martedì 14 ottobre 2014

SHARDEGNANDO.


Satira non offensiva, senza nomi, senza pretese.

La Sardegna fu popolata da un popolo antichissimo: tanto antico che persino i neonati già nascevano con una barba fluente (vedi Sisra, o Sìsera, o Sìsara).

Questo popolo imparò presto a darsi una ben precisa identità nazionale, di cui andare fiero, senza precisi motivi: il nome fu quasi subito qualche cosa di simile a ‘Srdn’, tanto che ne venne il nome attuale dell’isola. 
(No, la pietra di Nora, su cui è scritto ‘Be Shardan’ non c’entra nulla, perché riguarda un’antica ricetta per la besciamella che una casalinga fenicia scambiava con la vicina di casa cartaginese in un programma di cucina).

Obbligatoriamente, si trattò già da subito di un popolo di navigatori provetti, altrimenti è chiaro che non avrebbe raggiunto l’isola nell’antico Paleolitico Superiore (15.000 anni prima di adesso, ora più ora meno), quando essa ancora era del tutto deserta: probabilmente, fin d’allora avevano inventato le loro navi a due prue: qualcuno ne voleva addirittura tre, ma le usava solo per il week-end. Il popolo di Srdn ne prese possesso di fatto e di diritto (e – secondo alcuni tennisti – anche di rovescio) e subito si diede da fare per rendere l’ambiente sardo più abitabile, anche se già era bellissimo così.Costruì sale da ballo in riva al mare e locali po' spuntinai.
Fu così che preparò anche i campi per le varie colture (che aveva portato da lontano, ma non dall’Est, perché il motto ‘Ex Oriente lux’ è completamente sbagliato e va rivisto criticamente, alla luce delle nostre solite farnet… nuove idee), edificò  stalle (per gli animali che aveva condotto con sé, dagli stessi posti ‘non dell’Est’), costruì abitazioni, osservatori astronomici e templi, tracciò strade di comunicazione che congiungessero le varie coste e porti per le proprie splendide navi.
I Shardana Conquistarono l’Oriente con i loro condottieri (uno di loro, il temutissimo Sisra era famoso per la sua barba enorme e fluente: quando s’immergeva nelle acque del fiume, ne usciva con la barba piena di pesci) e costruirono fortezze, come quella di El-Ahwat (strano che abbiano costruito lì – nel periodo del Ferro – con metodi più primitivi di quelli che avevano impiegato in Sardegna già fin dall’età del Bronzo: si vede che  - nelle colonie – non si riesce mai a trovare manovalanza specializzata!).

Naturalmente, tutto ciò fu loro possibile molto prima che a tutti gli altri, perché i sardi avevano inventato per primi la scrittura, con cui potevano comunicare meglio di tutti le proprie idee e pensieri, i progetti edilizi, gli ordini militari e anche i più semplici messaggi farneticanti e pazzoidi. Questo dava loro un preciso vantaggio su tutti gli altri: non per niente erano guerrieri temutissimi da tutti e divennero veri padroni del Mediterraneo. Per questi motivi non si capisce come mai Talassocrazia sia una parola d'origine greca.
Erano anche scienziati sopraffini e si dedicavano all’osservazione avanzata delle stelle del cielo, tanto che erano in grado di predire i solstizi, le eclissi, tutte le date di rilevanza per la loro vita d’ogni giorno, per la determinazione delle stagioni e per l’inizio dell’anno agricolo e la fine del campionato di calcio. Così, sapevano anche esattamente quando era il momento preciso di mettersi una maglia di lana e si ammalavano meno frequentemente dei loro rivali. Allo scopo di misurare nella volta celeste il movimento del sole, della luna e delle stelle, non si regolavano in modo primitivo, come avrebbero fatto le popolazioni circostanti, tutte più arretrate di loro. Altri, infatti, avrebbero traguardato pietre infitte nel terreno, oppure grossi pali piantati ad arte, posizionati in modo da potere fare tutte le loro accuratissime misurazioni astronomiche, al millimetro. I sardi no: loro costruivano in pietra i loro grandi Nuraghi piuttosto laboriosi, alti anche 15-20 metri, e li orientavano e li allineavano già nel progetto (“Adotta un Nuraghe insieme a NURAT”) secondo le loro precise necessità astronomiche. Ci mettevano un po’ di più, ma vuoi mettere la soddisfazione! Erano furbi. Naturalmente, per le osservazioni spicciole i Srdn in carriera ed i manager proto sardi si servivano di calendari da tasca in pietra, o più spesso in argilla sagomata, che portavano per comodità di consultazione nel taschino della mastruka: oggi li chiamiamo ‘pintadere’ ma il loro nome antico è del tutto sconosciuto, anche se qualcuno propende per ‘Shardphone .1’ (con gestore Ovoddaphone). Quando le loro misurazioni astronomiche gli dimostrarono che stava per cominciare l’Età del Bronzo, mescolarono subito il rame dei lingotti a pelle di bue ciprioti al loro stagno (hai voglia di stagni, in Sardegna!)  ed iniziarono a produrre una gran quantità di bronzo, in perfetto orario sulla tabella cronologica del prof Lilliu.

Si sa inoltre che avevano una religione articolata e complessa, per la quale adoravano un dio sole toro luminoso del cielo, salvo chiamarlo Yahweh, fino da circa 4.000 anni prima di Cristo, (pare che le royalties del Copyright non siano state mai pagate: e dire che ci sono sanzioni internazionali severissime). 
Tutti i gusti son gusti: per fortuna, il grande studioso che ha scoperto ed interpretato correttamente questo termine lavora per un istituto religioso e non per la nettezza urbana o l’istituto fognario, sennò chissà con che razza di nomi si sarebbe collegata la prima scrittura del mondo, quella sarda…

Guarda tu – alle volte – la fortuna dei popoli per che strane strade passeggia, roteando maliziosamente una borsetta…