L’Imperatore d’Oriente Giustino II (regno: 565 – 578 d.C.).
Si
caratterizzò per essere capace e pio, con il restauro durante il suo
impero, d’alcune chiese.
Dichiarò ufficiale la tolleranza religiosa
universale. Aveva sposato Sofia, nipote dell’Imperatrice Teodora. Le
aveva costruito un palazzo (Sophiana) alla Periferia di Costantinopoli.
Si rifiutò di pagare il tributo alla Persia, cui il padre Giustino I si
era invece assoggettato, pur di avere la pace.
La guerra, che si
combattè attraverso l’Armenia, presto determinò in lui uno stato di depressione,
anche perché la Persia gli rubava ricchi territori e anche solo un anno
di tregua gli diventava costosissimo in termini economici…
Si concorda nel vedere in molte sue manifestazioni sintomi psichiatrici di schizofrenia
(le contrarietà lo facevano diventare violento: cominciava a gettare
via gli oggetti a caso. Emetteva strani versi d’animale senza motivo:
pecora, cane, gatto. Donava soldi per richiederne subito dopo la
restituzione. Tentò persino di fare indossare al Patriarca – una specie
di Papa – un cappello da donna).
Sofia
fece persino ricorso ad un famoso medico ebreo, Timoteus, anche se la
religione Ortodossa glielo proibiva. In uno degli intervalli di
lucidità, Giustino scelse Tiberio come successore, rendendosi conto di
non potere governare.
Giustino
era obeso, soffriva di gotta, si muoveva su un trono a rotelle nei rari
momenti in cui lasciava il letto; “le sue interiora producevano
pietre”, secondo uno dei suoi medici (Giovanni d’Efeso). Un episodio di
ritenzione urinaria, seguito da infezione, l’uccise (Si può credere che le 'pietre' fossero calcoli urinari).
Secondo
il suo medico Michele Siriano un’agonia di 9 giorni – in cui implorava
una morte rapida a filo di spada – vide l’Imperatore lamentarsi e
piangere per il dolore. Le cause per questi suoi sintomi potrebbero
essere un grosso calcolo urinario, oppure un’Ipertrofia Prostatica o un tumore. Qualcuno, ha cercato di inserire nella stessa sindrome anche i sintomi neurologici, chiamando in causa la sifilide (che secondo
una teoria non sarebbe derivata dal Nuovo Mondo e quindi solo
successiva alla scoperta dell’America). I medici esitavano ad operare
l’Imperatore, temendo una punizione in caso di fallimento (un caso precoce di 'Medicina Difensiva'!). Alla fine, l’intervento si fece, con la rituale consegna del bisturi al medico da parte del paziente (un esemplare “consenso informato” figurato): non è chiaro il procedimento, ma sembra che implicasse una parziale amputazione del pene ed un catetere a permanenza.
Fu un insuccesso;
malgrado altri procedimenti, dolore e ritenzione urinaria restarono (il calcolo - o l'ostruzione - era evidentemente più interno e più alto rispetto alla zona trattata): si
aggiunsero dispnea (difficoltà respiratoria) e infezione. Naturalmente,
tutto
ciò fu determinato dalla mancanza, allora persino per l’imperatore,
d’anestesia, d’antisepsi, d’antibiotici e di tutto il supporto
postoperatorio che oggi sono ordinaria amministrazione per qualunque
cittadino, per quanto plebeo.
Distrazione,
disinteresse e disaffezione (causate dalla malattia) nei confronti
dell’Italia, facilitò la conquista di quest’ultima da parte dei
Longobardi d’Alboino, a partire dal 568. Ma i danni furono anche per il
resto dell’Impero d’Oriente: gli Avari invasero la Mesia, la Tracia e
l’Illiria ed i Persiani giunsero fino ad Antiochia.
Se certamente non tutto può essere fatto risalire unicamente ad una malattia urologica, d’altro canto quest’ultima non è del tutto estranea ai capovolgimenti mondiali che ci riguardano.
Un
altro caso ancora in cui le affezioni urologiche hanno avuto
conseguenze molto più grandi di quanto comunemente si potrebbe pensare…
Quando si dice "l’importanza della prevenzione"…