giovedì 27 giugno 2013

La lingua indoeuropea.

Molto più probabilmente, invece,  la lingua è l'invenzione più importante dell'Umanità.

(Francisco Villar"Los Indoeuropeos y los origenes de Europa languaye e historia" - Madrid, Editorial Gredos, 1996).



Il primo grafico sembra illustrare lo spostamento graduale dell'Agricoltura in Europa. Il secondo schema è molto suggestivo della teoria d'origine di M.Gimbutas (kurgan).



Origini della
lingua 
Indo-Europea. 
da F. Villar


da J.P. Mallory
L'identificazione di una sede d'origine delle lingue IndoEuropee  non è solo un esercizio di logica: la vasta varietà di risposte al quesito dipende anche dalla varietà di metodi d'approccio applicati alla soluzione del problema. 
E' noto che nel tempo sono state ipotizzate numerose (circa una ventina) e diversissime sedi d'origine delle lingue Indo-europee (una perfino nel Polo!), con l'ipotesi di lingue intermedie oggi scomparse (Proto Indo Europee - PIE) a partire forse da una lingua comune ancora più antica, con l'esito in differenziazioni finali  sempre più marcate determinate dalla crescente distanza tra popolazioni sempre più differenti e dal passare del tempo, fino ad oggi, epoca in cui l'amalgama globale e la rapidità di movimento e di comunicazione sta facendo rapidamente scomparire molte di esse. 
La ricerca deve essere interdisciplinare: perché 
- l'Archeologia comprende bene la cronologia, ma ha difficoltà con l'identità,
- la Linguistica non indaga troppo bene nella cronologia, ma è discretamente precisa nel rilevare l'identità,
- la Genetica lavora su cronologie più lunghe e vaghe di quelle storiche, ma è estremamente precisa nell'identificare le identità.
- si potrebbe continuare citando le competenze di varie altre discipline, ma questo esempio dovrebbe essere già sufficiente a dimostrare il punto. E' importante tenere presente che - seppure la Genetica sia certamente sempre implicata in qualsiasi argomento riguardi l'uomo - non è corretto parlare di "Indoeuropei" (il che farebbe propendere per una particolare popolazione e per differenze biologiche), bensì di "lingue Indoeuropee" (che hanno certamente implicato varie popolazioni nel corso del loro differenziamento crescente), a partire da una sola piccola popolazione, che probabilmente era 'barbara' ed arretrata rispetto a quelle che aveva intorno, prima di dare inizio all'espansione della propria lingua parlata.

TEORIA DI IGOR M. D’IAKONOV (1985, 1999).
Una delle numerose teorie che si contendono l'identificazione della terra d'origine dell'Indoeuropeo propone come  Madrepatria  dei Protoindoeuropeo-parlanti la penisola Balcanica (Europa orientale meridionale). Questa teoria fu esaurientemente formulata dal linguista e storico russo Igor d'iakonov in una pubblicazione del 1985 dal titolo:  “On the Original Home of the Speakers of Indo-European.” Journal of Indo-European Studies. Volume 13, p. 92.
D’iakonov sostiene in modo piuttosto convincente la sua tesi di fronte a quelle dei due rivali principali quella della femminista lituana Marija Gimbutas [(1973). “The Beginning of the Bronze Age in Europe and the Indo-Europeans: 3500-2500 B.C.” Journal of Indo-European Studies, Volume 1, p. 163], che ipotizzava l'origine degli Indoeuropei parlanti nelle steppe russe e quella dei linguisti giorgiani Gamkrelidze, T. V. and V. V. Ivanov, che proponevano un'origine presso l'altopiano armeno [(1985). “The Migrations of Tribes Speaking Indo-European Dialects from their Original Homeland in the Near East to their Historical Habitations in Eurasia.” Journal of Indo-European Studies, Volume 13, p. 49].
D'iakonov esegue una revisione dell'evidenza linguistica e di quella archeologica e conclude che i "Proto Indo europei" (non necessariamente una popolazione, bensì un gruppo linguistico, il che è molto differente) possedevano una economia mista, basata su agricoltura e su allevamento. Critica la teoria di Gimbutas (che si basa su scarse prove archeologiche e sull'ipotesi arbitraria che le popolazioni preistoriche usassero il cavallo come strumento bellico. La sua critica a Gamkrelidze ed Ivanov , oltre che su basi linguistiche, si rivolge agli improbabili percorsi migratori che sostengono per giustificare le lingue Indo Europee storicamente documentate.
D'iakonov sostiene che la regione Balcano-Carpatica possiede tutti i requisiti comunemente attribuiti alla Cultura Proto-Indo-Europea e che se si accetti tale culla originaria, anche la sistemazione di tutte le altre lingue I.E. diviene più semplice, (con l'eccezione di quelle Indo-Iraniche, a cui l'I.E. giunse più tardi).
D’iakonov [The Paths of History” Cambridge University Press, 1999] spiega che l'espansione delle genti parlanti  Indo-Europeo è potuta avvenire per via della loro prevalenza culturale sulle popolazioni più primitive che le circondavano.
Anche la teoria di D'iakonov ha i suoi critici (ad esempio: J.P. Mallory) ed i suoi punti deboli, quando asserisce:
"However, I would like to note at once - against the opinions of Maria Gimbutas and other authorities of the nineteenth and twentieth centuries, but in accordance with the later findings of C. Renfrew and J.P. Mallory - that the most ancient Indo-Europeans living in the fifth to third millennia BC, i.e. long before the Iron Age, although already acquainted with horse-drawn chariots, never were nomads. Their movement across Eurasia (presumably via the Balkans) was not a miltary invasion, but a slow spread, caused by a fall in the child mortality rate and, consequently, by an increase in population growth. The reason was that the population speaking the Indo-European proto-language changed to a diet of milk and meat, and had a sufficiently developed agriculture (growing barley, wheat, grapes and vegetables). The surrounding population which lived in the Early Primitive Phase, and thus was by far not so numerous (the population numbers after the change from Primitive to Primitive Communal Phase tend to multiply by two orders of magnitude), adopted the agricultural achievements of the Indo-Europeans, and at the same time also adopted their language; thus the further movements involved not only the original Indo-Europeans but also tribes who had adopted the language and the mores, the latter including the Primitive Communal stage customs which the Indo-Europeans had evolved".
TEORIA DI COLIN RENFREW

Uno degli archeologi di maggior fama della nostra epoca, autore di: Archaeology and Language: The Puzzle of Indo-European Origins.” ISBN: 0521386756, sostiene in modo convincente che le lingue Indoeuropee  furono diffuse da agricoltori i quali, alla ricerca di nuove terre si sparsero gradualmente attraverso ed al di fuori della Mezzaluna Fertile (in questo caso, fuori dell'Anatolia e dentro l'Europa). Di fatto, aveva osservato questo processo in tutti i casi in cui gli agricoltori si erano spostati, portando con sé la propria lingua a piccoli gruppi (e - in questo caso - portando anche alla diffusione di quell'iniziale "pacchetto mesopotamico" di piante e di animali utili che ne ha cambiato l'areale di distribuzione). Anche la teoria di Renfrew ha i suoi punti di forza ed i suoi punti deboli. Infatti, recentemente egli l'ha leggermente modificata. Adesso sostiene che è nei Balcani (non più in Turchia) che si deve identificare il primo nucleo di lingua ProtoIndoEuropea, in accordo con D'iakonov.
Ma il ProtoIndoEuropeo va considerato uno sviluppo del Pre-ProtoIndoEuropeo, cioé probabilmente di quella lingua che i primi agricoltori - quelli che attraversarono il mare Egeo per stabilirsi in Tessaglia - parlavano originariamente in Turchia. Lì si sarebbe formata la prima comunità ProtoIndoEuropeo-parlante, dalla quale in seguito sarebbero derivate tutte le lingue IndoEuropee storiche a noi note (che appartengono ai vari gruppi celtico, germanico, slavo, baltico, italico, iraniano, illirico, indo-ariano, tocario, greco e trace)), mentre quelle Anatoliche rimaste indietro rappresenterebbero una derivazione locale del ProtoIndoEuropeo (Ittita, Luvio, Palaico). Secondo Renfrew, infatti: [“The Tarim basin, Tocharian, and Indo-European origins: a view from the west,” in V.Mair (ed.),The Bronze Age & Early Iron Age Peoples of Eastern Central Asia (Journal of Indo-European Studies Monograph #26, vol.1)]:
"In harmony with the view of Dolgopolsky, and of Gamkrelidze and Ivanov, and following Sturtevant (1962), I suggest that the basic division in the early Indo-European languages is between the Anatolian languages on one hand and all the other members of the Indo-European family in the other. Such a view arises directly from the “farming dispersal” hypothesis, since farming came to Europe from Anatolia. It is suggested that all the other branches of the Indo-European languages (except possibly Armenian) were derived from the western branch of the divide (ancestral to the Indo-European languages of Europe, including those of the steppes, and thus also of the Iranian plateau, central Asia, and south Asia) [...] The secondary center, as Diakonoff realized, is the Balkans (around 5000 BCE), and from there one must envisage a division with the bulk of the early Proto-Indo-European languages of central and Western Europe (the languages of “Old Europe” in some terminologies, although emphatically not that of Gimbutas) on the one hand, and those of the steppe lands to the north of the Black Sea on the other (4th millennium BCE)".
(To be continued)