sabato 13 aprile 2013

Junk DNA


Il DNA. Come l’Andalusia, tutti ne parlano e nessuno sa cosa sia.

È (analogo a) una lingua.

Oggi – dopo milioni di dollari spesi, decine di anni trascorse in ricerche da molte migliaia di scienziati –sappiamo con certezza che ne sappiamo davvero molto poco.
Conosciamo ormai le singole lettere di questa lingua (dopo le preziose ricerche manuali di Frederick Sanger e coll.): sono circa 24.000 (che razza di alfabeto; e che amanuensi ha richiesto!).
Stiamo appena iniziando a leggere – balbettando – questa lingua.
(ma non ne conosciamo la Sintassi, la Grammatica: stiamo appena distinguendo le parole più semplici).
È ancora presto, quindi, perché noi si possa osare scrivere.
Assolutamente impensabile – per ora – comporre addirittura un’opera letteraria.

Basti dire che il ‘Junk DNA’ (che si traduce: DNA Spazzatura), che compone il 98% del nostro Genoma e che non codifica nulla, è stato recentemente riconosciuto come quella parte che ‘decide’ ed ‘organizza’ ciò che il DNA codificante (il restante 2%) poi dovrà eseguire. Un ruolo importante e ancora sconosciuto.

Fino ad oggi, guardando una pista di 100 metri, credevamo che solo due metri fossero ‘buoni’ e ci domandavamo: “Ma a che cosa serve tutta quell’altra robaccia? Perché ce la portiamo dietro? Non è un peso inutile?”. 
Ce la portiamo dietro perché serve: non è affatto un peso, probabilmente è un ufficio direttivo. Ma non sappiamo come funzioni: un po’ come la ‘materia oscura’ dell’ Universo.

Siamo molto indietro, ancora: non c’è alcun dubbio.

Ecco perché è assolutamente presto per anche solo pensare ad una ‘clonazione’ operativa di esseri superiori e complessi (che comporta - oltre ai problemi sterici, chimici e biologici - anche molti problemi non scientifici: ad esempio, Etici). 
Ma è senz’ altro corretto aspirare a livelli di terapia e di diagnosi molto superiori a quelli di oggi. 
Ci vorranno altri anni d’investimenti e di studi. Come sempre nella nostra storia, si procederà per tentativo ed errore. Ma i risultati sono – per ora – inimmaginabili: nel senso che possiamo anche immaginarli, ma si tratta di fantascienza.

Ma per quanto concerne la mappatura genetica del genoma umano, ci siamo arrivati, certo. E sappiamo anche rintracciarlo in giro per lo Spazio e per il Tempo. Cioè ce ne serviamo, per esempio, per risalire all’epoca di formazione (per mutazione) dei ‘markers’ in esso contenuti, che ci indicano non solo ‘da dove’ possibilmente proviene, ma anche ‘da quando’ in qua esiste un determinato gruppo etnico.

Queste informazioni – incrociate con notizie archeologiche, antropologiche e linguistiche – ci offrono spesso quadri evolutivi di popolazione estremamente interessanti e chiari. I più credibili possibile, al momento.

La Genetica (e la sua ultima gemmazione, la Genetica di Popolazioni) è una Scienza. Si avvale di metodi chimici, biochimici, statistici e di modelli computerizzati complessi. Le sue conclusioni sono le più scevre di ideologia, ciò vuol dire che sono per sempre?
Quite the contrary: la Genetica produce molto spesso nuove ed ulteriori domande. Le poche risposte che offre sono passibili di ulteriori approfondimenti e di modifiche dovute ad un miglioramento del campione, ad un’evoluzione dei metodi, a nuove inaspettate scoperte.
Nulla è definitivo. Nulla è per sempre. Ma questo non è affatto un buon motivo per ‘non credere’ alla Genetica.