Avatar
L'avatar, nella cosiddetta “Realtà virtuale”, è
un'immagine scelta
per rappresentare la propria utenza in comunità virtuali, luoghi di aggregazione,
discussione, o di gioco "on line".
Qualcuno ha posto corpose obiezioni al fatto che ci si
presenti in forma anonima agli altri. Infatti la cosa si presta all’assunzione
di alcuni atteggiamenti certamente differenti da quelli che ciascun soggetto
terrebbe se non fosse nascosto dietro una specie di ‘maschera’.
In realtà, la cosa può procedere fino anche a fraintendimenti gravi, oppure al furto d’identità
epersino alla truffa…
La parola, che è in lingua sanscrita,
è originaria della tradizione induista,
nella quale ha il significato di incarnazione,
di assunzione di un corpo fisico da parte di un dio (Avatar:
"Colui che discende"): per traslazione metaforica, nel gergo di internet si
intende che una persona reale che scelga di mostrarsi agli altri, lo faccia
attraverso una propria rappresentazione, un'incarnazione: un avatar appunto.
Tale immagine, che può variare per tema e per
grandezza (di solito stabilite preventivamente dai regolamenti delle comunità
virtuali), può raffigurare un personaggio di fantasia (ad es. un cartone animato,
un fumetto),
della realtà (ad es. il proprio cantante o attore preferito, o anche la propria
immagine), o anche temi più vari, come vignette comiche, testi, ed altro.
Il luogo di maggiore utilizzo degli avatar sono
i forum, i programmi di instant
messaging, e i giochi di ruolo on-line
dove è d'uso crearsi un alter ego. Alcuni siti invitano a dotarsi di un avatar
ispirato a un certo tema per renderne uniforme l'utilizzo in modo da migliorare
il senso di appartenenza alla comunità virtuale. Per esempio il sito del
Villaggio di Ofelon richiede un avatar di ispirazione medievale che, unitamente
a un soprannome in tema, tende a creare un'ambientazione di cavalieri del medio
evo.
Avatāra
Kṛṣṇa ottavo avatāra di Viṣṇu. Qui è raffigurato
come Kṛṣṇa Veṇugopāla, ovvero Kṛṣṇa suonatore di flauto (veṇu) e pastore delle mucche (gopāla).Ha una corona regale (kirīṭa mukuṭa) con penne di pavone (mayūrapattra) che simboleggiano l'immortalità, richiamata
anche dal pavone in basso a destra della figura. Il pavone simboleggia
l'immortalità in quanto il suo progenitore nacque da una piuma di Garuda. La ghirlanda
di Kṛṣṇa è una ghirlanda di fiori (tulasī) ed è
composta da cinque filari di fiori che rappresentano i cinque sensi dell'uomo.
La sua postura è la ardhasamasthānaka pādasvastika, la postura a gambe
incrociate con il piede destro che tocca con le punta delle dita il terreno
mostrando leggerezza e calma e appoggiandosi alla mucca posta dietro di lui.
Dietro Kṛṣṇa, l'immagine di una mucca, Surabhī che vive nel paradiso di Kṛṣṇa, Goloka. La mucca è
dispensatrice di beni e per questo è sacra e non può essere uccisa. Sono le
mucche che dopo la morte degli uomini consentono loro di attraversare un fiume
sotterraneo (il Vaitaraṇī) pieno di coccodrilli per giungere all'altra riva dove disporranno di un
nuovo corpo per la successiva reincarnazione. È vestito di giallo (pitāṁbara) colore della divinità solare che
illumina il cosmo.
Avatāra (devanāgarī ) è un sostantivo maschile
della lingua sanscrita con
cui si indica l'apparizione o la discesa sulla terra della divinità avente lo
scopo di ristabilire o tutelare il Dharma.
Tale termine è collegato al verbo avatṝ ( di genere parasamaipadam,
attivo, di 1ª classe), con il significato di "discendere in" (accusativo o locativo) oppure "discendere da" (ablativo) ancora
"arrivare a" (accusativo)
o "essere al posto giusto",
"essere adatto" e infine
"incarnarsi" (nel caso di
una divinità).
La nozione religiosa di avatāra, ovvero la
"discesa sulla terra della divinità" compare per la prima volta
in India tra il III e il II secolo a.C.,
nella Bhagavadgītā quando
Viṣṇu esprime l'intenzione di assumere diverse forme al fine di restaurare l'ordine
cosmico (Ṛta/Dharma).
(SA)
« yadā yadā hi dharmasya glānir bhavati bhārata abhyutthānam adharmasya tadātmānaṃ sṛjāmy aham paritrāṇāya sādhūnāṃ vināśāya ca duṣkṛtām dharmasaṃsthāpanārthāya saṃbhavāmi yuge yuge » |
(IT)
« Così ogni volta che l'ordine (Dharma) viene a mancare e il disordine avanza, io stesso produco me stesso, per proteggere i buoni e distruggere i malvagi, per ristabilire l'ordine, di era in era, io nasco. » |
Presso la religione Induista, un avatar o avatāra è
l'assunzione di un corpo fisico da parte di Dio o
di uno dei Suoi aspetti. Questa parola deriva dalla lingua sanscrita e significa "disceso"; nella
tradizione religiosa induista consiste nella deliberata incarnazione di
un Deva, o del Signore stesso, in un corpo fisico
al fine di svolgere determinati compiti. Questo termine viene usato
principalmente per definire le diverse incarnazioni di Vishnu, tra cui si possono annoverare Krishna e Rama.
Gli adoratori di Vishnu quale divinità suprema,
i vaishnava, credono che Dio si incarni ogni
qualvolta avviene un declino dell'etica e della giustizia,
unitamente all'insorgere delle forze demoniache che operano in senso opposto
al dharma, la legge cosmica. A tal proposito, è
famosa la frase pronunciata dal Signore Krishna, ottavo avatar di Vishnu, nel suo
discorso ad Arjuna durante la battaglia di
Kurukshetra:
« Per la
protezione dei giusti, per la distruzione dei malvagi e per ristabilire i
princìpi della Giustizia Divina, Io mi incarno di era in era »
|
(Bhagavad Gita, IV, 8)
|
Credenze e significati
La filosofia che si riflette nell'epica induista è la dottrina dell'Avatar
(incarnazione di Vishnu o Dio in
forma umana). I due principali avatar di Vishnu che appaiono nell'epica induista, sono Rama,
l'eroe del Ramayana, e Krishna, amico e parente dei Pandava nel Mahābhārata. Diverso dai deva o
deità della Samhitas Vedica, e dalle astratte Upaniṣad che
concepiscono il tutto come un essere senza forma (Brahman), gli Avatar in questa era epica
induista sono intermediari umani, tra l'Essere Supremo, rappresentato
come Īśvara (o Saguna Brahman), e i mortali.
Questa dottrina ha avuto un grande impatto sulla vita
religiosa degli Induisti; questo perché Dio ha manifestato Se Stesso in una
forma che può essere compresa e apprezzata persino dalle persone più
indifferenti. Nel corso di migliaia di anni, Rama e Krishna sono state la
manifestazioni del Divino più adorate e venerate tra gli Induisti. Il concetto
estratto dalle Upaniṣad, di sottomissione e rispetto verso l'unità di Brahman, è considerata la
massima espressione del pensiero induista, e ha fornito la base teologica alla
religione, per generare nella manifestazione, in aiuto all'umanità nelle epoche
oscure, la più elevata divinità, l'avatar. Il ciclo di creazione e distruzione
contiene l'essenza dell'idea di "avatar" e fa veramente affidamento
sull'avatar decisivo di Vishnu, chiamato Kalki,
come colui che darà l'ultima spallata al degrado etico dell'umanità.
Rama e Krishna non sono assolutamente gli unici avatar
della tradizione induista, la quale vuole che il Divino abbia preso forma umana
in diverse epoche storiche, anche prima che l'uomo comparisse sullaTerra.
Si conoscono molti avatar legati a Vishnu ma poco quelli legati a Brahma o Shiva.
Alcune tradizioni Indù, in base al Ramayana, affermano che Śiva si è incarnato
solo una volta come l'uomo-scimmiaHanuman, il devoto
di Rama per eccellenza.
Il filosofo Adi Shankara, il primo grande unificatore dell'Advaita Vedānta, è considerato un avatar di Śiva.
Il filosofo Adi Shankara, il primo grande unificatore dell'Advaita Vedānta, è considerato un avatar di Śiva.
I Dieci Avatar di Vishnu, o Dasavatara
I Maha Avatara (Grandi Avatar) di Vishnu,
indicati e descritti nel Bhagavata Purana, sono dieci. Popolarmente
questo insieme di Avatar è conosciuto come Dasavatara (dasa in Sanscrito significa dieci):
2. Kurma,
la tartaruga o la testuggine
6. Parashurama, Rama con la scure (o accetta), o
l'abitante della foresta
8. Krishna (significa infinitamente
affascinante)
10. Kalki ("Eternità",
o "tempo", o "Il Distruttore della Malvagità"), che la
tradizione Indù attende alla fine del Kali Yuga, l'era contemporanea
Tuttavia, alcune scritture Indù elencano almeno 23
avatar.
Simbolismo
Molti sostengono che i dieci Avatar di Viṣṇu rappresentino
l'evoluzione della vita e dell'umanità.
1. Matsya, il pesce,
rappresenta la vita negli oceani primordiali.
2. Kurma, la tartaruga,
rappresenta il passo successivo, gli anfibi.
3. Varaha, il cinghiale,
simboleggia la vita sulla terraferma.
4. Narasimbha, l'uomo-leone,
simboleggia il principio dello sviluppo dell'uomo.
5. Vamana, il nano, simboleggia
invece l'incompleto sviluppo dell'essere umano.
6. Parashurama, l'abitante della
foresta, suggerisce il concetto dello sviluppo fisico completo, dell'umanità
7. Rama, il re, Rama il
signore, rappresenta l'abilità umana a governare le Nazioni.
8. Krishna, un esperto in 64
settori della scienza, in accordo con la religione Induista, rappresenta
l'evoluzione culturale dell'umanità.
9. Buddha, l'Illuminato,
simboleggia l'illuminazione e l'evoluzione spirituale dell'uomo.
10. Kalki, l'avatar dal cavallo
bianco, rappresenta la finale liberazione dell'uomo e il ritrovamento della
propria natura divina.
Gli avatar comunque rappresentano l'ordine, e non il
tempo di questi avvenimenti, secondo certe confessioni Indù.
Buddha è considerato un avatar?
Balarama è il nono avatar secondo la tradizione Puranica. Tuttavia con l'aumento della popolarità del Buddhismo in India,
verso la metà del I millennio d.C. si credette che Gautama Buddha fosse il nono avatar
promesso (questo è un esempio di come l'Induismo assimili altre idee e culture,
il che ha causato il declino del Buddhismo in India). Secondo il punto di vista
prevalente nel Nord dell'India, Balarama è l'incarnazione del serpente di
Vishnu Adi Sesha,
piuttosto che di Vishnu stesso.