mercoledì 3 luglio 2013

Linguaggio

Il linguaggio è la capacità dell'uomo di comunicare per mezzo di un codice complesso, cioè una lingua. Spesso con linguaggio ci si riferisce in generale a un sistema di comunicazione: si veda "linguaggio animale", "linguaggio del corpo", "linguaggio dei computer", "linguaggio dei fiori".[1]
schema di comunicazione (sec. Schulz.)


Il linguaggio è una prerogativa dell'uomo, senza di esso, probabilmente, non sarebbe tale. Non esiste infatti in nessun altro essere vivente un linguaggio simile per complessità e livello di elaborazione.
Esistono due differenti teorie sull'origine del linguaggio umano,
-      la prima che parla del linguaggio come innato,
-      l’altra come una abilità appresa.
Un'altra incertezza è se le tante lingue moderne derivino da una sola comune lingua originaria (ipotesi monogenetica) oppure da diversi e vari ceppi primordiali (ipotesi poligenetica). Non c’è dubbio, comunque, che le lingue esistenti sono il risultato di un processo di differenziazione avvenuto nel corso dei millenni.
A sostegno della teoria dell'origine sociale (quindi, appresa) del linguaggio, vi fu il caso clamoroso del "ragazzo selvaggio" scoperto nel 1828 in Francia, che per i primi dodici anni di vita era vissuto allo stato brado, unicamente a contatto con gli animali. Nonostante tutti gli sforzi dell'équipe dello psicologo Jean Marc Gaspard Itard, il "selvaggio dell'Aveyron" non fu in grado di articolare null'altro che qualche parola. Gli esperti conclusero che nella formazione dell'intelligenza e del linguaggio, la socializzazione e l'interazione con l'ambiente sono fondamentali dal primo giorno di vita.[2]
Il primo a dimostrare che il linguaggio rappresenti una risorsa importante nello sviluppo intellettivo, vista la sua funzione mediatrice tra l'ambiente e l'essere umano, fu Ivan Pavlov, che effettuò lunghi studi ed esperimenti sulle percezioni e rappresentazioni mentali, oltre che sulle elaborazioni dei segnali, dai quali si formano i concetti.
Importanti ricerche in questo ambito furono realizzate da Jean Piaget, il quale sostenne la presenza di due fasi fondamentali di sviluppo: la prima è quella del linguaggio egocentrico (0-6 anni), costituito, per lo più, da ecolalie e monologhianimismo e attribuzione ai nomi degli oggetti di una concretezza non reale; la seconda fase si espande nel linguaggio sociale, che prevede dialoghi e comunicazioni bilaterali.
Bernstein elaborò la teoria che indicava nello stretto legame fra ambiente (familiare) e orientamento, influenzato dal ceto e dalla tipologia professionale, il tipo di linguaggio, forbito, ricco oppure povero e concreto, sviluppato dagli individui.[3]
Noam Chomsky afferma che le analogie strutturali che si riscontrano nelle varie lingue, fanno ritenere che vi sia una grammatica universale innata fatta di regole che permettono di collegare il numero limitato di fonemi che gli organi vocali della specie umana sono in grado di produrre. I biologi evoluzionisti hanno avanzato una teoria, che darebbe un fondamento evolutivo alla predisposizione umana alla lingua, basandosi su due concetti:
1.  In primo luogo, tengono conto dei vantaggi evolutivi e quindi presuppone una naturale selezione della specie umana che era in grado di comunicare a scapito degli ominidi precedenti.
2.  In secondo luogo, si tiene conto di come dei disturbi grammaticali che si riscontrano in alcuni individui siano a carattere ereditario e quindi abbiano fondamento genetico.

Tipi di linguaggio
Linguaggio verbale 
Linguaggio orale: la forma orale è caratterizzata da precisissime sequenze articolatorie, a carico soprattutto di bocca, faringe e laringe, che realizzano sofisticati programmi motòri (prassie verbali) provenienti dalla corteccia cerebrale (principalmente le aree motorie e pre-motorie del lobo frontale sinistro). Questi gesti (gestures) articolatori comprendono il contorno intonativo e l'accento di forza (stress), dipendenti principalmente dall'aria espiratoria controllata dalla muscolatura toracica. Può essere presente anche un accompagnamento gestuale, realizzato in genere da braccia e volto (movimenti che originano da aree diverse, sullo stesso lobo frontale sinistro). La comprensione del linguaggio orale avviene, per il tramite del sistema uditivo, nelle zone temporali e temporo-parietali della corteccia cerebrale, prevalentemente nell'emisfero sinistro.
·         Linguaggio scritto: la forma scritta — secondaria e dipendente da quella orale in tutte le culture — è ugualmente imperniata su prassie articolatorie, ma realizzate tipicamente dalla mano destra (nel caso si usino matita o penna). In individui destrimani è ancora dalla corteccia motoria sinistra che originano i programmi motori. La comprensione della forma grafica avviene nelle aree corticali associative dell'emisfero sinistro (presumibilmente nell'area di Wernicke, o nelle sue vicinanze).
·         Linguaggio comune: è il linguaggio, sia orale che scritto, prevalente in una determinata comunità di persone.
Il linguaggio di ogni individuo cambia registro a seconda dell’interlocutore o degli interlocutori che ha di fronte.
·         linguaggio privato/pubblico; Il linguaggio privato è meno attento alla correttezza delle forme grammaticali sintattiche, fa molta più attenzione ai segnali non verbali di approvazione/disapprovazione degli interlocutori. Quello pubblico, invece, è molto formale/impersonale sia perché non è rivolto a una serie di persone ben individuate, sia perché richiede un maggiore controllo lessicale/grammaticale.
Vygotskij sottolinea la differenza tra:
·         Linguaggio privato: può contenere un numero (comunque limitato) di ripetizioni, parole senza senso che ha funzione di modulazione del carattere nel bambino e man mano si apre agli altri.
·         Linguaggio sociale: è quello utilizzato con altre persone; a 4 anni il bambino padroneggia la quasi totalità degli allofoni, dei fonemi e delle regole grammaticali (morfosintattiche) della propria lingua madre, sia in produzione sia in comprensione.

Linguaggio non verbale 
L'uomo possiede, oltre a un linguaggio verbale assai articolato, diversi linguaggi non verbali che si possono esprimere con movimenti del corpo, soprattutto delle braccia e della faccia. Vi sono inoltre degli atteggiamenti para-linguistici (intonazionepiantorisosbadigliosospirointerruzione), che servono, da soli o insieme al linguaggio orale, a esprimere le proprie emozioni.
Tra i linguaggi non verbali sono da prendere in considerazione anche l'uso dello spazio (una stanza più grande a una persona più importante, il tenere a distanza una persona in segno di rispetto o starle vicino in segno di confidenza) e la postura, oltre anche all'utilizzo di certi artefatti, come abiti e cosmetici che molto spesso servono più delle parole.
Un importante linguaggio non legato alla capacità di sentire o di parlare è la lingua dei segni. Essa è una vera e propria lingua naturale: esperimenti di neurolinguistica dimostrano che la lingua dei segni coinvolge le stesse aree cerebrali di una lingua naturale.
1.    ^ Giorgio Graffi, Le lingue e il linguaggio. Introduzione alla lingusitica, Milano, Bologna, Il Mulino, 2002.
2.    ^ "Psicologia dello sviluppo ed educazione" di Orsola Coppola, ediz. SImone, Napoli, 1999 (pag.140 - voce "Le ricerche sul linguaggio verbale")
3.    ^ "Psicologia dello sviluppo e educazione" di Orsola Coppola, ediz. SImone, Napoli, 1999 (pag.140 - voce "Le ricerche sul linguaggio verbale").