Un esempio, direi divertente, di falso ideologico,
ottenuto per commistione impropria di elementi biologici ed elementi archeologici,
in questo caso senza troppe pretese: una patacca quasi innocente...
Però c'è tutto: il libro, la presentazione dell'autrice con i propri riferimenti scientifici
e le ipotesi un po' farneticanti dell'editore.
Posted by: barbara
Dal sito www.acam.it
Di Enrico Galimberti, collaboratore di Mistero
Dopo decenni di tentativi da parte di archeologi e
studiosi, il Disco di Festo ha finalmente il suo decifratore.
La giovane ricercatrice Barbara Gagliano, autrice del
libro: “Il Disco di Festo: Chiave delle malattie genetiche”, racconta la
straordinaria avventura vissuta attraverso il lavoro di decodifica del prezioso
reperto di origine minoica.
Per comprendere l’importanza del Disco di Festo e della
sua misteriosa conoscenza
– ci spiega Barbara – dobbiamo addentrarci nel genoma umano e cercare di
comprendere come funziona il nostro DNA. L’acido desossiribonucleico (ovvero il
DNA) è formato da due nucleotidi, cioè due stringhe/filamenti. Nel nostro disco di Festo i due filamenti vengono
rappresentati uno su ogni lato. Questi due nucleotidi a forma di spirale sono
la rappresentazione materiale delle forze Yin e Yang, il maschile e il
femminile, che si muovono con polarità opposte. I nostri antenati, come se avessero utilizzato una
grande lente di ingrandimento, hanno fotografato il processo di meiosi durante
il quale, all’atto del concepimento, l’informazione di origine materna e quella
di origine paterna si fondono per dare vita ad una nuova creatura: il lato A
del disco contiene l’informazione materna, il lato B l’informazione paterna.
Cromosoma per cromosoma, i nostri progenitori ci hanno
tramandato il segreto della vita
descrivendo esattamente come avviene l’incastro dei geni dal momento in cui le
due informazioni genomiche si incontrano e comincia a formarsi l’embrione. Il
codice racchiuso nel disco rappresenta 23 cromosomi da un lato e 23 dall’altro:
in realtà, il codice usufruisce di 30 frammenti per descrivere l’informazione
genomica portata dal padre e 31 per quella della madre. Da questo dato, grazie
all’aiuto di testi biblici ed ebraici, l’autrice è riuscita a comprendere che
il materiale genetico nella donna è maggiore rispetto all’uomo: questa
informazione è stata celata nel mito della costola di Adamo ed Eva. Se
osserviamo, infatti, i cromosomi X ed Y a confronto noteremo che Adamo ha una “costola”
in meno! I nostri antenati conoscevano perfettamente il segreto che si cela
dietro alla discesa dello spirito nel mondo della materia e hanno voluto
tramandarci questa informazione.
Nella raffigurazione del disco non tutti i cromosomi
sono rappresentati con un frammento di codice (per frammento s’intendono i simboli racchiusi all’interno di due
stanghette): molti cromosomi vengono rappresentati con due o più frammenti.
Quando ciò avviene, i nostri antenati stanno cercando di dirci che quel
cromosoma è fragile e in quel locus può avvenire una rottura: quando ciò
avviene siamo in presenza di una “delezione”, cioè il cromosoma si spezza e il
materiale genetico si disperde dando vita a disfunzioni genetiche. I nostri
antenati ci mostrano chiaramente in quali loci è possibile che avvenga la
delezione e ci spiegano quali sono le malattie che possono essere causate dalla
dispersione di questo materiale genetico. Un’altra cosa importante da capire
per comprendere il codice è il cosiddetto fenomeno del “crossing-over”: durante
il processo di meiosi i cromosomi si incontrano e hanno la possibilità di
scambiarsi materiale genetico. Quando ciò avviene, si darà vita, probabilmente,
ad una malattia genetica. Anche questo viene spiegato nel disco: quando in un
cromosoma troveremo il simbolo
dovremo comprendere che questo cromosoma ha in sé la possibilità di
interscambiare materiale genetico con gli altri, oppure potremo interpretarlo
anche come possibilità di “inversione” cromosomica: praticamente, il cromosoma
ha la possibilità di invertire la propria rotta!
Più mi addentravo nel codice e più rimanevo sorpresa ed
allibita – racconta ancora Barbara – sul come i nostri antenati avessero potuto
rappresentare così precisamente geni, particelle cellulari e molecole.
Grazie allo straordinario messaggio racchiuso nel
codice, Barbara ha potuto studiare malattie genetiche come la sclerosi laterale
amiotrofica, la sindrome di Down, l’acondrogenesi, la leucemia mieloide
cronica, il linfoma di Burkitt, l’autismo, la malattia di Tay-Sachs e tante
altre disfunzioni genetiche sotto una luce completamente nuova, che nulla ha a
che vedere con l’approccio scientifico utilizzato dall’umanità del nostro tempo.
E’ possibile che i nostri progenitori avessero voluto tramandarci un
messaggio comprensibile proprio nell’anno 2012, considerato l’anno del risveglio spirituale dell’umanità? E’
possibile che attraverso la decodifica di questi reperti si possa in realtà
dimostrare che una civiltà più avanzata della nostra sia già esistita o abbia
visitato il nostro pianeta in epoche antichissime?