lunedì 29 aprile 2013

Il Vello d'Oro










Agnello transgenico.

Questi animali, se esposti a luce ultravioletta in determinate condizioni, assumono un colore verde fluorescente.
Creati in Uruguay per opera del dottor Alejo Menchaca dell'Instituto de Reproducción Animal Uruguay (Irauy), hanno il compito di curare varie malattie in tutto il mondo a costi bassissimi. (Foto ansa)

Questa la notizia - piuttosto asciutta - data dalle agenzie. Lascia presagire scenari ottimistici e rosei per tutta l'umanità: ma non spiega alcunché. di che cosa si tratta?

- Un passo importante per l’umanità?
- Una boutade di primavera, reminiscente dell'antico Mito del Vello D’Oro?
- Una pericolosa improvvisazione erratica della ricerca scientifica?

Le perplessità sono inevitabili, dopo aver letto la notizia, dall’Uruguay, di nove agnelli geneticamente modificati che diventano fluorescenti se esposti a luce ultravioletta.


Il precedente di Dolly. 
A poco più di 30 anni dal primo caso di topo transgenico, ottenuto nel laboratorio degli scienziati R.D. Palmiter e R.I. Brinster nel 1982, e a 17 anni dalla pecora Dolly, il primo mammifero clonato con (parziale) successo da una cellula somatica, l’opinione pubblica torna a interrogarsi (senza averne affatto le basi) sull’utilità e le conseguenze di questo tipo di esperimenti.

La vicenda. 
L’effetto senza dubbio abbagliante degli agnelli fluorescenti è stato ottenuto all’Instituto de Reproduccion Animal dell’Uruguay (Irauy) grazie ad un lavoro sul codice genetico degli agnelli. Il Dna degli animali, nati lo scorso ottobre, infatti, contiene un gene, incorporato nei loro embrioni, responsabile della produzione di una proteina fluorescente verde, appartenentealla medusa Aequorea victoria.

Esperimento riuscito, dice la stampa: ma per il momento, l'unica cosa accertata è che potremmo avere costolette di agnello da mangiare anche al buio. 

Gli agnelli sono cresciuti normalmente, ma con la loro particolare caratteristica. Il team sudamericano, guidato dal dottor Alejo Menchaca, presidente dell’Instituto de Reproduccion Animal dell’Uruguay, sta valutando la possibilità di studiare l’innesto di un gene che produca proteine specifiche. Perché?


L’obiettivo. 
Gli agnelli transgenici fluorescenti sarebbero solo il primo passo di traguardi ben più ambiziosi: curare varie malattie umane a costi bassissimi e produrre latte dotato di sostanze di interesse farmaceutico. “Si sceglie un gene di particolare interesse (come potrebbe ad esempio essere quello responsabile della produzione dell'ormone della crescita negli esseri umani) – spiega Menchaca - si inserisce in un embrione di una mucca, di una pecora o di una capra, e questo animale lo incorpora nel suo Dna. In futuro, questo animale produrrà nel latte l’ormone della crescita, Il GH”.

L'esempio lo ha scelto lui, per la Stampa.

Nota: è dimostrato che l’ormone della crescita, oltre a favorire la crescita di tutto l’organismo, ha la proprietà di slatentizzare il carcinoma in situ e renderlo più attivo: quando l’uomo desidera sostituirsi a Dio, è bene che sappia assumersene , oltre a i meriti, anche tutte le responsabilità dirette ed indirette).


Latte transgenico. Non è la prima volta che gli agnelli transgenici sono protagonisti della cronaca scientifica. Già nel 2000, in Scozia, l’istituto Roslin della Ppl Therapeutics, che già aveva dato i natali alla pecora Dolly, aveva reso due agnelli in grado di produrre latte arricchito di sostanze medicinali. In quella circostanza il Dna dei due esemplari era stato cambiato in modo mirato prima di essere inserito all’interno dell’ovocita. I ricercatori avevano prima prelevato una cellula da una pecora adulta, poi immesso una particolare sequenza di informazioni genetiche all’interno di una specifica regione del cromosoma. La cellula così modificata era stata quindi inserita all’interno di un ovulo prelevato da un’altra pecora, precedentemente privata del nucleo. Un risultato perfettamente riuscito dal punto di vista transgenico. Ma anch’esso ancora da perfezionare.

Dolly.
Dolly è stata uccisa dai suoi creatori, prima che morisse di gravi malattie respiratorie determinate dalla metodica stessa della clonazione. La metodica di clonazione è senza dubbio interessante, ma sfrutta cellule già ‘invecchiate’ e quindi non è affatto perfetta. 
Non può ancora essere usata ‘con successo’, come riferiscono le fonti giornalistiche trionfanti, dando della realtà scientifica un'impressione completamente errata.