La ricostruzione di una imbarcazione del bronzo
permette di cambiare i punti di vista preconcetti sull’Età del Bronzo.
I volontari e gli archeologi in un momento dell'esperimento su "Morgawr" (foto Michael Sweeney). |
Non erano
vestiti di pelli e non sono stati costretti a remare con pagaie per ore di fila,
ma l’esperienza di portare in mare una replica di naviglio dell’Età del Bronzo
ha convinto sia gli archeologi sia i costruttori della bontà della loro
iniziativa.
L’opinione del
direttore dell’iniziativa, l’archeologo Robert Van de Noort (Università di
Exeter), è che fino a quando non si costruisce praticamente una barca di questo
tipo, non si conoscono davvero le difficoltà che le genti del passato ebbero a
superare. Né si comprende fino a che punto le loro barche fossero efficienti
fino a che non le si governa.
Van de Noort,
insieme al carpentiere navale Brian Cumby è stato colui che ha motivato lil
progetto della costruzione della prima replica in dimensioni reali di una nave
che era in uso circa 4.000 anni fa. La nave, costruita in solido legno di
quercia presso il National Maritime Museum di Famouth, è stata iniziata a Marzo.
I volontari che hanno partecipato alle fatiche, insieme a vari archeologi, l’hanno
varata la scorsa settimana.
Usando pagaie
fatte apposta per l’uopo, 19 tra uomini e donne sono stati istruiti circa la
difficile arte di condurre sull’acqua 17 tonnellate di legno, in quello che è
stato giustamente acclamato come un successo della collaborazione tra accademia
ed artigianato.
L’imbarcazione
si è dimostrata singolarmente stabile e piuttosto veloce per la sua stazza. L’equipaggio
è stato presto in condizioni di manovrarla con discrete facilità tra boe ed alter
imbarcazioni.
Gli archeologi
hanno molto apprezzato i risultati, considerandoli estremamente preziosi dal
punto di vista sperimentale. La barca si muove bene nell’acqua, forse persino
meglio di quanto si sarebbe creduto prima. Con la pagaia/timone di poppa si
riesce a virare molto facilmente. Una prima constatazione è che la sua molto alta
linea di galleggiamento le permette con
ogni probabilità il trasporto di carichi molto più impegnativi di quanto
inizialmente preventivato.
Dato che si
tratta di un’imbarcazione senza chiglia a fondo piatto, il vento tende a non
spingerla via. Ma probabilmente, con un po’ di zavorra – per esempio un carico
di qualche tonnellata di lingotti di stagno – può darsi che le cose cambino e
diventi più manovriera.
Lo studio
sperimentale di oggi parte da lontano e si basa sui disegni effettuati già nel
1930 da Ted Wright, colui che scoprì quelle che divennero note come le
imbarcazioni di Ferriby sullo Humber (1).
Mappa che illustra la zona dello Yorkshire nella quale furono trovate le tre imbarcazioni del Bronzo. |
La forma delle
navi è stata studiata per anni, insieme alle loro possibilità ed al loro
significato. Ma tutto ciò che si scrive è solo ipotetico: da questa realtà
ineluttabile è nata la necessità di costruire una vera barca su quegli antichi
modelli.
Questa prima
barca è stata chiamata ‘Morgawr’, dal nome di un mitico serpente di mare di
Falmouth Bay. Ha richiesto – ad una squadra di 50 volontari – 11 mesi per
essere costruita. Dapprima, sotto il nome di “Archeologia Sperimentale”, ha
costituito un precedente per il Museo della Cornovaglia, in collaborazione con
l’Università di Exeter. La mole della chiglia è stata tagliata usando asce da carpentiere di bronzo, a
partire da due enormi tronchi di quercia. Una volta sgrossati, sono stati “cuciti
insieme” usando materiali naturali (giovani rami di tasso, simili al vimini) e sigillati con muschio e sego equino o bovino.
Si tratta di
archeologia sperimentale nella sua più alta espressione: molti hanno provato ad
immaginare esattamente come fosse la vita nella preistoria, dando per scontato
che il livello della tecnologia di allora fosse molto limitato.
Questa barca,
invece, smentisce di molto quei preconcetti: la tecnologia avanzata c’era
eccome ed era veramente complessa già migliaia di anni fa.
E già questa
osservazione è da considerarsi un ottimo risultato dell’esperimento, anche se
solo uno dei più immediati.
Ora si fanno
programmi per condurre più in là l’esperimento,
con l’idea di chiarire quali fossero le
possibilità di viaggio e di trasporto dell’epoca. Più tardi nel corso dell’anno
si faranno anche riprese filmate, per meglio illustrare e documentare l’iniziativa…
Author: Simon Parker | Source: This is Cornwall [May 25, 2013]
Author: Simon Parker | Source: This is Cornwall [May 25, 2013]
(1) Il ritrovamento delle navi del Bronzo di North Ferriby è probabilmente uno dei più importanti ritrovamenti dell'Archeologia Marina. Il ritrovamento fece pensare ai ricercatori che i marinai dell'Età del Bronzo fossero già in grado di attraversare l'Oceano. La scoperta epocale fu fatta da due fratelli nativi di Hull: Ted e Willy Wright.
Nel 1937 le correnti di marea esposero strati di fondale prima nascosti ed i due fratelli videro protrudere dall'argilla dell'estuario assi di legno che attribuirono subito ad un'antica imbarcazione. Inizialmente non osarono andare indietro oltre l'epoca Vichinga, ma le analisi successive dimostrarono che esse erano almeno 2500 anni ancora più antiche dei Vichinghi.
Nel 1963 Ted rinvenne la terza imbarcazione, la più importante: si trattava di una barca di 50 piedi, della forma di 'una fetta d'anguria', con spazio per 18 vogatori. I dettagli costruttivi erano tutti meravigliosamente conservati (incluse le fibre di rami di tasso) e sono proprio questi che hanno permesso il presente studio sperimentale.
2013, Ferriby
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