mercoledì 4 settembre 2013

ALLAI

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Reperti donati, non erano veri

Nuovi testi al processo per falsificazione di materiale archeologico

    “Quei reperti non sono autentici”. 
    Si è allungata la lista dei consulenti dell’accusa che ha confermato la falsità attribuita ai reperti archeologici di Allai dalla Soprintendenza. Il caso era scoppiato quando l'imputato, Armando Saba, si era reso protagonista di un ritrovamento lungo le sponde del Tirso. Dieci reperti che aveva giudicato essere di epoca etrusca e per questo motivo donati al nascente museo di Allai, con conseguente ipotesi dell'arrivo di un finanziamento. L'uomo ora si trova a processo di fronte al giudice monocratico Antonio Enna per falsificazione di reperti archeologici e detenzione di materiale archeologico non regolarmente denunciato, accusato dal pubblico ministero Daniela Muntoni di aver fabbricato lui stesso la serie di reperti al centro della vicenda della donazione al nascente museo di Allai, spacciati per risalenti all'epoca etrusca.
    Ieri, chiamato a deporre dall’accusa, ha confermato la non autenticità dei dieci reperti anche il rettore dell’Università di Sassari, Attilio Mastino, in qualità di professore di Storia romana.

     La tesi della difesa, sostenuta dall’avvocato Giovanni Paolo Meloni, è invece differente e prova a puntare sulla possibilità che si tratti sì di un falso storico, ma di epoca più recente. Motivo per il quale Saba, analizzandoli, non ha avuto a disposizione le basi conoscitive adatte per valutarne l’originalità o meno. Saba li avrebbe quindi solo rinvenuti, ma non contraffatti. L’elenco degli esperti chiamati a esprimersi sui dieci reperti si allungherà alla prossima udienza del 17 luglio, data del rinvio nella quale verrà sentita l’archeologa sassarese, Daniela Rovina. (c.c.)
    13 giugno 2013