venerdì 5 aprile 2013

IPB 3 - RONALD REAGAN


Esistono molte prostate attuali che sono, come si suol dire, "chiacchierate". Ma sia la legge, sia il giuramento di Ippocrate obbligano ad un rigoroso silenzio circa quelle notizie che costituirebbero un irriguardoso pettegolezzo e che potrebbero essere di danno reale ai diretti interessati… Si chiama – da sempre – "segreto professionale", anche se da qualche tempo in qua stanno cercando di convincerci a chiamarlo "privacy", usando un vocabolo inglese che metà degli italiani pronuncia "pràivasi" e l’altra metà "prìvasi", tutti domandandosi se la ‘s’ debba essere sonora oppure no e perché mai non si possano usare ‘segreto’, oppure ‘riservatezza’, o ‘discrezione’, e così via…

Volendo parlare di prostate recenti, al massimo, si può parlare di pazienti stranieri. Ad esempio, dei continui imbarazzi dell’Entourage del defunto presidente Nordamericano Ronnie Reagan, (40° presidente degli USA) autore di frequenti “scappatelle” al bagno (che non potevano essere troppo furtive, trattandosi del presidente!), per colpa della sua BPH (la sigla in inglese per Ipertrofia Prostatica Benigna). 
Qualche sudore freddo e forse anche più di qualche semplice ritardo quella prostata l’ha causato, anche se – globalmente – il gruppo di consulenti di cui si era circondato Reagan è riuscito sempre a cavarsi d’impaccio. Quegli imbarazzi cessarono di colpo quando – finalmente – il presidente attore si fece operare, in una sala operatoria che fu allora definita come "più affollata della metropolitana di New York in ora di punta".
Era l’agosto 1986.
L’equipe era di primo ordine: operatore Utz, della Mayo Clinic ed aiuto Behars di S. Paolo; anestesisti Didier e Rettke; anatomopatologo Farrow. Sono nomi che agli italiani non dicono granché, anche perché in Italia sono più noti i nomi dei calciatori, che non quelli dei chirurghi…

Per la sua capacità di passare attraverso crisi economiche e scandaletti vari senza quasi fare una piega, Reagan fu definito "presidente di teflon"; per la sua capacità di convincere e riscuotere fiducia, fu chiamato "grande comunicatore" (viene in mente qualcuno?); la sua coraggiosa ed aggressiva politica economica fu soprannominata "Reaganomics".
Sappiamo della sua lenta fine nell’annullamento cerebrale della terribile malattia di Alzheimer, contro il quale neanche i formidabili mezzi di un presidente americano possono alcunché…

Quello che è meno noto è che il presidente Reagan – simpatico e bene accetto da quasi tutti –  non godeva affatto di buona fama tra i sordomuti, per un motivo molto semplice, che nessun intervento chirurgico avrebbe potuto correggere. Egli era stato in passato ed era ancora un attore e sapeva molto bene dissimulare con espressioni molto efficaci del volto la reale sostanza del discorso che stava pronunciando (una dote indubbiamente molto utile ad un politico!). Ma più volte i sordomuti ebbero a lamentarsi del fatto che essi (abituati a leggere sui volti quello che è il pensiero reale di chi parla, molto meglio di noi!) comprendevano fin troppo bene – e denunciavano con chiaro disagio – il grande contrasto esistente tra le sue espressioni facciali visibilmente false ed il senso vero delle sue parole…