domenica 1 settembre 2013

Ad Amici Sconosciuti



DEGLI SHERDANU, GLI DEI NE HANNO LE PALLE PIENE


Boicheddu scambia due parole con Maurizio Feo

La Sardegna versa in una condizione di forte crisi: economica, sociale, politica. In questi casi, nei luoghi normali, gli intellettuali intervengono in maniera forte e spingono la società ad una reazione positiva.
Ciò che accade in Sardegna è invece del tutto peculiare. Se la nascita di movimenti localistici è infatti una delle reazioni meno sorprendenti (e del resto le istanze separatiste sono storicamente ben attestate nell’isola) sgomenta la comparsa di uno stravagante connubio tra separatismo e pseudointellettuali intenti al confezionamento di una storia fumettistica, quanto del tutto priva di scientificità, che vorrebbe celebrare un preteso passato glorioso del non meglio definito «popolo sardo». Dal mito di Atlantide ai cosiddetti Popoli del Mare (di cui si rivendica gli Sherdanu facessero parte) passando per l’invenzione della scrittura e della scultura a tutto tondo nell’età del bronzo, emerge così la volontà di evocare un nazionalismo becero, a sfondo razzista, portatore di un messaggio ascientifico e intollerante, funzionale al raggiungimento di un consenso elettorale piccolo ma rumoroso e ben ammanicato dentro l’informazione locale, in crisi anch’essa e non da oggi.
Se i quotidiani locali, incapaci di proporre una divulgazione corretta di servizio al cittadino, sono soggetti ad un cortocircuito, possono supplire i cittadini volenterosi: Maurizio Feo, medico romano, elettosi cittadino sardo a causa di una insopprimibile passione per la nostra isola, ha deciso di dimostrare che non è necessario essere storici o archeologi per informarsi in merito alla storia o all’archeologia. Ha raccolto una corposa bibliografia sulla protostoria sarda, ha legato fatti e ipotesi studiati a livello accademico, ne ha ricavato un piacevole lavoro di rassegna e riflessione, che ora propone agli appassionati con l’obiettivo di illustrare, con la modestia che spesso è indice di grande serietà, il periodo protostorico del bronzo medio e finale, l’età dei nuraghi:

L’Ira degli Dei e i Popoli del Mare, Ed.: CSCM ; 10,00€o (il ricavato sarà devoluto alla ONLUS Centro Studi Culture Mediterranee che edita la rivista “Sardegna Antica”)

Boicheddu Segurani: Come si giustifica il fatto che un medico – che non dovrebbe scrivere di storia ed archeologia – abbia scritto su un argomento come questo, considerato dai più come sabbie mobili pericolose?
Maurizio Feo: Intanto non è soltanto archeologia e storia, ma anche molto altro: per esempio, le maggiori novità al riguardo ci sono giunte negli ultimi anni da due discipline – geologia e paleoclimatologia – che ci hanno permesso di modificare di molto le nostre posizioni stantie sull’argomento. E poi, la cultura non ha confini rigidi, nelle sue competenze.
BS: Quindi non è stato per arroganza, che ha scritto?
MF: Al contrario: è con molta umiltà che ho raccolto un’abbondante bibliografia tra gli autori accademici internazionali più accreditati.
BS: E che altra motivazione ci dà?
MF: C’è stata una motivazione molto forte, che mi ha spinto a compiere la fatica di questa ricerca. Ha notato come – negli ultimi tempi – siano proliferate oltremodo, in Sardegna, le pubblicazioni diciamo un po’ troppo fantasiose, sui Popoli del Mare?
BS: Sì, non si può non notare il fenomeno.
MF: Ebbene: ho pensato fosse necessario fare qualche cosa, opporre un pensiero scientifico a questo fenomeno. Riportare la verità.
BS: Addirittura la verità?
MF: Quando la totale mancanza di fonti affidabili rende gli eventi ed i loro protagonisti indecifrabili, è necessario vagliare le varie ipotesi. Si escludono man mano, partendo prima da quelle che contengono più elementi incredibili e screditati scientificamente. Poi si eliminano quelle che sono composte da elementi meno verosimili: alla fine resta l’ipotesi di massima verosimiglianza competitiva, che è quanto di più possibile prossimo alla verità possiamo ottenere.
BS: Ed è questo ciò che lei ha fatto?
MF: Ho anche raccolto i fatti provati da varie scienze, come accennavo prima:  mettendo tutto insieme, si ottiene un ottimo risultato. Si separano le categorie del fatto conosciuto e provato – dove non sono ammesse ipotesi – da quella dell’argomento non conosciuto che è terreno fertile di ipotesi. Come è stato fatto per un altro argomento altrettanto confuso e privo di fonti. Quello dei Protosardi.
BS: Che cosa intende, esattamente?
MF: La Sardegna della protostoria è immersa in una nebbia almeno altrettanto confusa quanto quella che ha avvolto per tre secoli i cosiddetti Popoli del Mare, ma alcuni punti fissi sono stati egualmente trovati.
BS: Per esempio?
MF: La Sardegna non è stata la prima isola ad essere raggiunta via mare dall’uomo, ma è stata la prima isola del Mediterraneo ad ospitare l’uomo in modo permanente, invece che solo stagionale.
Inoltre, la Cultura Nuragica è stata la prima grande cultura del mediterraneo occidentale: questo fatto non si esaurisce in un fatto architettonico distintivo – tanto per intenderci i Nuraghi – bensì implica un patrimonio culturale complesso ed articolato, avanzato per l’epoca, dal quale hanno ereditato vari elementi tutte le culture successive della Tirrenia. Ma soprattutto, permise a quei Sardi di ottenere un successo biologico che è testimoniato dalla Genetica: il loro genoma è giunto fino a noi. Che è già di più di quanto si può dire per popolazioni che ricevettero terre più generose, come gli Etruschi, che si sono estinti.
BS: Dal che quali conclusioni si possono trarre?
MF: Che se si vuole essere soddisfatti di discendere dai propri antenati è meglio scegliersi i motivi giusti: in questo caso la consapevolezza di discendere da una popolazione come le altre, ma capace e tenace, e soprattutto realmente esistita, piuttosto che credersi eredi di super eroi inventati di sana pianta per soddisfare la nostra vanità infantile.
BS: Ma questo parallelo come si applica ai Popoli del Mare?
MF: Sono stati rappresentati in modo scorretto per circa trecento anni: predoni organizzati in un’alleanza internazionale; marinai guerrieri inarrestabili che – inventando una guerra lampo impossibile per i mezzi logistici di allora, avrebbero distrutto città, regni ed imperi di quasi tutto il mondo conosciuto e creato una crisi economica di tale portata da determinare il passaggio dall’uso del bronzo a quello del ferro. Inverosimile. Il fatto più incredibile è che i cosiddetti Popoli del Mare – dopo avere conquistato facilmente paesi ricchi e produttivi – subito li abbandonavano inspiegabilmente, per fuggire a bordo delle proprie navi verso paesi inventati sulla base di “assonanze”. Un metodo che metterebbe in relazione Anglia con Mongolia e Angola, soltanto per il ripetersi in esse di alcune lettere identiche. Prevengo una sua domanda e le dico che non si può escludere che alcune popolazioni comprese nel gruppo dei cosiddetti “Popoli del Mare” siano giunte in Sardegna. Anzi, sembrerebbe di sì: ma sembra anche che sia stato prima del 1200a.C. e non dopo.
BS: Perché usa l’espressione “cosiddetti” Popoli del Mare?
MF: Perché l’espressione – che fu coniata nel 1881 da un archeologo francese d’origine lombarda, Gaston Maspero – è oggi considerata errata e fuorviante: la usiamo per la sua sintesi e la sua bellezza nostalgica. Ma sappiamo che è il nome di un Mito. Bellissimo, interessante, splendido come una luccicante moneta d’argento da un euro e mezzo, ma altrettanto falso.
BS: Ma furono storici ed archeologi a creare questo Mito, no?
MF: Certamente. Ma i loro mezzi erano limitatissimi. S’apprestavano allo scavo con il piccone in una mano ed i poemi omerici nell’altra, praticamente come Schliemann. Non possiamo rimproverarli per essere stati in buona fede tratti in errore, allora. Ma  noi – oggi – quando individuiamo un loro errore, siamo tenuti a correggerlo, non a perpetuarlo come fanno alcuni: e torniamo al motivo per cui ho scritto.
BS: Qual è la situazione attuale, circa questo Mito?
MF: E’ stato dichiarato ufficialmente morto. La sentenza è stata eseguita nelle parole provocatorie di un archeologo inglese, Robert Morkot, che ha scritto: “I popoli del mare non sono mai esistiti”. La frase è del 1996: strano che qualcuno, in Sardegna, non se ne sia ancora accorto, dopo 16 anni! Il consenso internazionale storico – archeologico è d’accordo con questa frase. Non nel senso di negare che alcuni palestinesi di oggi possano essere proprio i discendenti dei Peleset del 1200 a.C. La scienza, piuttosto, unanimemente nega che siano mai esistiti i personaggi da fumetti che “procedevano con la fiamma davanti a loro” e  che “nessuno poteva fermare”.
BS: Ma quelle non sono frasi scritte proprio dagli scribi egizi?
MF: Sì: ma la fiamma era un fuoco sacro dell’altare  e il resto è propaganda egizia per potere poi dire: “ma io, faraone, li ho fermati”.
BS: Ma allora: chi erano i Popoli del Mare?
MF: Innanzitutto, erano persone come noi, che avevano le nostre medesime pulsioni e necessità ed erano animati dalle medesime aspirazioni e speranze: ubbidivano alle stesse leggi fisiche e biologiche, malgrado la grande distanza tecnologica che ci separa. E’ strano che in tutta la storia dell’uomo si siano dati soprannomi legati in qualche modo all’acqua a certi gruppi umani: ci sono i “wetbacks” messicani nel sud ovest degli Stati Uniti. Ci furono i “boat people” nel sud est asiatico. Ci sono oggi i disperati dell’Est Europa trasportati dagli scafisti ed i Magrebini che viaggiano nelle carrette del mare. E ci furono i Popoli del Mare.
BS: Che quindi erano in realtà…?
MF: Emigranti disperati, che abbandonavano le proprie terre d’origine per motivi drammatici complessi e oggi ben dimostrati, perché non potevano più mantenerli in vita. E’ una storia di dolore e di disperazione. Sono gesti totali, che non si compiono per fare una scampagnata: portare con sé tutte le suppellettili trasportabili, mogli e figli, per affrontare l’incertezza dell’ignoto, della possibile schiavitù a vita, della morte. Avevano negli occhi il miraggio della “terra promessa”, in cui garantire un futuro migliore almeno ai propri figli. Le loro speranze furono spezzate con le armi: ci sono giunte descrizioni agghiaccianti e ciniche. Il miraggio fu più spesso soffocato nel sangue e talvolta sepolto nel mare. Ma per alcuni, infine, il sogno si realizzò: e noi siamo debitori verso tutti – chi perì e chi ebbe successo – della restituzione della loro dignità umana e delle loro reali dimensioni.
BS: E perché l’Ira degli Dei, nel titolo?
MF: Perché si era ancora superstiziosi: dietro alle forze naturali scatenate in modo così violento, dovevano esserci gli Dei, con la loro ira terribile e spietata.

La presentazione del libro avverrà
il giorno 16 Giugno, alle ore 17:00,  nella Sala Consiliare del Municipio di San Teodoro (Olbia-Tempio)
il giorno 18 Giugno alle ore 18:30 presso il Caffè letterario “Atene Sarda”, via Tola, 11 Nuoro.

Appassionati ed amici sono i benvenuti, perché gli Dei, dei Popoli del Mare, ne hanno decisamente le divine palle piene!