DEGLI SHERDANU, GLI DEI NE HANNO LE PALLE PIENE
La
Sardegna versa in una condizione di forte crisi: economica, sociale,
politica. In questi casi, nei luoghi normali, gli intellettuali
intervengono in maniera forte e spingono la società ad una reazione
positiva.
Ciò
che accade in Sardegna è invece del tutto peculiare. Se la nascita di
movimenti localistici è infatti una delle reazioni meno sorprendenti (e
del resto le istanze separatiste sono storicamente ben attestate
nell’isola) sgomenta la comparsa di uno stravagante connubio tra
separatismo e pseudointellettuali intenti al confezionamento di una
storia fumettistica, quanto del tutto priva di scientificità, che
vorrebbe celebrare un preteso passato glorioso del non meglio definito
«popolo sardo». Dal mito di Atlantide ai cosiddetti Popoli del Mare (di
cui si rivendica gli Sherdanu facessero parte) passando per l’invenzione
della scrittura e della scultura a tutto tondo nell’età del bronzo,
emerge così la volontà di evocare un nazionalismo becero, a sfondo
razzista, portatore di un messaggio ascientifico e intollerante,
funzionale al raggiungimento di un consenso elettorale piccolo ma
rumoroso e ben ammanicato dentro l’informazione locale, in crisi
anch’essa e non da oggi.
Se
i quotidiani locali, incapaci di proporre una divulgazione corretta di
servizio al cittadino, sono soggetti ad un cortocircuito, possono
supplire i cittadini volenterosi: Maurizio Feo, medico romano, elettosi
cittadino sardo a causa di una insopprimibile passione per la nostra
isola, ha deciso di dimostrare che non è necessario essere storici o
archeologi per informarsi in merito alla storia o all’archeologia. Ha
raccolto una corposa bibliografia sulla protostoria sarda, ha legato
fatti e ipotesi studiati a livello accademico, ne ha ricavato un
piacevole lavoro di rassegna e riflessione, che ora propone agli
appassionati con l’obiettivo di illustrare, con la modestia che spesso è
indice di grande serietà, il periodo protostorico del bronzo medio e
finale, l’età dei nuraghi:
L’Ira
degli Dei e i Popoli del Mare, Ed.: CSCM ; 10,00€o (il ricavato sarà
devoluto alla ONLUS Centro Studi Culture Mediterranee che edita la
rivista “Sardegna Antica”)
Boicheddu Segurani:
Come si giustifica il fatto che un medico – che non dovrebbe scrivere
di storia ed archeologia – abbia scritto su un argomento come questo,
considerato dai più come sabbie mobili pericolose?
Maurizio Feo:
Intanto non è soltanto archeologia e storia, ma anche molto altro: per
esempio, le maggiori novità al riguardo ci sono giunte negli ultimi anni
da due discipline – geologia e paleoclimatologia – che ci hanno
permesso di modificare di molto le nostre posizioni stantie
sull’argomento. E poi, la cultura non ha confini rigidi, nelle sue
competenze.
BS: Quindi non è stato per arroganza, che ha scritto?
MF:
Al contrario: è con molta umiltà che ho raccolto un’abbondante
bibliografia tra gli autori accademici internazionali più accreditati.
BS: E che altra motivazione ci dà?
MF:
C’è stata una motivazione molto forte, che mi ha spinto a compiere la
fatica di questa ricerca. Ha notato come – negli ultimi tempi – siano
proliferate oltremodo, in Sardegna, le pubblicazioni diciamo un po’
troppo fantasiose, sui Popoli del Mare?
BS: Sì, non si può non notare il fenomeno.
MF: Ebbene: ho pensato fosse necessario fare qualche cosa, opporre un pensiero scientifico a questo fenomeno. Riportare la verità.
BS: Addirittura la verità?
MF:
Quando la totale mancanza di fonti affidabili rende gli eventi ed i
loro protagonisti indecifrabili, è necessario vagliare le varie ipotesi.
Si escludono man mano, partendo prima da quelle che contengono più
elementi incredibili e screditati scientificamente. Poi si eliminano
quelle che sono composte da elementi meno verosimili: alla fine resta
l’ipotesi di massima verosimiglianza competitiva, che è quanto di più
possibile prossimo alla verità possiamo ottenere.
BS: Ed è questo ciò che lei ha fatto?
MF:
Ho anche raccolto i fatti provati da varie scienze, come accennavo
prima: mettendo tutto insieme, si ottiene un ottimo risultato. Si
separano le categorie del fatto conosciuto e provato – dove non sono
ammesse ipotesi – da quella dell’argomento non conosciuto che è terreno
fertile di ipotesi. Come è stato fatto per un altro argomento
altrettanto confuso e privo di fonti. Quello dei Protosardi.
BS: Che cosa intende, esattamente?
MF:
La Sardegna della protostoria è immersa in una nebbia almeno
altrettanto confusa quanto quella che ha avvolto per tre secoli i
cosiddetti Popoli del Mare, ma alcuni punti fissi sono stati egualmente
trovati.
BS: Per esempio?
MF:
La Sardegna non è stata la prima isola ad essere raggiunta via mare
dall’uomo, ma è stata la prima isola del Mediterraneo ad ospitare l’uomo
in modo permanente, invece che solo stagionale.
Inoltre,
la Cultura Nuragica è stata la prima grande cultura del mediterraneo
occidentale: questo fatto non si esaurisce in un fatto architettonico
distintivo – tanto per intenderci i Nuraghi – bensì implica un
patrimonio culturale complesso ed articolato, avanzato per l’epoca, dal
quale hanno ereditato vari elementi tutte le culture successive della
Tirrenia. Ma soprattutto, permise a quei Sardi di ottenere un successo
biologico che è testimoniato dalla Genetica: il loro genoma è giunto
fino a noi. Che è già di più di quanto si può dire per popolazioni che
ricevettero terre più generose, come gli Etruschi, che si sono estinti.
BS: Dal che quali conclusioni si possono trarre?
MF:
Che se si vuole essere soddisfatti di discendere dai propri antenati è
meglio scegliersi i motivi giusti: in questo caso la consapevolezza di
discendere da una popolazione come le altre, ma capace e tenace, e
soprattutto realmente esistita, piuttosto che credersi eredi di super
eroi inventati di sana pianta per soddisfare la nostra vanità infantile.
BS: Ma questo parallelo come si applica ai Popoli del Mare?
MF:
Sono stati rappresentati in modo scorretto per circa trecento anni:
predoni organizzati in un’alleanza internazionale; marinai guerrieri
inarrestabili che – inventando una guerra lampo impossibile per i mezzi
logistici di allora, avrebbero distrutto città, regni ed imperi di quasi
tutto il mondo conosciuto e creato una crisi economica di tale portata
da determinare il passaggio dall’uso del bronzo a quello del ferro.
Inverosimile. Il fatto più incredibile è che i cosiddetti Popoli del
Mare – dopo avere conquistato facilmente paesi ricchi e produttivi –
subito li abbandonavano inspiegabilmente, per fuggire a bordo delle
proprie navi verso paesi inventati sulla base di “assonanze”. Un metodo
che metterebbe in relazione Anglia con Mongolia e Angola, soltanto per
il ripetersi in esse di alcune lettere identiche. Prevengo una sua
domanda e le dico che non si può escludere che alcune popolazioni
comprese nel gruppo dei cosiddetti “Popoli del Mare” siano giunte in
Sardegna. Anzi, sembrerebbe di sì: ma sembra anche che sia stato prima
del 1200a.C. e non dopo.
BS: Perché usa l’espressione “cosiddetti” Popoli del Mare?
MF:
Perché l’espressione – che fu coniata nel 1881 da un archeologo
francese d’origine lombarda, Gaston Maspero – è oggi considerata errata e
fuorviante: la usiamo per la sua sintesi e la sua bellezza nostalgica.
Ma sappiamo che è il nome di un Mito. Bellissimo, interessante,
splendido come una luccicante moneta d’argento da un euro e mezzo, ma
altrettanto falso.
BS: Ma furono storici ed archeologi a creare questo Mito, no?
MF:
Certamente. Ma i loro mezzi erano limitatissimi. S’apprestavano allo
scavo con il piccone in una mano ed i poemi omerici nell’altra,
praticamente come Schliemann. Non possiamo rimproverarli per essere
stati in buona fede tratti in errore, allora. Ma noi – oggi – quando
individuiamo un loro errore, siamo tenuti a correggerlo, non a
perpetuarlo come fanno alcuni: e torniamo al motivo per cui ho scritto.
BS: Qual è la situazione attuale, circa questo Mito?
MF:
E’ stato dichiarato ufficialmente morto. La sentenza è stata eseguita
nelle parole provocatorie di un archeologo inglese, Robert Morkot, che
ha scritto: “I popoli del mare non sono mai esistiti”. La frase è del
1996: strano che qualcuno, in Sardegna, non se ne sia ancora accorto,
dopo 16 anni! Il consenso internazionale storico – archeologico è
d’accordo con questa frase. Non nel senso di negare che alcuni
palestinesi di oggi possano essere proprio i discendenti dei Peleset del
1200 a.C. La scienza, piuttosto, unanimemente nega che siano mai
esistiti i personaggi da fumetti che “procedevano con la fiamma davanti a
loro” e che “nessuno poteva fermare”.
BS: Ma quelle non sono frasi scritte proprio dagli scribi egizi?
MF:
Sì: ma la fiamma era un fuoco sacro dell’altare e il resto è
propaganda egizia per potere poi dire: “ma io, faraone, li ho fermati”.
BS: Ma allora: chi erano i Popoli del Mare?
MF:
Innanzitutto, erano persone come noi, che avevano le nostre medesime
pulsioni e necessità ed erano animati dalle medesime aspirazioni e
speranze: ubbidivano alle stesse leggi fisiche e biologiche, malgrado la
grande distanza tecnologica che ci separa. E’ strano che in tutta la
storia dell’uomo si siano dati soprannomi legati in qualche modo
all’acqua a certi gruppi umani: ci sono i “wetbacks” messicani nel sud
ovest degli Stati Uniti. Ci furono i “boat people” nel sud est asiatico.
Ci sono oggi i disperati dell’Est Europa trasportati dagli scafisti ed i
Magrebini che viaggiano nelle carrette del mare. E ci furono i Popoli
del Mare.
BS: Che quindi erano in realtà…?
MF:
Emigranti disperati, che abbandonavano le proprie terre d’origine per
motivi drammatici complessi e oggi ben dimostrati, perché non potevano
più mantenerli in vita. E’ una storia di dolore e di disperazione. Sono
gesti totali, che non si compiono per fare una scampagnata: portare con
sé tutte le suppellettili trasportabili, mogli e figli, per affrontare
l’incertezza dell’ignoto, della possibile schiavitù a vita, della morte.
Avevano negli occhi il miraggio della “terra promessa”, in cui
garantire un futuro migliore almeno ai propri figli. Le loro speranze
furono spezzate con le armi: ci sono giunte descrizioni agghiaccianti e
ciniche. Il miraggio fu più spesso soffocato nel sangue e talvolta
sepolto nel mare. Ma per alcuni, infine, il sogno si realizzò: e noi
siamo debitori verso tutti – chi perì e chi ebbe successo – della
restituzione della loro dignità umana e delle loro reali dimensioni.
BS: E perché l’Ira degli Dei, nel titolo?
MF:
Perché si era ancora superstiziosi: dietro alle forze naturali
scatenate in modo così violento, dovevano esserci gli Dei, con la loro
ira terribile e spietata.
La presentazione del libro avverrà
il giorno 16 Giugno, alle ore 17:00, nella Sala Consiliare del Municipio di San Teodoro (Olbia-Tempio)
il giorno 18 Giugno alle ore 18:30 presso il Caffè letterario “Atene Sarda”, via Tola, 11 Nuoro.
Appassionati ed amici sono i benvenuti, perché gli Dei, dei Popoli del Mare, ne hanno decisamente le divine palle piene!