giovedì 19 settembre 2013

Amica


Il suo nome era Amica. Nome ed impronta del piede sono conservati su una piastrella di terracotta appartenente ad un tempio romano. Si tratta di un ritrovamento interessante e raro, perché  Amica era una schiava nel mondo romano e la sua impronta sopravvive nonostante ciò. In massima parte, infatti, gli schiavi della meravigliosamente conservata città di  Pompei sono invisibili alla storia, secondo quanto riferisce Lauren Hackworth Petersen dell'Università del Delaware.
Her name was Amica, and her name and footprint are embedded in a terra cotta tile belonging to an ancient Roman temple. The signed tile is a rare find because Amica was a Roman slave, and her footprint survives. For the most part, the slaves of the well-preserved city of Pompeii still remain largely "invisible" in history, according to the University of Delaware's Lauren Hackworth Petersen.

Amica: A slave's life in ancient Pompeii
Lauren Hackworth Petersen, associate professor of art history at the University of Delaware, is bringing new light to the movements and activities of Roman slaves in the ancient city of Pompeii [Credit: University of Delaware]
La Petersen, professore associato di Storia dell'Arte va esplorando nuove tecniche d'approccio, tratte da Letteratura, Giurisprudenza, Arte ed altri reperti oggettivi, per riuscire a gettare luce sul mondo in ombra degli schiavi. La sua ricerca è parte di un prossimo libro di cui sarà co-autrice insieme a Sandra Joshel, che insegna Storia all'Università di Washington.
Petersen, an associate professor of art history at UD, is exploring new approaches, drawing on literature, law, art and other material evidence, to bring the lives of Pompeii's slaves out of the shadows. The research is part of a forthcoming book she is co-authoring with Sandra Joshel, professor of history at the University of Washington.

Nel corso della Lezione Inaugurale presso il Dipartimento di Storia dell'Università del Delaware, Peterson ha riferito delle innumerevoli ore trascorse a camminare a Pompei lungo le strade di pietra e gli angusti marciapiedi, sotto il sole cocente, sotto la pioggia e nell'ululare del vento d'inverno, immaginando dove avrebbero potuto passare gli schiavi per le proprie commissioni giornaliere.
During the inaugural lecture of the UD Department of History's Graduate Student Lecture Series on Sept. 11, Petersen spoke of countless hours spent in Pompeii walking on the stone streets and narrow sidewalks "in the scorching sun of summer, in the rain and howling wind of winter," imagining where the city's slaves may have traveled as they carried out their daily work.

Chi erano questi schiavi? I trafficanti romani di schiavi li ottenevano da diverse provenienze. Alcuni erano greci, altri africani, alcuni di essi erano allevati in patria per la necessità specifica.
Who were these slaves? Roman slaveholders got them from many places. Some were Greeks, some were Africans, some were bred in the country specifically for the role, according to Petersen.

Il Vesuvio seppellì Pompei nel 79 dopo Cristo, nel corso di un'eruzione stromboliana. La popolazione era stimata in circa 20.000 persone, all'epoca. Anche se nessuno sa per certo quanti fossero gli schiavi, Petersen suppone che la gestione media della casa romana ne richiedesse circa da 5 a 7 per famiglia. Probabilmente, case più grandi, come quella di Menandro, ne richiedevano molti di più.
 Mt. Vesuvius buried Pompeii in 79 A.D. in a searing avalanche of hot air, volcanic ash and rock. The city's population has been estimated at 20,000 people near the time of its destruction. Although no one knows exactly how many slaves were in the city, the typical Roman household may have had five to seven slaves, Petersen said, with larger houses such as the impressive House of the Menander, nearly the size of a city block, having many more.

Usando una mappa di Pompei, che mostra in dettaglio l'intrico di strade e stradine e strutture, Petersen  ha evidenziato le entrate principali - guardate dai portieri - e le stradine laterali o del retro, quelle che più probabilmente erano usate dalla servitù. 
Using a map of Pompeii showing detailed plots of the ancient streets and structures, Petersen pointed out the main doors to houses, which would have been the focus of doorwatchers inside, and the side doors and other "spaces of backdoor culture" through which a household's slaves most likely passed.

Gli schiavi potevano riappropriarsi di tempo prezioso (in barba ai propri padroni ed ai controllori) prendendo l'acqua ad una fonte pubblica, entrando in una taverna, nella bottega di un fornaio, una trattoria, riposando su una panchina di pietra all'ombra di un caseggiato, esitando in un parco nella parte sud della città. Nel fare ciò, uno schiavo poteva riuscire a diventare più anonimo ed invisibile in una strada molto frequentata.
Slaves might snatch precious time out of their owner's (and various slave supervisors') sight fetching water at a public fountain, slipping into a tavern, bakery or cookshop, resting on a masonry bench in the shade of a house a few streets away, lingering in a garden on the south side of the city. In doing so, "a slave could become more anonymous and invisible on highly frequented streets," Petersen said.

Quelle strade di pietra strette, a due sensi erano rumorose ed olezzanti, riempite com'erano di carri trainati da asini, di materiale umano di fogna, e di feci d'animali, con chiavi che trasportavano i benestanti dell'elite sollevati sopra la folla, camminando nell'immondizia.
Those narrow, two-way stone streets would have been noisy and odoriferous, filled with donkey carts, human sewage and animal feces, with slaves carrying the wealthy elite above the mob on litters.

Amica: A slave's life in ancient Pompeii
Roman slaves in ancient Pompeii would have fetched water from public water fountains such as the fountain of Mercury. Mt. Vesuvius erupted in 79 A.D., burying Pompeii in volcanic ash and rock. Excavations began in 1748. Today, this "city frozen in time" is a World Heritage Site [Credit: University of Delaware]
Gli schiavi non erano immediatamente riconoscibili dai vestiti. La tunica semplice, infatti era l'abito indossato di preferenza sia dagli schiavi che dai loro padroni. La toga era , sì, riservata ai cittadini romani; molti però non l'indossavanoperché troppo lunga e pesante e difficile da tenere pulita.
Surprisingly, Petersen said, slaves were not immediately identifiable by their dress. The simple tunic was the clothing of choice worn by slaves and their owners alike. Only the toga was reserved for Roman citizens; however, many did not wear it, Petersen said, because the long length of material was cumbersome and difficult to keep clean.

Si usava l'urina come detergente (per il suo elevato contenuto in ammoniaca): era raccolta  in vasi e condotta alle Folloniche, dove i vestiti erano lavati. Gli schiavi lavoranti della follonica stavano in piccole vasche piene d'urina, acqua e vestiti sporchi, calpestandoli per lavarli.
Urine, used as a cleansing agent due to its high ammonia content, was collected in jars and taken to the fulleries where clothing was laundered. Slaves working in the fulleries would stand in small tubs filled with urine, water and dirty clothes stomping on them to clean the cloth.

La sede in cui gli schiavi romani sono più visibili sono la Storia, la Letteratura e la Giurisprudenza, perché gli schiavi erano visti come una proprietà. Se erano danneggiati da un carro che li investiva, o da un vaso lanciato da una finestra, per esempio, un risarcimento era richiesto da parte del colpevole.
Where slaves are more visible in Roman history is in literature and the law, Petersen said, because slaves were viewed as property, and if they were damaged by an erratic donkey cart or a falling pot flung from an upstairs window, for example, financial retribution would need to be made by the perpetrator.

Per quanto molti schiavi fuggissero, gli abbondanti mezzi esistenti per riacchiapparli permettevano la cattura di molti di essi. Infatti, negli scavi eseguiti in epoca moderna, sono stati ritrovati i resti di schiavi in catene, imprigionati per punizione, che furono incapaci di sfuggire all'eruzione.
Although some slaves escaped, extensive means of recovering fugitives led to the recapture of many. Petersen said the gruesome remains of a slave shackled in irons, unable to flee Mt. Vesuvius' eruption, were found in a slave prison when the city was excavated centuries later.
Petersen calls the reconstructive work at Pompeii a starting point for thinking of places in context.

Stiamo cercando di imparare a vedere quello che per lunghi anni siamo stati allenati a non vedere - sostiene Petersen. Stiamo cercando di guardare il mondo attraverso gli occhi degli schiavi e non solo attraverso gli occhi dell'elite che comandava e controllava le strade.
"We are learning to see what we have been trained to unsee," Petersen said. "We are looking at the world through a slave's eyes and not only through the eyes of the elite citizens who controlled the streets."

Petersen has been a professor at UD since 2000. She specializes in ancient Roman art and architecture and has also done extensive research in Greek and Etruscan art and assisted with the excavations at the Etruscan/Roman habitation site at Cetamura del Chianti, Italy.

Author: Tracey Bryant | Source: University of Delaware [September 18, 2013]