Tra Favola e
Scienza.
Esistono molti mitici racconti d’avventure o di viaggi fantastici nella tradizione celtica, in cui alcuni dei più grandi eroi irlandesi visitano questa sede magica dietro invito dei residenti. Tír na NÓg è simile ad altre mitiche terre irlandesi come Mag Mell e Ablach. È un luogo ai confini del mondo, collocato su un’isola lontana, ad ovest. Lo si può raggiungere solo con impossibili viaggi che iniziano in grotte, oppure antichi luoghi di sepoltura, o attraversando il mare, oppureda parte immergendosi sott’acqua. Molti racconti popolari risalenti al Medio evo narrano di numerose visite a questa terra mitica d’eroi e di monaci irlandesi.
Tir
na nÓg è un posto in cui malattia e morte non esistono. È un luogo d’eterna
giovinezza e di bellezza, in cui benessere, musica, felicità ininterrotta
coesistono in un singolo posto. È insomma l’equivalente celtico dei Campi Elisi greci e romani o del Valhalla vichingo.
Nella
storia d’amore di Oisín e Niamh, dopo tre anni l’uomo sente la nostalgia di casa
e chiede di poter tornare in patria. Quando giunge in Irlanda, apprende che lì
non sono trascorsi solo tre, bensì addirittura 300 anni dall’inizio del suo
viaggio. Oisín cade accidentalmente da cavallo e immediatamente diventa
vecchissimo e subito muore...
Questo
per la parte “Favola”: adesso vediamo
quella che riguarda la “Scienza”.
Quando Ian Chalmers,
scozzese, ricercatore dell’Università d’Edimburgo identificò – nel 2003 – un
gene dotato di molte
proprietà particolari, pensò a questa leggenda celtica e gli dette proprio il
nome di ‘Nanog’.
Perché si tratta di un gene esistente solamente nelle
cellule d’embrioni allo stato iniziale (ES cells).
Le cellule ES sono cellule dette ‘totipotenti’, fondamentali
del corpo. Esse sono il materiale da cui originano tutti i tessuti: osso,
fegato, polmone, cervello, incredibilmente differenti tra loro. Che cosa ha a
che vedere l’eterna giovinezza con questo fatto?
Ebbene: innanzi tutto queste cellule si trovano proprio
soltanto in embrioni giovani, ai primi stati. Inoltre, esse possiedono –
indiscutibilmente – grandissime potenzialità. Si ha fiducia nel fatto che
potranno generare ‘pezzi di ricambio’ piccoli o grandi (singole cellule,
tessuti più o meno estesi, persino organi), per sostituire parti malate in modo
irrecuperabile. Malattie quali Diabete, Morbo di Parkinson, Paralisi Spinale potrebbero essere guarite.
C’è – naturalmente – il problema etico rappresentato dal
fatto che le cellule ES devono essere prelevate da embrioni…
- Le cellule Es erano già state isolate molti anni prima,
nei topi (1981: Cambridge, Martin Evans).
- Nel 1998 furono isolate le cellule ES umane (J. Thomson,
Univ. Wisconsin). Questo fece nascere la speranza di curare il Parkinson (se le
cellule ES si fossero evolute in cellule dopaminergiche, che diventano carenti
nel paziente parkinsoniano) ed il Diabete (per differenziazione delle cellule
ES in cellule beta, produttrici d’insulina).
Le ricerche erano limitate agli embrioni che avanzavano
dalle fertilizzazioni in vitro. Talvolta – però – si creavano intenzionalmente
embrioni per scopi di studio su cellule ES.
Naturalmente, da questo fatto originavano polemiche.
Ma ne derivano anche le esperienze necessarie per creare
colonie autorigenerantesi di cellule ES (spesso inizialmente si usava un letto
di cellule murine come substrato di nutrienti fondamentali: una tecnica in via
d’abbandono definitivo).
Fortunatamente, le cellule staminali (anche se non
esattamente cellule ES – cioè embrionali staminali) si possono reperire in
tessuti di feto, di bambino e perfino di adulto. Ad esempio: sono
particolarmente ricche di cellule S il midollo osseo ed il sangue del cordone
ombelicale.
Dato che queste cellule – e specialmente quelle d’adulto –
non richiedono l’uccisione di un embrione, il loro uso è meno controverso: esse
sono già state diffusamente usate nei trapianti di midollo osseo.
Attenzione, però: non si tratta di cellule con le medesime
potenzialità delle cellule ES, perché si sono già in parte differenziate in
qualche direzione ed hanno perso parte della loro ‘totipotenzialità’.
Il loro studio – è la convinzione generale degli studiosi –
non dovrebbe essere sostituito a quello delle cellule ES, bensì dovrebbe essere
condotto parallelamente ad esso.
Esistono difficoltà di varia natura. Una è costituita dal
fatto che le cellule staminali – possedendo la capacità di produrre vari
tessuti – possono andare incontro anche a particolari tipi di tumori: teratomi,
più spesso, ma anche leucemie linfoblastiche acute. Per ridurre – se non
proprio scongiurare – il rischio, le cellule ES sono preventivamente impiantate
sui topi, al fine di controllare la loro potenzialità tumorale.
Le difficoltà non sono solamente scientifiche, ma anche di
ordine etico-religioso e costituiscono un ginepraio ostico e complicato: in
genere, coloro che sono contrari all’aborto sono anche contrari alla
distruzione di un embrione per motivi di studio.
Si sono creati due ‘fronti’:
Inghilterra, Giappone, Cina, India e Singapore sono fortemente a favore e finanziano
la ricerca sulle cellule Es anche con finanziamenti pubblici. Altre nazioni –
ad esempio Italia e Germania – hanno opposto un veto, totale o parziale. Negli
USA – pur trattandosi della maggiore potenza scientifica mondiale – esiste un
forte movimento religioso conservatore. Questo ha creato notevoli difficoltà di
ordine politico: nel 2001, Bush annunciò che i fondi federali potevano essere
resi disponibili solamente per le
linee cellulari ES già esistenti e non per linee nuove: un compromesso pavido
che non accontentò nessuno. La situazione è paradossale: chi difende i ‘diritti
degli embrioni’ considera immorale qualsiasi ricerca sulle cellule ES e
vorrebbe che tali studi fossero banditi. D’altra parte, coloro che sono a
favore di tali ricerche sottolineano che le linee esistenti permesse da Bush
sono inutili per i trapianti, essendo costituite da cellule murine.
Anche se non esistono ancora risultati clinici definitivi,
molte società private stanno cercando di giungere a risultati pratici in campo terapeutico.
Ecco perché la Genetica è entrata in campo: con lo scopo
(non privo anch’esso di controversie di tipo etico) di creare cellule staminali
totipotenti ‘riprogrammando’ cellule di adulto.
Nelle cellule ES sono stati rinvenuti – oltre a Nanog – anche
altri geni: i nomi sono in genere sigle scientifiche poco accattivanti, come
LIN 21, oppure Oct-4; in più sono state trovate intere famiglie di geni, note
come Sox, Myc e Klf.
Modificando geneticamente i tessuti adulti è oggi possibile
attivare questo tipo di geni e ‘far tornare indietro’ nel tempo queste cellule,
permettendo loro di riacquisire la
pluripotenzialità delle cellule embrionali.
I primi risultati riportati furono quelli di Shinya Yamanaka
(Univ. Kioto, 2006), prima nel topo e successivamente nell’uomo. Queste cellule
sono dette IPS (cellule Staminali Pluripotenti Indotte). Hanno il vantaggio etico di
1) non richiedere uova, né embrioni umani: soprattutto, non
richiedono l’uccisione di un embrione
2) essere ottenibili dagli stessi pazienti che ichiedono il
trattamento
3) essere geneticamente identiche a quelle del pz e quindi
esenti da rigetto immunitario.
Ma esistono anche alcuni svantaggi.
1)
La modificazione genetica è fatta con un virus:che può essere
cancerogeno
2)
Il problema etico religioso di base non è risolto interamente:
queste cellule non potrebbero esistere, se agli scienziati fosse stato
eticamente proibito di studiare le cellule Es, come richiesto.
3)
Non si conosce affatto quale sarà il comportamento delle
cellule IPS: nessuno può essere certo che sarà identico a quello delle cellule
ES.
Ecco che si torna ad una situazione irreale – quasi di fiaba
– ogni volta che l’uomo cerca di sostituirsi ad un’entità ineffabile e
superiore che ha preordinato perfettamente tutte le cose nel mondo naturale.
Ci si rende conto che si corre pericolosamente il rischio di
cadere da cavallo, proprio come nella fiaba celtica, con un irreversibile danno definitivo irrecuperabile.