venerdì 7 giugno 2013

Egiziani e nuragici, Uniti da Cattiva Archeologia.(e matematica)

Egiziani e nuragici, la matematica unisce le due antiche popolazioni

Secondo uno studioso pescarese le affinità fra trigonometria egizia e nuragica dimostrerebbero come si possa parlare di una comune civiltà scientifica mediterranea già nell'antichità




    CAGLIARI. Uno studioso italiano avrebbe scoperto il filo rosso che collega la matematica egizia a quella degli antichi Sardi.  In particolare le affinità fra trigonometria egizia e nuragica dimostrerebbero come si possa parlare di una comune civiltà scientifica mediterranea già nell'antichità.

    Lo sostiene Nicolino De Pasquale, docente di matematica nel Liceo Scientifico Tecnologico Volta di Pescara. Lo studio degli scudi circolari dei guerrieri sardi, istoriati con disegni che riproducono le tipiche circonferenze del seno e del coseno - ha spiegato De Pasquale - porterebbero alla luce la relazione, basata su principi matematici, con l'antico gioco egizio del serpente, consistente in un disco inciso a scacchiera, che funge da sistema rappresentativo polare esponenziale.

    Questa scoperta di Nicolino De Pasquale porta a concludere che fra i sudditi del faraone e i nuragici intercorre un rapporto speciale, basato tutto su metodi matematici condivisi e talmente innovativi da poter trovare ancora oggi applicazioni vantaggiose. De Pasquale, 61 anni, è un ingegnere aeronautico che vive e lavora a Pescara ed ha il pallino sulla matematica delle antiche civiltà. Ha risolto, ad esempio, l'enigma della matematica andina (nel 2000).

    In seguito alla decifrazione dell'abaco Inca è stato, quindi, invitato a tenere conferenze in diverse università straniere. Usando la struttura di un abaco andino precolombiano, precisamente delle civiltà Huari e Tiwanaku, ha costruito una calcolatrice per non vedenti, a funzionamento tattile (con pistoncini pneumatici gestiti da un Plc). Ha ricostruito la scala musicale egizia, presentata a Pescara nel marzo 2006.

    Nel gennaio 2007, inoltre, è stato pubblicato il suo lavoro sulle Pintaderas sarde «Arrodas de Tempus» (Ruote del Tempo), decifrando i calendari solari e lunari nuragici. Le Pintaderas hanno consentito di ricostruire, per analogia, i calendari in uso presso Egizi, Magna Grecia e Celti, e di decifrare il complesso insieme dei sistemi solari e lunari del bacino del Mediterraneo in uso nel I e II millennio a.C.

    Da un articolo della  NUOVA SARDEGNA (mio il grassetto)
    18 novembre 2010


    Vorrei poter porre alcune domande al professor Nicolino de Pasquale: 

    1)  Perché mai - di tanti posti possibili - gli antichi Sardi avrebbero dovuto appuntarsi le formule di trigonometriche proprio sugli scudi dei bronzetti?
    2)  Sa - il professore - come e di che materiale erano fatti detti scudi, nella realtà?
    3) Sa di che epoca fossero realmente i bronzetti sardi e quale ne sia l'interpretazione ufficiale?
    4) Ha mai preso contatto con un archeologo sardo, riguardo a questi temi?
    5)  Crede che se un pasticciere 'studiasse' abbastanza a lungo gli stessi bronzetti, vi troverebbe la ricetta per una torta gelato a tre strati?

    Non dubito neanche per un attimo che il professore abbia fornito un grande apporto, scientificamente e socialmente molto utile in vari modi ed in vari posti., in vari e differenti argomenti..
    Ma contemporaneamente sono convinto che il suo contributo pertinente l'archeologia sarda sia meglio definito dal termine "fantarcheologia".