Ricevo ora - e subito volentieri pubblico sul mio WebBlog - questo saggio sull'origine più probabile di alcuni termini, nomi e cognomi sardi e sui loro presunti rapporti con il basco, con un caro saluto ed un ringraziamento al Prof. Pittau.
LA LINGUA DEI PROTOSARDI
E QUELLA DEI BASCHI
di Massimo Pittau
Connessioni
fra alcuni relitti della lingua dei Protosardi – che io ho cominciato a
chiamare “Sardiani” per distinguerli dagli storici e odierni “Sardi” – erano
state già proposte dal linguista tedesco Max Leopold Wagner, soprattutto nelle
sue opere La Lingua Sarda - storia
spirito e forma (Berna 1951, sigla LS)
e Dizionario Etimologico Sardo, I-III
(Heidelberg 1960-1964, sigla DES), e pure da quello svizzero Johannes Hubschmid, Sardische Studien (Bern 1953, sigla SSt). Non erano
molte quelle connessioni e il Wagner, nella Appendice del suo Dizionario (vol. II), alcune le aveva
lasciate cadere del tutto.
In seguito io ho ripreso quelle connessioni
nelle mie opere Dizionario della Lingua
Sarda – significato e origine, I-II (Cagliari 2000, 2002; sigla DILS), La Lingua Sardiana o dei Protosardi (Cagliari 2001, sigla LISPR) e infine nel
mio Nuovo Vocabolario della Lingua Sarda,
2013, inserito in Internet; sigla NVLS),
alcune respingendole, altre aggiungendole.
In virtù di questi miei studi, successivi a
quelli del Wagner e dello Hubschmid, io mi sono convinto che le connessioni tra
i relitti della lingua dei Protosardi e appellativi della odierna lingua basca
siano solamente i seguenti:
carba,
carva «ramo d'albero», che è
da confrontare con gli asturiani carba
«sterpeto», garbu, gárabu «legna
minuta», basco karbasta «palo
provvisto di rami», provenzale garbo
«tronco d'albero cavo» (SSt; LISPR).
Si deve però considerare che questa connessione dell’appellativo protosardo con
quello basco non è affatto esclusiva od univoca.
costi,
cóstiche, cóstighe «acero
trilobo» (Acer Monspessulanum L.) e
«bòssolo» (Buxus sempervirens L.),
che è da confrontare col greco ákastos
«acero» (di origine ignota; DELL s.
v. acer) e inoltre col basco gastigarh, astigarh «acero». Si deve ancora considerare che anche
questa connessione dell’appellativo protosardo con quello basco e con quello
greco non è esclusiva od univoca. Questa connessione inoltre induce a pensare a
un fitonimo risalente al cosiddetto sostrato linguistico preindoeuropeo o
“mediterraneo”, cioè a quelle lingue che si parlavano attorno al bacino del
Mediterraneo prima che vi arrivassero i popoli indoeuropei, cioè i Greci, i
Latini, gli Italici, i Celti, gli Slavi, ecc. Questo fitonimo “mediterraneo”
pertanto risulta conservato in Grecia, in Sardegna e in Iberia.
cúccuru,
cúccaru, cúguru «sommità
della testa, cranio, cocuzzolo, cima di collina o di monte, colmo», che è da
confrontare col còrso cúcculu
«vetta», coi toscano cocoruzzo «cima
di monte a forma di pera, cocuzzolo», manfredonino e tarantino cóccoro «cranio, sommità del capo»,
siciliano cúrucu «estremità o culatta
di un pane bislungo», e inoltre con gli spagnolo salm. cocorina «sommità del capo», catalano cocoronell «sommità del capo; estremità di una cosa», basco kukurh «cresta», asturiano cucuruta «cima», antico provenzale cuguro(n) «sommità della testa». Si
consideri però che la connessione dell’appellativo protosardo con numerosi
altri dell’area mediterranea centro-occidentale induce a pensare ancora a un
appellativo del sostrato “mediterraneo”.
Gabaru (Gábaru)
(rivo in agro di Sassari). Il nome del corso d'acqua è da connettere con quello
pirenaico antico Gabarus, Gaverus,
odierno Gave de Pau (Francia), col rivus de Gavere [oggi la Gavère (Gers)], col bearnese antico gaver «fiume», moderno gab «torrente» ed infine col basco gavarra «rivo» (G. Paulis, NLS, XX). Anche in questo caso però si
deve considerare che la connessione dell’appellativo protosardo con quello
basco non è esclusiva od univoca.
ghiddostre,
qiddostre «erica arborea,
scopa da ciocco», che è da confrontare col basco gíllar, ilhar «erica».
Invece questa connessione protosardo-basca è esclusiva od univoca
.
golósti,
(g)olósti(u), (g)olóstri, bolóstiu
«agrifoglio» (Ilex aquifolium L.),
che è da confrontare col greco kélastros
«agrifoglio» (di origine ignota; GEW,
DELG), col basco gorosti, col navarrese golostia, gorostia «agrifoglio» (DILS,
LISPR). Anche in questo caso si deve considerare che la connessione dell’appellativo
protosardo con quello basco e con quello greco induce a pensare a un fitonimo
“mediterraneo” conservato in Grecia, in Sardegna e in Iberia.
troccu «dirupo, burrone, strapiombo, forra di montagna», (Orgosolo) trolqu «canalone, dirupo per mondezzaio»,
(Dorgali) trohu «solco sul terreno
scavato dall'acqua»; "probabilmente
preromano" per il Wagner (DES II
522), che accetta l'accostamento fatto da J. Hubschmid (SSt 42 seg.) col basco troka «barranco, encañada» e con lo
spagnolo settentrionale torco, torca
(DILS, LISPR). Pure questa
connessione protosardo-basca è esclusiva od univoca
.
thurru, turru, tzurru, zurru, ciurru «rigagnolo, rivolo, cascata,-ella», che è da
confrontare col basco txurru «cascata
d'acqua», «fonte», con lo spagnolo chorro
«getto o cascata d'acqua» (DECH II 394-395) e infine col lat. tullius «getto, zampillo, cascatella»
(di origine ignota; DELL), tutti e
tre di probabile origine “mediterranea” (M.P.) Anche questa connessione protosardo-basca non è esclusiva od univoca.
Dall’elenco
va invece eliminato il fitonimo sardo ogliastrino eni, énis «tasso» (Taxus baccata L.), perché la sua
supposta connessione col basco (h)agin
«tasso», lascia molto a desiderare sul piano fonetico, mentre è molto più
stringente con l’albanese eniё, veniё «tasso» (A. Areddu). In realtà di
tratterà di un fitonimo “mediterraneo” conservato sia in Illiria sia in
Sardegna.
Conclusioni:
I) Gli appellativi in questione sono quasi tutti fitonimi o “nomi di piante”; e
se ne capisce bene il motivo: gli Indoeuropei, arrivando nelle terre del bacino
del Mediterraneo, trovarono piante che essi prima non conoscevano nella loro
sedi originarie, per cui furono costretti a chiamarle col nome con cui le
chiamavano gli indigeni.
II)
Solamente due connessioni protosardo-basche sono esclusive od univoche: ghiddostre/gíllar
«erica», troccu/troka «dirupo», e tale numero è così esiguo che induce ad escludere con assoluta
decisione che il protosardo e il basco fossero lingue imparentate fra loro. Ed
allora come si può spiegare l’esistenza di queste due sole isoglosse relative a
lingue molto distanti e molto differenti tra loro? A mio giudizio si può
spiegare nello stesso identico modo in cui abbiamo visto che si spiegano altri
casi visti: si tratta di appellativi che sono relitti del sostrato
“mediterraneo” preindoeuropeo, che però in questi due casi risultano essersi
conservati in Italia, in Sardegna e in Iberia.
*
* *
Ancora
da escludersi con assoluta decisione è la ipotesi - che è stata avanzata di
recente - dell’origine “paleobasca” oppure “iberica” di un certo numero di
cognomi sardi.
In
tutto il dominio linguistico romanzo e cattolico, nella immensa maggioranza i
cognomi hanno avuto un’origine recentissima, dato che risalgono appena
all’epoca postridentina, cioè al periodo posteriore al Concilio di Trento
(1543-1567 d. C.), quello che impose ai parroci l’obbligo di compilare i
registri parrocchiali. Prima di allora dappertutto i cognomi nella grande
maggioranza dei casi, non erano altro che “soprannomi” personali, facenti riferimento
a qualità fisiche o morali di ciascun individuo, alla sua figliolanza, alla sua
terra di origine, e come tali raramente si trasferivano di padre in figlio.
Oltre
a ciò, a prescindere da elucubrazioni pseudo-metodologiche che sono state
prospettate, anche per la storia dei cognomi si deve applicare la “norma della
economicità”, quella che, in una qualsiasi disciplina o scienza, prevede e
prescrive che fra più soluzioni di un problema vada privilegiata la soluzione
più economica, quella più facile, quella più evidente. “Norma della
economicità” che spinge a ritenere che in una terra linguisticamente neolatina
o romanza come è la Sardegna, l’origine dei cognomi vada ricercata nella lingua
latina, tuttora presente dappertutto nell’Isola, anche nella toponimia [nella
mia recente opera I toponimi della
Sardegna – Significato e origine, 2 Sardegna centrale, Sassari, 2011, EDES
(Editrice Democratica Sarda), sigla TSSO]
ho trovato che dei circa 20 mila toponimi sardi studiati l’83% sono di origine
latina e solamente il 13% sono di origine prelatina!).
Per questa ovvia e importante considerazione
non hanno affatto origine paleobasca od iberica, ma hanno origine latina oppure
neolatina (cioè catalana o spagnola o italiana) gli odierni cognomi sardi:
Ardu (Aidomaggiore, Cuglieri, Iglesias, Macomer,
Nùoro, Oristano, Orosei, Sagama, Scano M.): 1) può corrispondere al nome di due
villaggi mediev. Ardu, uno vicino ad
Iglesias e l'altro vicino a Sassari (Day 21,
95), indicando in origine la nascita di un individuo in una di quelle
località (CDS II 45, anno 1410); 2)
può essere una variante dei cognomi Gardu
e Cardu e pertanto significare
anch'esso «cardo»; 3) in subordine potrebbe essere la versione sarda del nome
pers. masch. Aldo (vedi Aldu).- È documentato in tutti i
condaghi.
Areste, Aresti
(Iglesias, Oristano, Sorso,
Uras): corrisponde all'aggettivo areste/i
«agreste, selvatico, indomito, rude, rozzo», che deriva dal lat. agrestis-e (DILS).
Asuni (Isili, Lanusei, Lotzorai, Serdiana,
Tadasuni): corrisponde al nome del villaggio Asuni (prov. di Oristano) e in origine indicava la nascita di un
individuo in quel sito (DILS II 542).
Vedi Asunis, Az(z)uni, Atzuni, Suni².
Cara (Barì S., Gergei, Lanusei, Lodè, Oristano, Serrenti, Siniscola): corrisponde all’appellativo cara «faccia, viso», che deriva dal lat. cara (REW 1670); è documentato nelle Carte Volgari AAC XVII, nel Condaghe di Bonarcado 128 e nel CDS II 43) (vedi Caredda); 2) in subordine può anche essere un cognome propriamente italiano corrispondente al femm. dell'aggettivo caro-a (DCI 94-95) (vedi Carella³).
Carta (diffuso in tutta l'Isola): 1) può corrispondere all’appellativo carta «carta, contratto, atto notarile o amministrativo», che deriva dal corrispondente italiano (DILS) (è documentato nei Condaghi di Silki e di Salvennor, nel Codice di Sorres e nel CDS II 43); 2) può corrispondere all’appellativo sardo carta «misura lineare determinata dalle quattro dita della mano unite», il quale deriva dal lat. quartus-a (DILS).
Cara (Barì S., Gergei, Lanusei, Lodè, Oristano, Serrenti, Siniscola): corrisponde all’appellativo cara «faccia, viso», che deriva dal lat. cara (REW 1670); è documentato nelle Carte Volgari AAC XVII, nel Condaghe di Bonarcado 128 e nel CDS II 43) (vedi Caredda); 2) in subordine può anche essere un cognome propriamente italiano corrispondente al femm. dell'aggettivo caro-a (DCI 94-95) (vedi Carella³).
Carta (diffuso in tutta l'Isola): 1) può corrispondere all’appellativo carta «carta, contratto, atto notarile o amministrativo», che deriva dal corrispondente italiano (DILS) (è documentato nei Condaghi di Silki e di Salvennor, nel Codice di Sorres e nel CDS II 43); 2) può corrispondere all’appellativo sardo carta «misura lineare determinata dalle quattro dita della mano unite», il quale deriva dal lat. quartus-a (DILS).
Chere (Orani, Silanus): probabilmente corrisponde allo spagn. Cheres, vezzeggiativo del nome pers.
femm. Mercedes. Vedi Cheri.
Doi (Desulo) corrisponde a uno dei numerosissimi
vezzeggiativi del nome personale Sarbadore,
Serbadore/i «Salvatore». Vedi Dore,
Foi(s).
Locche, Loche
(Cagliari, Cabras, Cuglieri, Fonni, Irgoli, Loculi, Macomer, Oliena, Oristano,
Orosei, S. Caterina P., Tonara) corrisponde al nome pers. masch. Eloches, Iloche (Bitti, Mamoiada), che è
quello del personaggio biblico Enoch).-
È documentato nel Condaghe di Silki 437
come Locche e in quello di Bonarcado come Loce, Loke, Loqu, nel CDS II
44 per l'anno 1410 come Loche e Loquee. Vedi Loca³, Lochi², Locci².
Loi (diffuso in tutta l'Isola): 1) Se è pronunziato Lòi (con la ò aperta), corrisponde all'accorciativo di Ballòi, che è il vezzeggiativo campidanese del nome pers. Sarbadòri «Salvatore»; 2) Se è
pronunziato Lói (con la ó chiusa), è una variante grafica del
cognome Loy e pertanto significa
anch'esso «Eligio» (Porru 629) (vedi Aloi); 3) può anche corrispondere al
nome del villaggio mediev. Loi, Loy
(Wolf 41, 57), ormai scomparso,
indicando in origine la nascita di un individuo in quel sito (è documentato nel
CDS II 44 per l'anno 1410 come de Loy).-
Masala
(Másala) (diffuso in tutta
l'Isola): 1) Può derivare dal cognomen
lat. Massula (RNG; UNS 161); 2) Può
corrispondere al nome di una località Masala
nei pressi di Cossoine, citata nel Condaghe
di Trullas 70, 179.- È documentato nei Condaghi
di Silki (CSPS 9, 68, 202, 253, 281, 356, 361), di Trullas (CSNT² 37, 186, 308) e di Salvennor (CSMS 173), nel
Codice di Sorres (275) e nel CDS II
44.
Masia
(Masía) (Abbasanta, Bonorva,
Lanusei, Oristano, ecc.): 1) Può corrispondere al nome del villaggio mediev. Masia (Wolf 43), ormai scomparso, indicando in origine la nascita di un
individuo in quel sito; 2) Può essere un cognome catalano-spagnolo
corrispondente all’appellativo masia
«masseria, podere, casa di campagna»; 3) può essere una variante del cognome Maxia (vedi).
Mele (diffuso in tutta l'Isola): corrisponde al
log. mele «miele», il quale deriva
dal lat. mel (DILS) (è documentato
nel CDS II 44 per l'anno 1410). Vedi Melette, Meli, Melinu.
Mula(s) (Bitti, Dorgali, Ghilarza, Iglesias, Irgoli,
Macomer, Mamoiada, Oliena, Oristano, Orosei, S. Maria Navarrese, ecc.):
corrisponde all’appellativo mula
«mula», che deriva dal lat. mula (DILS)
(è documentato nel Condaghe di Bonarcado
e nel CDS II 45) (vedi Mua, Mulas,
Muledda).
Nela (non Nele!)
corrisponde all’appellativo di Sindia sa nela «la volpe», il quale è da
riportare all’appellativo sardiano o protosardo masch. unele «volpe»,
che è frequente nella toponimia della Sardegna centrale, quasi sempre in
composizione con altri appellativi: cfr. i toponimi Anela (Comune di A.), Gutturunele
(Oliena/Orgosolo) «viottolo della
volpe», Maraunele (Orgosolo) «palude della volpe», Badu (‘e) sa nele «guado della volpe»
(Orani), Montiqinele (Oliena) «monticello della volpe», Tanaunella (Budoni) «tana o cala della
volpe», Tramassunele (Fonni)
«tamerice della volpe», Taunele (Bitti)
[= ta unele «la volpe», ta- articolo sardiano; LICS II cap. III].
Nioi,
Niffoi, Nivoi (Barbagia):
possono essere i vezzeggiativi del nome pers. Nigola «Nicola». Vedi Nivola.
Noli (Olzai, Orani, Orgosolo, Ottana, S. Teodoro, Sarule, Sindia,
Siniscola, Tiana, Tortolì, Tula): probabilmente significa «Anatolio», derivando
dal lat. eccl. Anatolius in caso
vocativo. Vedi Nolis, Nolli, Nuvoli.
Ortu (Bolotana, Cagliari, Oristano, Orotelli, Tortolì): corrisponde
all’appellativo ortu «orto», che
deriva dal lat. hortus (DILS).- È
documentato nei Condaghi di Silki e di
Salvennor.
Soro (Sòro) (Abbasanta, Borore, Nùoro, Oristano,
Tertenia, ecc.): 1) può essere una variante del cognome Soru (Sóru) (vedi) italianizzato nella vocale finale; 2) potrebbe
corrispondere ad alcuni toponimi còrsi Soro,
indicando in origine la nascita di un individuo in una delle corrispondenti
località (DCSC); 3) può essere un
cognome forestiero attestato a Madrid e a Barcellona.- È documentato nel Codice di Sorres 155, 158.
Suni (Cagliari): 1) corrisponde al nome del paese
di Suni, nella Planargia e in origine
indicava la nascita di un individuo in quel sito (è documentato nel Condaghe di Silki 147, 148, 264 come Sune e nel Condaghe di Trullas 298 come Sunni);
2) in subordine può corrispondere a una forma aferetica del cognome Asuni (vedi).- Vedi Di Suni.
Tocco (Galtellì, Genoni, Isili, Laconi, Nùoro, Nurallao, Oristano,
Orroli, Tonara, Tortolì, Uras, ecc.): è un cognome propriamente italiano, il
quale: 1) può corrispondere all’appellativo tòcco
«pezzo» oppure «specie di cappello» oppure «randello»; 2) può corrispondere
all’appellativo tócco «toccamento»,
«colpo»; 3) può anche corrispondere al nome dei borgo di Tocco (prov. di Benevento) indicando in origine la nascita di un
individuo in quella località.
Uras (Arzana, Baunei, Cuglieri, Macomer, Nùoro, Oristano):
corrisponde al nome del paese di Uras
(prov. di Oristano) e in origine indicava la nascita di un individuo in quel
sito; è documentato nel Condaghe di
Bonarcado, nel Codice di Sorres e
nel CDS II 43, 44. Il toponimo Uras è da riportare all’appellativo aúra, ura «augurio, vaticinio, fortuna, sorte» (al plur.), che deriva da
un verbo *aurare, a sua volta dal
lat. a(u)gurare (CVS² 25, DitzLcs, VOSLI,
DES I 152), per cui ha una valenza e finalità teoforica o sacrale.
Usai (Usái) (Cuglieri, Dorgali, Galtellì, Ilbono, Isili,
Lanusei, Nùoro, Oristano, Tortolìe, ecc.): è una variante del cognome Gusai e corrisponde al fitonimo sardiano
o protosardo gusaju «aglio angolare»
(DILS, NVLS); è documentato nel Condaghe di Bonarcado 11, 84, 88, 100, 205 come Usay.
Massimo Pittau