sabato 25 maggio 2013

Un po' meglio delle altre

http://www.youtube.com/watch?v=Ej0ME8xdiF8

Apra la sua porta, 
Faccia presto… 
Non importa 
Cosa crede lei 
Di questo 
Movimento 
Ma l’avverto 
Che al suo posto 
Non ci penserei 
Due volte, 
Dato l’imminente 
Arrivo di Gesù, 
Perché poi non torna più! 
Mi son reso conto 
Che serpeggia 
Tra i credenti 
Il malcontento 
Per la pioggia 
Di mancati 
Appuntamenti 
Nei millenni, 
Ma si metta 
Nei suoi panni… 
Quell’incetta 
Di pianeti 
Da salvare… 
Di pianeti da salvare! 
Possa la bontà 
Del vostro cuore 
Riscoprire 
Che la verità 
Si cela 
Spesso 
Dentro una persona 
Sola 
E non è tanto 
Il sesso 
A consolare 
L’uomo 
Dal suo pianto, 
Ma l’amore 
Buono 
Ed il perdono 
Santo 
Del Signore. 
Lasci 
Che le spieghi 
In due parole 
Com’è facile 
Sentire 
Gli echi 
Bassi ed immorali 
Di comportamenti 
Frivoli e meschini 
Quali 
Certi 
Omini 
In abito da donna, 
La vergogna 
Che neanche gli animali! 
Apri un istante 
E ti farò vedere io 
Che nasce sempre 
Il sole 
Dove 
Cerco Dio, 
In tutti 
I poveretti 
Che hanno perso 
Il senso immenso 
Della vita! 
Non chiedo mica 
Un regno 
Intero, 
Dico io… 
Sono un indegno 
Messaggero 
E cerco Dio 
In chi vendette 
Onore 
Per denaro 
E ora nel cuore 
Mette 
Un muro! 
Lei non si dimostra 
Illuminato 
Dalla grazia della vostra 
Santa Vergine Maria, 
Lo chiami pure, se ritiene, 
Il capo 
Della polizia, 
Ma a chi conviene 
Tutta quella baraonda 
Se l’ozono 
S’è ridotto 
A un colabrodo 
E basta 
Un solo 
Farabutto 
A fare in modo 
Che dell’uomo 
Non rimanga 
Neanche l’ombra… 
E poi ficcatevelo in testa: 
Non si viene 
Al mondo tanto 
Per godere, 
Ma soltante 
Perché un bene 
Superiore 
Ci ha creati! 
Apri un istante 
E ti farò vedere io 
Che nasce sempre 
Il sole 
Dove 
Cerco Dio, 
In tutti 
I poveretti 
Che hanno perso 
Il senso immenso 
Della vita! 
Non chiedo mica 
Un regno 
Intero, 
Dico io… 
Sono un indegno 
Messaggero 
E cerco Dio 
In chi vendette 
Onore 
Per denaro 
E ora nel cuore 
Mette 
Un muro! 
So che sei lì 
Dentro… 
Non ti muovi, 
Ma ti sento! 
Oggi te la cavi, 
Sì… 
Ma non finisce qui! 
In tutti 
I poveretti 
Che hanno perso 
Il senso immenso 
Della vita! 
Non chiedo mica 
Un regno 
Intero, 
Dico io… 
Sono un indegno 
Messaggero 
E cerco Dio 
In chi vendette 
Onore 
Per denaro 
E ora nel cuore 
Mette 
Un muro!

Gazzè, un successo sotto casa

Il cantautore parla del suo nuovo disco, che sta spopolando soprattutto sulle piattaforme digitali, e del difficile momento vissuto nella sua vita privata.

18/04/2013
Il cantautore Max Gazzè (foto di Barbara Oizmud).
Il cantautore Max Gazzè (foto di Barbara Oizmud).
Sotto casa, il singolo che dà il titolo al recente album, spopola sulle piattaforme digitali, in radio sta passando più o meno ovunque. Su Spotify, la piattaforma digitale di ultima generazione, il disco è nella Top5 dei dischi più ascoltati dagli italiani. Non è poco. Max Gazzè, dopo il passaggio al festival di Sanremo («perché il festival mi ha sempre emozionato nelle edizioni alle quali ho partecipato»), è partito per un lungo tour che durerà anche in estate.  

Ci racconta questo suo brano che ascoltiamo spesso nelle radio?
«Vede protagonista un testimone di Geova che si trova a fare un monologo davanti a una porta chiusa in faccia. Il testo descrive la “chiusura” che c’è nel dialogo tra forme di religioni diverse. È una canzone ironica più che di denuncia: mi piacerebbe che il brano fosse ricordato come un invito ad aprire la porta della comunicazione anche tra chi ha credenze religiose differenti».  

È sempre molto analitico e critico rispetto a ciò che fa?

«Sì, fin troppo. Cerco di tenere attivo il barometro emotivo delle cose, al di là delle analisi. La mia mente euclidea viene soppressa dalla filosofia zen che mi permette di vedere le cose come sono realmente. Preferisco che alla fine prevalga l’emotività sull’analisi».

Canta storie vere e finzioni. Le bugie dicono molto sulla realtà?

«Le bugie, sì, come il segreto di Pulcinella. Sotto casa, per esempio, potrebbe essere cantata proprio da lui. Nel disco ci sono riflessioni e storie inventate che però descrivono situazioni sia emotive che culturali esistenti e i due brani che ho portato all’Ariston ne sono la prova. Anche in questo lavoro collaboro con mio fratello Francesco che ha scritto gran parte dei testi, e insieme abbiamo cercato di indagare e carpire gli aspetti più emotivi e belli da raccontare. Ci sono anche descrizioni di fatti realmente accaduti e purtroppo amari: in Atto di forza si racconta di una violenza sessuale, in Quel cerino c’è la storia reale di un piromane che appicca il fuoco e uccide tanti cavalli. È un elogio al vento tranne quando alimenta le fiamme. Si possono narrare tante storie romanzate, alla fine bisogna vedere come il protagonista le espone e come l’ascoltatore le interpreta. Di certo è difficile che tutti vivano l’emotività allo stesso modo». 

A proposito di famiglia, dopo un periodo tormentato, so che ha ritrovato la pace con i suoi figli.
«Grazie a loro ho passato il trauma della separazione, che non avrei mai voluto avvenisse. È stato un momento molto traumatico e mi ha creato non pochi problemi in una vita già di per sé complicata. Ho sofferto per questa separazione che ho vissuto come un lutto dopo 20 anni di convivenza, 15 di matrimonio e tre figli. È stato davvero un periodo triste e amaro. Poi per fortuna negli ultimi tempi le cose sono andate migliorando, nutriamo grande affetto l’uno per l’altra e c’è grande complicità tra di noi per la crescita dei figli. Per superare momenti così duri devi accettare serenamente i cambiamenti, altrimenti non ne esci facilmente».  

Fa ascoltare la sua musica ai suoi figli?
«Sempre. Vedono nascere i brani perché lavoro a casa e mi sentono canticchiare o suonare nuove melodie. Sono abituati e mi danno anche qualche consiglio. Anche se uno dei miei figli dice che “sono vecchio”, musicalmente parlando. Lui ascolta a palla il Gangnam Style».    
Federico Scoppio