tocco (“grande soddisfazione, speriamo che la mancanza di una guida autorevole all’Autorità portuale non rappresenti un
ostacolo”). Il vento dell’ottimismo, insomma, soffia sulle speranze dei sardi.
Unica voce fuori dal coro quella di Mauro Pili, deputato sardo fondatore del movimento “Unidos”, secondo il quale “chi dice che la Zona franca possa generare nuovi investimenti dice una stupidaggine, perché lo sgravio fiscale da solo non è sufficiente ad abbattere i costi dei trasporti e dell’energia”.

Gherardo Gherardini