giovedì 13 febbraio 2014

Willendorf


La cosiddetta "Venere di Willendorf"



La "Venere di Willendorf" è un idoletto femminile, alto circa 11 centimetri, del periodo Gravettiano ( cioé 30.000/22.000 anni fa). Recentemente è stato esaminato accuratamente, presso il Museo di Storia Naturale di Vienna.

Ecco i risultati:

1) La pietra calcarea da cui è stata ricavata la statuetta proviene quasi certamente dalla zona di Brno, nella regione della Moravia, più esattamente da circa 136 chilometri a Nord Est di Willendorf.

2) Le lame di selce rinvenute insieme alla Venere provengono da una zona del Nord Moravia, altri 150 chilometri più a nord.

3) La Venere era interamente dipinta di ocra rossa e - considerate le associazioni simboliche rituali di questo materiale - con ogni probabilità la statuetta era un oggetto di culto.


___________________________________________
Aspetto microscopico di una sezione di oolite.

Aspetto esteriore dell'oolite.
Dopo estensive analisi comparative computerizzate, si è potuto concludere che la pietra calcarea con la quale la statuina fu realizzata è Oolite, una pietra formata da innumerevoli calcoliti (altrettanti scheletri di animali una volta marini), che possono provenire solamente da una zona, che presenta quella peculiarità: Stranska Skala, un massiccio calcareo  presso la città di Brno (Brunn).

Zona  di Stranska Skala, nella Repubblica Ceka, dove si trova il giacimento della pietra da cui è stata ricavata la Venere di Willendorf. Tra Brno e Willendorf si trova il sito della venere di Dolni Vestonie



L'analisi degli strumenti litici risalenti all'Era Glaciale della zona di Willendorf, insieme ad accurati studi di provenienza, dimostrano che fino al 30% delle lame litiche del periodo Gravettiano erano ottenute dalla cosiddetta selce settentrionale. Questo materiale non è mai stato reperibile sul Danubio, ma deve essere stato portato nella regione di Willendorf dal Nord. Le lunghe e sottili lame litiche, fatte di selce di alta qualità sono veramente eccezionali. Ma nella zona di Willendorf mancano anche nuclei adatti dai quali tagliarle ed affilarle, il che lascia intuire che dette lame dovevano essere già state completate, quando giunsero sul Danubio: i nuclei furono abbandonati sul posto d'origine.  Non v'è dubbio che questo indichi anche uno spostamento dei proprietari/costruttori di dette lame di selce, da Nord fino a Willendorf.


Selce della zona morenica della Moravia.

Questi ritrovamenti dimostrano che le popolazioni del Gravettiano seguivano lunghi percorsi migratori stagionali tra campi estivi ed invernali. Probabilmente, trascorrevano il periodo estivo o della stagione più calda nei più freschi altopiani, mentre nella stagione fredda si stanziavano nell'area della valle del Danubio.
Lungo il percorso, passavano attraverso la zona dei nuclei di selce, i depositi morenici del Nord della Moravia, ove potevano raccogliere i nuclei con i quali confezionare le lame e gli strumenti, per poi portarli con sé (probabilmente avvolti in pelli d'animale, perché non si smussassero per attrito reciproco; ndt) fino al Danubio durante la stagione più rigida.


Dettaglio della testa, con evidenziazione dei calcoliti dell'oolite.

L'intera superficie della statuetta doveva essere ricoperta di ocra rossa. Le notazioni del ritrovamento, nel 1908, della Venere di Willendorf riportano che la statuetta fosse interamente ricoperta da uno spesso strato di ocra rossa. Ma sembra che una troppo zelante operazione di pulizia l'abbia rimossa quasi totalmente.
La piccola statuetta possedeva - con ogni probabilità - una funzione cultuale o religiosa, dato che nel periodo Gravettiano il colore rosso dell'ocra è spesso rappresentato come un colore sacro ed è usato nei riti di sepoltura. Molte statuette erano seppellite insieme ai corpi in piccole buche. E' ipotizzabile che cacciatori nomadi dell'Età della Pietra  portassero con sé siffatti idoli quando migravano (o transumavano) da un campo all'altro. 
Si nota ancora la presenza di ocra rossa tra le 'pieghe cutanee' della statuetta.

Esame microscopico della statuetta
Dipl.Geol.Univ. Alexander Binsteiner examined in his thesis the chert deposit of Baierdorf at Ried castle in Altmühltal. After that, he was a field director of excavations at the flint mine of Arnhofen near Abensberg. From 1993-96 he was chief geologist of the Ötzi Project at the University of Innsbruck. Today he divides his time as a freelance geoarchaeologist between Austria, Bavaria and the Czech Republic.