LE TORRI DI ATLANTIDE
Lungo la costa della Sardegna si trovano un gran numero di torri di pietra. Si innalzano fiere verso il cielo terso, dall’arenile sabbioso o dai tacchi rocciosi a picco sul mare un tempo solcato dai bellicosi Shardana. Sono costruzioni sulle quali, fino a ora, nessun archeologo ha detto la sua. Questo articolo vuole sfatare un mito e rivelare la vera storia del popolo sardo di Atlantide.
È provato che Atlantide fu sommersa nel 10.500 avanti Cristo. Proprio a questo periodo risalgono le torri di cui si è scritto. La prova è nell’orientamento astrale delle torri che risultano tutte disposte con l’ingresso a sud, a eccezione di quelle che ce l’hanno a nord, a est e a ovest. Tracciando una linea che dall’ingresso si dirige verso l’alto e poi piega ad angolo retto si nota che la linea arriva alla costellazione del Sirbone. Non dove si trova oggi, ma dove si trovava nel 10.500 avanti Cristo. Ched’è lo stesso orientamento della Grande Piramide di Giza.
Ma ci sono altre prove che ci portano alle più remote epoche dell’uomo di Atlantide nella Nostra Isola. Prima di tutto la tecnica costruttiva. Se si osservano bene le torri, si può constatare che la loro tecnica costruttiva è diversa da tutte le altre costruzioni della Sardegna. Non sono i nuraghi, perché quelli sono fatti di pietre basaltiche, che qui non ci sono. Non sono le chiese giudicali perché quelle mostrano il segno della croce che qui non c’è, tranne in un caso. Solo nella torre di Tzricoccu si vede incisa una croce, prova che molto dopo divenne una chiesa dei Templari.
Resta il mistero del popolo che costruì queste torri. Esse non presentano nessuno dei caratteri delle costruzioni del 10500 avanti Cristo. Però sono costruite con una tecnica sofisticata e all’avanguardia: conglomerato cementizio di natura sconosciuta, molto resistente. Frutto delle avanzate conoscenze del popolo di Atlantide. Nella torre di Piricoccu si può leggere il resto di un’iscrizione dipinta: VAFF… più alcune lettere cancellate. Molto interessante, perché V sta per Vau antico segno indoeuropeo, A è assimilabile all’ebraico Delta dei popoli cananei, mentre la ripetizione FAN FAN resta un aspetto da indagare più a fondo.
Su queste torri il silenzio dell’accademia è assordante. Nessuno dei cosiddetti archeologi che vanno per la maggiore si è degnato di dedicargli attenzione. Su di esse grava la congiura della colpevole dimenticanza di una delle testimonianze più notevoli della Nostra Storia