Incominciamo dal tipico bagaglio che il fantarcheologo porta
con sé per potere dimostrare le proprie ‘rivoluzionarie’ idee (che naturalmente
“permetteranno di riscrivere la Storia come la conosciamo”).
Il fantarcheologo tipico è letteralmente affascinato dai
monumenti spettacolari a partire dai più noti al vasto pubblico (le Piramidi,
oppure Stonhenge) ed a finire ai meno noti (Yanaguni, Tiahuanaco, Nan Madol).
Talvolta si fissa su meraviglie regionali o locali (ad es.: i Nuraghi, Monte
Prama, Monte d’Accoddi).
Qualsiasi reperto che appaia ingiustificato o inspiegabile,
singolarmente fuori posto, oppure eccezionalmente strano, invece di essere
archiviato nel capitolo ‘eccezioni’ diventa il fulcro per interminabili
supposizioni non dimostrate ed infondate, ma terribilmente insistenti e dure a morire.
(il fantarcheologo è un grande assertore del ripetere ad libitum: è convinto che la ripetizione interminabile di un'idea non fondata prenderà prima o poi per stanchezza qualsiasi uditorio e diventerà, miracolosamente, 'fondata').
Nascono così le ipotesi di tecnologie moderne
impossibilmente presenti nel passato, la presunta presenza anomala di improbabili reperti umani che portano alla modifica della storia dell’evoluzione della specie umana e
così via…
Proprio come
avviene con le ‘prove’ presentate, anche i testi religiosi portano acqua ai
mulini dei fantarcheologi, lasciando ipotizzare l’arrivo di visitatori dallo
spazio, riportando dati contrari alle cronologie convenzionali, e confermando
idee che non possono essere messe in dubbio, in quanto espresse da un autore
degno di fede se non addirittura un Dio. Le mappe antiche portano ulteriori
‘verità’: ma spesso bastano – per ottenere il medesimo grado di certezza –
pochi incerti segni di provenienza non certificata, su reperti dubbi e decontestualizzati.
Indubbiamente, si tratta di procedimenti diametralmente
opposti al procedimento scientifico: ma nondimeno sono strenuamente difesi dal
fantarcheologo con protervia polemica ed ogni tentativo di contrastarne la
validità crea aspre contese senza fine.
Per concludere, dopo avere sopportato la presentazione di
tutte le prove ‘scientifiche’ del fantarcheologo, ci viene imposta la sua
‘Teoria’. Che in genere è solamente un’ipotesi e non una tesi, e che già nella
sua farneticante formulazione presenta una grande quantità di falle d’ogni
tipo.
Ma guai anche solo a pensare: “Ciarlatano”.
Si ledono i fondamentali diritti d’ogni uomo libero,
perbacco!
L’enunciazione contorta di questo principio è perlomeno originale,
quindi, se non incomprensibile: dire ad un farneticante visionario (che sta pubblicizzando a gran voce
idee sbagliate) che si sta sbagliando di grosso e che appunto per questi motivi
lo si considera un farneticante visionario che deve modificare i propri punti di vistaconfigurerebbe una grave limitazione della sua libertà d’espressione…
Ma dov’è allora, dall’altra parte, il rispetto per la
libertà d’espressione contrapposta: quella di potere denunciare un grave errore
scientifico ripetuto troppo spesso a troppo gran voce (ammesso – e non concesso – che non si tratti,
addirittura, di un falso)?