PROFUGHI
Ci furono - alcuni anni fa - i "Boat People" nell'estremo Sud Est Asiatico. Ci sono stati e ci sono tuttora i "Wetbacks" Messicani, che attraversano il confine con gli Stati Uniti e - per farlo - devono bagnarsi nelle acque del Rio Grande.
Ci sono, ormai da anni, dei poveri disgraziati, sfruttati e destinati a morire o ad essere sottopagati col lavoro nero, che fuggono dalle loro terre da incubo e che figurano stabilmente nelle pagine di cronaca dei nostri giornali. Sono trasportati dalle "Carrette del Mare", oppure trasportati da miserabili negrieri profittatori spietati che chiamiamo "Scafisti", invece di usare il termine appropriato...
Prima provenivano per mare solo dal Magreb, o dall'Est Europeo, adesso ne arrivano anche dalla Siria, per via della guerra.
La Storia si ripete, con poca fantasia: è beffardo e curioso che i nomi di questi Profughi Disperati siano in qualche modo sempre legati all'acqua. In tutte le latitudini, in tutte le epoche, la definizione trovata per loro li lega immancabilmente in qualche modo a quell'acqua che - dolce o salata che fosse - doveva per essi avere un sapore ed un significato terribilmente amaro...
In fondo, anche i "Padri Fondatori" che fuggivano perché perseguitati in Patria per motivi religiosi, fuggirono attraverso l'Oceano Atlantico, per raggiungere l'America.
Ebbene Pasuco: io sostengo con forza e decisione che anche i cosiddetti Popoli del Mare fecero esattamente la medesima cosa che costoro hanno fatto in tempi più recenti e che stanno ancora facendo oggi. Fuggirono, disperatamente, con ogni mezzo, da terre distrutte ed ormai inospitali che non potevano più mantenerli in vita. Fuggirono affrontando rischi altissimi: talvolta l'alternativa più probabile alla morte era la schiavitù a vita...
Perché lo fecero, Pasuco?
Perché avevano negli occhi l'immagine sfolgorante della Terra Promessa, dove i loro figli avrebbero, almeno, avuto un futuro.
Non farti incantare dai contastorie: la realtà non è mai la coloratissima Epopea di "guerrieri invincibili che nessuno può fermare": la Realtà è fatta di colori neri e plumbei, nei quali la breve sospensione della Tragedia è quasi di per sé un momento di felicità, in cui egualmente si strappa quotidianamente alla Morte la nostra Vita con le unghie.
L'uomo percepisce l'ambiente attraverso i cinque sensi. Inoltre, possiede una percezione particolare - che è quella del tempo - che non è solamente un adattamento automatico al clima, all'irradiazione solare ed alla stagione (come in alcuni altri animali) bensì è la capacità critica di percepire il trascorrere del proprio tempo biologico, nell'ambiente.Di tutto questo vorrei parlare, per i primi 150 anni: poi, forse patteggeremo su quale prossimo argomento discorrere insieme