Antonio Pìgliaru, nato ad
Orune in Barbagia, nel 1922 e deceduto a Sassari nel 1969 è stato anche
definito ‘il più grande pensatore che la Sardegna abbia mai avuto dopo
Gramsci’.
Un pensiero complesso, mosso
da una vocazione pedagogica, orientata da un forte senso civico, volto alla
trasformazione della società sarda, in modo che l’espressione: “Sardo e
orgoglioso di esserlo” potesse avere un senso compiuto e reale, invece che velleitario ed insulso.
Creatore della rivista
‘Ichnusa’, fattrice di tendenze tra il '49 ed il '65. Animatore di dibattiti, dal suo studio in via Manno, fucina d’idee e
osservatorio di gente.
Antonio Pìgliaru scrisse
molte opere.
Ma il ‘suo’ libro è: “La Vendetta Barbaricina come ordinamento
giuridico”, un capolavoro di
antropologia giuridica.
La prima edizione è del 1959,
ma vi lavorò e lo revisionò ancora fino alla fine: l’edizione postuma del 1970
ne è il risultato. In essa, la sofferta visione del reale, appassionata ma
lucida, tenta di dare risposte al più angosciante problema della sua Barbagia.
Dando – per universale ammissione – risposte ai problemi di tutte le comunità
agropastorali del bacino del Mediterraneo. E – per estensione – presenta temi e
problemi d’interesse per le scienze sociali, che non riguardano solamente la
Sardegna, bensì tutte le comunità periferiche nella travagliata trasformazione
del secondo dopoguerra.
Non è facile descrivere il
contenuto del libro. Anche perché si tratta di un argomento tanto complesso (e per alcuni, anche noioso: riguarda il codice giuridico) quanto anche affascinante.
L’antropologia, d'altronde, non è un
argomento semplice: quando tutta una comunità umana (quella barbaricina) si dà
un insieme di leggi che implica l’uso della vendetta (cioè un metodo definito
criminale dalla società in generale), non è agevole dimostrarne le profonde
differenze con i metodi mafiosi, camorristici o criminali comuni.
Una delle differenze risiede
nel fatto che la vendetta barbaricina non difende interessi individuali, bensì
interessi comuni. Il libro lo spiega con dovizia di esempi e di logica.
Ma il discorso è lungo e lo
lascio volentieri a chi vorrà leggere questo interessante saggio, scritto con
razionalità e passione da uno studioso di filosofia, insegnante di Dottrina
dello Stato all’Università di Sassari, che – tra le tante acquisizioni – ha anche
trovato un senso più profondo e più vero all’orgoglio identitario.
Sardo, in questo caso.
Per inciso, il prof. Antonio Pìgliaru è il padre del prof. Francesco Pìgliaru, presidente neo eletto della Regione Sardegna.