MANUFATTI FENICI SVELANO I LORO VERI COLORI.
I favolosi avori incisi dell'antica città fenicia di Arslan Tash ("leone di pietra") oggi possono sembrare spenti e monotonamente monocromi nelle vetrine dei musei. Ma anticamente possedevano brillanti colori : blu, rosso, oro ed altri ancora. 2800 anni fa questa era la moda, che oggi forse ci sembrerebbe "kitsch", secondo le conclusioni di un nuovo studio, che ci giungono dopo mesi di speculazioni, che appare su the ACS journal Analytical Chemistry.
Ina Reiche e collaboratori spiegano che queste sculture sono rare, ospitate in musei quali il Louvre, sono considerati dagli esperti tra i più begli esempi di incisione sull'avorio dell'epoca. Gli specialisti credono ormai da lunghi anni che amuleti, teste leonine ed altri oggetti d'avorio fossero originariamente colorati con tinte brillanti, piuttosto che d'aspetto dimesso e di colore beige e bianco come appaiono oggi. Ma fino ad oggi non esisteva un metodo efficace per rinvenire con certezza tracce di pigmento senza danneggiare i preziosissimi reperti.
Oggi, gli scienziati riferiscono come un test non distruttivo abbia 'riportato in vita' tracce di pigmento blu, rosso, oltre ad una vera doratura, permettendo così la ricostruzione degli antichi colori che originariamente decoravano gli avori quando erano appena stati creati. Oltre a dare un efficace contributo ad una migliore comprensione delle incisioni fenicie stesse, la tecnologia potrebbe servire per ottenere un'idea della vera colorazione originaria anche di altri oggetti. Tra questi, naturalmente anche gli "Elgin Marbles" (motivo di attrito tra Inglesi e Greci), classiche sculture greche di marmo che facevano parte del Partenone e di altri edifici dell'Acropoli di Atene.
Source: American Chemical Society [May 29, 2013]
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| Antiche incisioni fenicie in avorio, come questa testa leonina che oggi appare stinta e monocroma, erano in realtà dipinte di colori brillanti 2800 anni fa. [Credit: ACS] |
Oggi, gli scienziati riferiscono come un test non distruttivo abbia 'riportato in vita' tracce di pigmento blu, rosso, oltre ad una vera doratura, permettendo così la ricostruzione degli antichi colori che originariamente decoravano gli avori quando erano appena stati creati. Oltre a dare un efficace contributo ad una migliore comprensione delle incisioni fenicie stesse, la tecnologia potrebbe servire per ottenere un'idea della vera colorazione originaria anche di altri oggetti. Tra questi, naturalmente anche gli "Elgin Marbles" (motivo di attrito tra Inglesi e Greci), classiche sculture greche di marmo che facevano parte del Partenone e di altri edifici dell'Acropoli di Atene.
Source: American Chemical Society [May 29, 2013]
