venerdì 7 febbraio 2014

Uomo Moderno vs. Neanderthal


Circa due milioni di anni fa, le due linee genetiche che avrebbero portato da una parte allo scimpanzè e dall’altra all’uomo, si separarono.[1]

Presumendo – secondo una valida deduzione logica – che il primo ipotetico antenato umano avesse capacità di linguaggio simili a quelle di una scimmia, si può anche desumere che le distintive capacità di linguaggio umane si siano evolute negli ultimi 6 milioni di anni.

Uno dei metodi usati legittimamente è quello di esaminare le modifiche anatomiche sviluppatesi nel corso del tempo lungo la linea evolutiva dell’uomo.
Anche se non sappiamo quale realmente fosse l’aspetto dei nostri antenati, possiamo bene immaginare che essi apparissero molto più ‘scimmieschi’ di noi. Le differenze distintive tra uomo e scimmia si produssero gradulamente, ma possiamo riconoscere almeno tre momenti principali.

1) Il primo momento fu la comparsa del ‘bipedalismo’: la capacità di camminare in posizione eretta su due soli arti. Si suppone che questo sia avvenuto molto presto: circa 4.500.000 anni fa, dato che già è osservabile nell’Ardipithecus, che definiamo ‘ominide’. Si discute circa le ragioni che condussero al bipedalismo. Una delle (multiple) ragioni potrebbe essere la necessità di muoversi rapidamente su pianure cespugliose. Le dimensioni del cervello rimanevano piccole e gli strumenti che gli ominidi sapevano creare erano poco o niente: il che relega tra le teorie errate quella di Darwin per cui gli strumenti furono creati quando le mani rimasero più libere.

2) Il secondo grande momento fu quello dell’incremento delle dimensioni del cervello: poche centinaia di centimetri cubici nelle australopitecine, 600-700 cc in Homo Habilis, (il primo membro del nostro genus), 800-1.200 cc in Homo Erectus. Gli ominidi iniziarono ad usare strumenti durante l’esistenza di Homo Habilis, circa 2,3 milioni di anni fa. Probabilmente, l’incremento di pensiero determinato dalla creazione di strumenti causò un ulteriore aumento delle dimensioni encefaliche.
Questi ominidi con grandi encefali sarebbero stati gli antenati anche dei Neanderthal: sappiamo che questi ultimi possedevano encefali più grandi di quelli dell’uomo anatomicamente moderno (in media circa il 10%). Questo fatto lascia comprendere che – almeno in questo caso – le dimensioni non sono tutto: evidentemente è l’uso che si fa di un organo a stabilirne la vera efficienza. Probabilmente, l’uomo anatomicamente moderno aveva connessioni neuro-neuronali più veloci ed efficienti.

3) Probabilmente, il terzo momento topico fu lo sviluppo di un linguaggio complesso, che   permetteva una migliore (più veloce, più accurata) trasmissione delle notizie, una corretta trasmissione verticale ed orizzontale delle acquisizioni e quindi una maggiore produzione di strumenti migliori, una superiore organizzazione di ogni attività, rispetto al Neanderthal. Definiamo questo fenomeno – rilevato anche archeologicamente – l’acquisizione di un ‘comportamento moderno’: dovrebbe essere comparso circa 50.000 anni fa. Dovrebbe essere stata anche l’arma definitiva, che avrebbe messo con le spalle al muro l'uomo di Neanderthal, consegnando il globo alla nostra genia.


[1] Questo si ottiene contando il numero didifferenze in nucleotidi tra i geni di uomo e di scimpanzè, e usando il ritmo delle mutazioni, che è noto, al fine di calcolare per quanto tempo le due linee genetiche abbiano potuto divergere.