Sfortunata Immortale:
Henrietta Lacks
Non molti la conoscono.
Henrietta, infatti è morta da molti anni, più precisamente
dal 1951: aveva solo 31 anni.
Molti di noi non erano neppure ancora nati.
Perché parlarne?
- Perché
Henrietta apparteneva a molte minoranze reiette, sfortunate, private dei loro
diritti: infatti era una donna, era orfana, era povera, era ignorante, era una
contadina in una piantagione di tabacco, era afro-americana, era malata di una
forma estremamente aggressiva di cancro della cervice.
- Perché
– malgrado tutto questo – Henrietta è davvero immortale e le dobbiamo molto.
La storia vera.
Henrietta Lacks non è neppure il suo vero nome originale.
Nacque con il nome Loretta Pleasant a Roanoke, in Virginia.
Neppure la famiglia conosce i motivi e le modalità del cambio di nome da
Loretta a Henrietta.
La madre – Eliza – morì di parto al decimo figlio. Il padre
John Randall Pleasant, non essendo in grado di curarsene, distribuì i figli tra
i parenti a Clover, Virginia.
Henrietta finì con il nonno, Tommy Lacks.
Sposò David Lacks, suo cugino, dopo avere avuto due figli da
lui: il primo a soli 14 anni. In tutto, ebbe 5 figli: l’ultimo circa cinque
mesi prima che le fosse diagnosticato il cancro.
Johns Hopkins Hospital.
Il 29 gennaio 1951, Henrietta andò in ospedale, perché
sentiva una tumefazione addominale ed aveva un sanguinamento abnorme e
abbondante. Pensava di essere nuovamente incinta. Il suo medico le fece un
esame per la sifilide (negativo) e la mandò nell’ospedale più vicino che
trattasse anche i negri.
Le fecero una biopsia della cervice uterina e scoprirono che
aveva un carcinoma epidermoide allo Stadio I. Henrietta subì l’inserzione di
tubi di radio (che allora si usava cucire in sede), poi fu dimessa con il
programma di successive radiografie e controlli. Intanto avevano fatto due
prelievi: uno della cervice sana ed uno della cervice cancerosa, senza il suo
preventivo permesso. Questi prelievi finirono in mano al dottor Gorge Otto Gey
e sono proprio quelle cellule che sarebbero diventate una linea di coltura cellulare
immortale.
Henrietta ritornò in ospedale per un successivo trattamento
il giorno 8 Agosto 1951, ricevette trasfusioni e trattamenti, ma le sue
condizioni peggiorarono, fino all’insufficienza renale, all'uremia terminale e alla morte.
L’autopsia mostrò che il cancro aveva metastatizzato tutto
il corpo.
Henrietta fu sepolta in una tomba senza lapide, per cui non
è certa l’identificazione che i suoi familiari ne fanno in una tomba presso
quella della madre.
La coltura.
G. Otto Gey scoprì che le cellule di Henrietta avevano una
particolarità, che nessuna coltura cellulare, fino allora, aveva mai
presentato: potevano restare vive indefinitamente in una coltura artificiale e
crescere (tutte le altre colture
morivano dopo alcuni giorni e la fatica per tenerle vive impediva qualsiasi
sperimentazione su di esse). Le
chiamò HeLa, dal nome della paziente: erano le prime cellule umane immortali,
utilissime per la sperimentazione. Negli anni 50 non esistevano i protocolli d'informazione obbligatoria del paziente che rientrano sotto il nome di "consenso informato". Probabilmente, nulla fu chiesto alla paziente e non molto le venne spiegato, Le sue condizioni di scolarità non le permettevano comunque di capire gran che.
Estrema utilità.
Il ceppo HeLa fu usato per 'testare' l’efficacia del vaccino
anti Polio di Jonas Salk nel 1954. La richiesta di cellule HeLa crebbe rapidamente da parte
di tutti i laboratori di ricerca nel Mondo intero.
Da allora, le cellule HeLa sono state usate:
- per
ricerca sul cancro,
- per
l’AIDS,
- per
gli effetti delle radiazioni ionizzanti,
- per
gli effetti delle sostanze tossiche,
- per
la mappatura genetica,
- per
gli studi sulla clonazione,
- per
la reattività delle cellule nello spazio, a gravità zero,
- per
la reattività in varie condizioni limite
ambientali,
- per
la sensibilità ad un’infinità di sostanze (colla, cosmetici, coloranti
alimentari e no, cerotti adesivi, sostanze volatili, etc)
- per
gli studi di infettivologia e di virologia.
Fino ad oggi, si calcola che siano state riprodotte più di
20 tonnellate di cellule. Esistono almeno 11.000 licenze che coinvolgono il
ceppo HeLa.
La famiglia.
Il segreto di Henrietta era stato mantenuto, facendo
circolare il nome di Helen Lane, oppure di Helen Larsen. Ma questo funzionò
solo per circa 24 anni.
Anche i familiari di Henrietta Lacks erano sempre stati
all’oscuro di tutto ciò: lo seppero finalmente solo perché negli anni 70
cominciarono a ricevere richieste da ricercatori che li interrogavano sulle
loro qualità genetiche (colore degli occhi e dei capelli, grado di parentela) e
che chiedevano loro di potere eseguire prelievi di sangue.
I familiari erano ignoranti e alcuni di loro non sapevano
neppure che cosa fosse una cellula. Ma la figlia Deborah si interessò
intensamente della questione materna: non aveva mai conosciuto la madre e
desiderava sapere se – attraverso quegli studi genetici – fosse possibile
capire qualche cosa di più su di lei. Quali fossero i suoi gusti, che colori le
piacessero, se le piacesse ballare. Aveva sofferto quando le avevano fatto le
biopsie? E – una domanda disperatamente umana, ma ovviamente senza risposta
positiva – se per caso fosse mai possibile clonarla e riaverla indietro.
I fratelli di Deborah, invece, si interessarono della
questione solo quando capirono che essa aveva risvolti economici: dopotutto le
HeLa erano oggetto di molteplici azioni di compravendita in tutto il mondo. I
motivi economici erano giustificati dal fatto che la famiglia Lacks era sempre
stata molto povera: nessuno di loro si poteva permettere un’assicurazione
sanitaria ed uno di loro viveva addirittura per strada.
La reattività della famiglia condusse alla fine ad una serie
di riconoscimenti postumi alla figura di Henrietta Lacks. Nel 1996 la
Moorehouse School of Medicine di Atlanta e lo Stato della Georgia riconobbero
alla famiglia Lacks il contributo postumo della paziente alla Medicina ed alla
Ricerca sulla Salute. Nel 2011 la
Morgan State University le
consegnò una Laurea onoraria. Una scuola di bioscienze fu aperta col suo nome.
In seguito le sono stati dedicati libri, film, telefilm e
persino canzoni.
La lapide sulla tomba è stata considerata una dovuta opera
al merito, a spese della comunità.
È stata creata una Fondazione Onlus per assistere
finanziariamente soggetti indigenti che abbiano avuto la ventura di fornire
preziosi contributi alla scienza a propria insaputa.
Che cosa sono le HeLa.
Sono cellule estremamente maligne ed aggressive. Con orrore,
in molti laboratori ci si rese presto conto che esse potevano infettare e
colonizzare anche le altre colture cellulari presenti nel laboratorio: pertanto
la loro presenza richiede misure particolari di isolamento e sterilità.
Le HeLa sono cellule umane, ma non sono affatto normali:
possiedono 82 cromosomi invece dei normali 46, nei loro nuclei (quattro copie
del 12, tre del 5, dell’8 e del 17). Se una cellula HeLa potesse produrre un
gamete, non sarebbe in grado di fertilizzare un gamete umano, per via della
differenza in cromosomi. Questo significa
che le cellule HeLa sono una specie differente e nuova: Helaction Gartleri,
per usare il nome che è stato loro assegnato. Sembrerebbe che attraverso una
serie di mutazioni casuali, le HeLa abbiano trovato un vantaggio selettivo che
permette loro di vivere indefinitamente. Sembra che le HeLa possiedano una
forma estremamente attiva di enzima Telomerasi, (che non è presente nelle
cellule normali, ma è presente nelle cellule cancerose). La Telomerasi è attiva
durante la divisione cellulare e previene l’accorciamento dei telomeri (un
meccanismo che sembra associato all’invecchiamento ed in ultima analisi alla
morte cellulare).
Si tratta, in fondo, di una forma di ‘evoluzione cellulare’
che costituisce una strana forma
di selezione naturale (o innaturale?) costituendo un nuovo ramo dell’albero
evolutivo.
Essa è – allo stesso tempo – un incubo Etico ed una
benedizione medica, un’evoluzione post-umana. Tecnicamente, le cellule non sono
umane.
Il caso di Henrietta Lacks e della sua famiglia costituisce
un caso estremamente complesso e difficile da analizzare da molti punti di vista, per cui non
se ne può e non se ne deve parlare alla leggera, senza nozioni approfondite.
Dal punto di vista umano è una storia estremamente pietosa
che non può non lasciare dentro ciascuno di noi un segno profondo, invitandoci
a oneste riflessioni sulla nostra natura umana, così fragile e passeggera.